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Yasser Abou Hilala, PDG di Al Jazeera, la catena televisiva "moderata" e testimone delle atrocità dei "tiranni" |
al naso, noi, non loro, noi che ci siamo fatti raccontare da un imbecille con gli orecchi a sventola che i suoi mercenari diffondono benessere e libertà in giro per il mondo, un imbecille che si fa consigiare da una belva psicopatica come HELLary Clinton, futuro presidente degli USA... e magari col suo curriculum prossimo premio NOBEL.
Buonasera,
Le giro questo
articolo ... estrapolato da un quotidiano.... il Giornale, contiene molte verità. In passato ho
collaborato con un prestigioso studio legale di Milano, che si
occupava di un settore di nicchia come quello dei richiedenti asilo.
Non ha idea delle balle che si inventavano. I curdi del kurdistan
venivano accompagnati dall'amico pronto a testimoniare che i primi
erano stati ferocemente torturati. Solo una minima percentuale erano
veramente perseguitati e questi ultimi spesso, purtroppo, vedevano
rifiutata la richiesta di asilo. Intendiamoci: solo chi ha l'anello
al naso e si lascia abbindolare dal pensiero unico dominante e dal
sapiente uso mediatico di termini quali "disperati" e
"profughi" può pensare che questi colossi di 1,90 con
smartphone siano dei perseguitati politici. Ma è inutile
parlarne...è stato già tutto deciso altrove.
Saluti
“La maggior parte
delle storie sono inventate, costruite”. Uchenna - nome di fantasia
della fonte che chiede di rimanere anonima - fa l'interprete per i
profughi che si presentano a fare domanda d’asilo. Per questo può
dire davvero, e senza filtri ideologici, chi sono veramente gli
immigrati che arrivano sulle nostre coste.
Essere mediatore
culturale per la commissione territoriale, cioè quella che decide se
e chi può ottenere lo status di rifugiati, permette infatti di
toccare con mano le storie (vere o presunte) dei profughi. Quello che
ne esce fuori è un'immagine ben diversa da quella del migrante
bisognoso che viene disegnata dai media.
A giudicare i
richiedenti asilo dovrebbero esserci quattro persone per ogni
commissione: un rappresentate della prefettura, uno dell'Unhcr,
un'altro del Comune e l'ultimo per la questura. "Ora rimangono
solo in 1 o 2 a seguire l'intervista - dice Uchenna - perché ci sono
diversi problemi di carattere organizzativo". Da inizio anno
arrivano talmente tante richieste che se fossero tutti presenti ad
ogni colloquio non si finirebbe mai. Il sistema è praticamente al
collasso: "Adesso riusciamo a fare 8 interviste al giorno, ma il
ministero dell'Interno ha mandato una circolare per obbligarci a
farne più di 12". Ci riuscite? "Non proprio, ma dobbiamo:
infatti la commissione non va in vacanza. Abbiamo il lavoro
programmato fino al 2017".
Questo significa che
in alcuni casi i tempi di attesa per ottenere il parere della
commissione possono essere estremamente lunghi. Intanto l'Italia
ospita a spese proprie numerosi immigrati che poi non otterranno mai
lo status si di rifugiato. E sono molti, moltissimi: "La
maggioranza di quelli che dalla Nigeria stanno arrivando sulle coste
italiane - afferma Uchenna - non fuggono certo da pericoli: sono in
cerca di soldi e successo per poter tornare un giorno a casa e
pavoneggiare la ricchezza raggiunta".
Per farlo, quindi,
molte volte s'inventano storie di sofferenze e persecuzioni che non
hanno mai subito: "Mi capita spesso di sentir raccontare la
stessa identica storia da diversi immigrati".
Come si fa a capire
se quello che raccontano è vero?
"Si basa quasi
tutto sull'ultima domanda, quando viene chiesto il motivo per cui non
si vuole tornare nel proprio paese. Spesso le risposte sono
fantasiose: qualcuno dice di aver paura che una volta rientrato a
casa il padre sia intenzionato ad ucciderlo. Capisce anche lei che
per valutare situazioni simili ci sono ben pochi elementi".
Quali risposte danno
solitamente gli immigrati a questa domanda?
"Da qualche
tempo molti nigeriani affermano di essere soggetti ad un malocchio:
raccontano di una setta che sarebbe presente in Nigeria e che
perseguita chi non entra a far parte dell’associazione”
Abbastanza
fantasiosa...
"Mi capita di
ascoltarne tante altre. E tutte che si ripetono".
Quali?
"Le donne, per
esempio, raccontano di essere state trascinate in case chiuse in
Libia e sfruttate come prostitute. Tra gli uomini, invece, è tipica
la storia dei problemi di eredità. Sarebbero scappati perché, una
volta diventati orfani, un loro parente malvagio e più ricco
starebbe provando ad impossessarsi del loro patrimonio. La storia
suona così: 'Lo zio mi ha denunciato per cose che non ho mai fatto,
ma vista la sua posizione sociale è più potente di me. E per queso
ho paura'".
Sente davvero così
spesso questi racconti?
"Assolutamente
sì. E c'è molto di falso: prima di iniziare con la storia dello
'zio cattivo' narrano di essere figli unici e di non aver nessun
familiare a casa. Ma è rarissimo che ci siano famiglie con un solo
figlio: in Nigeria minimo si hanno tre fratelli".
E queste 'scuse'
vengono di solito accettate o rigettate dalla commissione?
"Come
interprete non vengo a sapere se un intervistato ottiene o meno
l'asilo. Ma durante l'intervista riesco a capire se si sta mentendo o
se si dice la verità: le donne, ad esempio, estremizzano le storie
di violenza sessuale, ma non è difficile comprendere se l'hanno
subita davvero oppure no. Questo nonostante i profughi siano ben
accorti nel documentarsi su quello che raccontano”.
Ad esempio?
"Senza citare
nomi, alcune ragazze raccontano di essere lesbiche e qualcuno alla
commissione ha anche portato un foglio stampato da internet di un
articolo riguardante un evento di omofobia in Nigeria. Senza contare,
poi, che sovente non appena si siedono all'interrogazione chiedono di
cambiare la data di nascita".
Perché?
"Provano a
farsi passare per minorenni, così da ottenere senza problemi il
diritto d'asilo. Questo comportamento dovrebbe far scattare più di
un campanello d'allarme: è probabile che dietro quella persona non
ci sia nessuBuonasera,
Le giro questo
articolo. Per quanto estrapolato da un quotidiano senz'altro
parziale, quale il Giornale, contiene molte verità. In passato ho
collaborato con un prestigioso studio legale di Milano, che si
occupava di un settore di nicchia come quello dei richiedenti asilo.
Non ha idea delle balle che si inventavano. I curdi del kurdistan
venivano accompagnati dall'amico pronto a testimoniare che i primi
erano stati ferocemente torturati. Solo una minima percentuale erano
veramente perseguitati e questi ultimi spesso, purtroppo, vedevano
rifiutata la richiesta di asilo. Intendiamoci: solo chi ha l'anello
al naso e si lascia abbindolare dal pensiero unico dominante e dal
sapiente uso mediatico di termini quali "disperati" e
"profughi" può pensare che questi colossi di 1,90 con
smartphone siano dei perseguitati politici. Ma è inutile
parlarne...è stato già tutto deciso altrove.
Saluti
“La maggior parte
delle storie sono inventate, costruite”. Uchenna - nome di fantasia
della fonte che chiede di rimanere anonima - fa l'interprete per i
profughi che si presentano a fare domanda d’asilo. Per questo può
dire davvero, e senza filtri ideologici, chi sono veramente gli
immigrati che arrivano sulle nostre coste.
Essere mediatore
culturale per la commissione territoriale, cioè quella che decide se
e chi può ottenere lo status di rifugiati, permette infatti di
toccare con mano le storie (vere o presunte) dei profughi. Quello che
ne esce fuori è un'immagine ben diversa da quella del migrante
bisognoso che viene disegnata dai media.
A giudicare i
richiedenti asilo dovrebbero esserci quattro persone per ogni
commissione: un rappresentate della prefettura, uno dell'Unhcr,
un'altro del Comune e l'ultimo per la questura. "Ora rimangono
solo in 1 o 2 a seguire l'intervista - dice Uchenna - perché ci sono
diversi problemi di carattere organizzativo". Da inizio anno
arrivano talmente tante richieste che se fossero tutti presenti ad
ogni colloquio non si finirebbe mai. Il sistema è praticamente al
collasso: "Adesso riusciamo a fare 8 interviste al giorno, ma il
ministero dell'Interno ha mandato una circolare per obbligarci a
farne più di 12". Ci riuscite? "Non proprio, ma dobbiamo:
infatti la commissione non va in vacanza. Abbiamo il lavoro
programmato fino al 2017".
Questo significa che
in alcuni casi i tempi di attesa per ottenere il parere della
commissione possono essere estremamente lunghi. Intanto l'Italia
ospita a spese proprie numerosi immigrati che poi non otterranno mai
lo status si di rifugiato. E sono molti, moltissimi: "La
maggioranza di quelli che dalla Nigeria stanno arrivando sulle coste
italiane - afferma Uchenna - non fuggono certo da pericoli: sono in
cerca di soldi e successo per poter tornare un giorno a casa e
pavoneggiare la ricchezza raggiunta".
Per farlo, quindi,
molte volte s'inventano storie di sofferenze e persecuzioni che non
hanno mai subito: "Mi capita spesso di sentir raccontare la
stessa identica storia da diversi immigrati".
Come si fa a capire
se quello che raccontano è vero?
"Si basa quasi
tutto sull'ultima domanda, quando viene chiesto il motivo per cui non
si vuole tornare nel proprio paese. Spesso le risposte sono
fantasiose: qualcuno dice di aver paura che una volta rientrato a
casa il padre sia intenzionato ad ucciderlo. Capisce anche lei che
per valutare situazioni simili ci sono ben pochi elementi".
Quali risposte danno
solitamente gli immigrati a questa domanda?
"Da qualche
tempo molti nigeriani affermano di essere soggetti ad un malocchio:
raccontano di una setta che sarebbe presente in Nigeria e che
perseguita chi non entra a far parte dell’associazione”
Abbastanza
fantasiosa...
"Mi capita di
ascoltarne tante altre. E tutte che si ripetono".
Quali?
"Le donne, per
esempio, raccontano di essere state trascinate in case chiuse in
Libia e sfruttate come prostitute. Tra gli uomini, invece, è tipica
la storia dei problemi di eredità. Sarebbero scappati perché, una
volta diventati orfani, un loro parente malvagio e più ricco
starebbe provando ad impossessarsi del loro patrimonio. La storia
suona così: 'Lo zio mi ha denunciato per cose che non ho mai fatto,
ma vista la sua posizione sociale è più potente di me. E per queso
ho paura'".
Sente davvero così
spesso questi racconti?
"Assolutamente
sì. E c'è molto di falso: prima di iniziare con la storia dello
'zio cattivo' narrano di essere figli unici e di non aver nessun
familiare a casa. Ma è rarissimo che ci siano famiglie con un solo
figlio: in Nigeria minimo si hanno tre fratelli".
E queste 'scuse'
vengono di solito accettate o rigettate dalla commissione?
"Come
interprete non vengo a sapere se un intervistato ottiene o meno
l'asilo. Ma durante l'intervista riesco a capire se si sta mentendo o
se si dice la verità: le donne, ad esempio, estremizzano le storie
di violenza sessuale, ma non è difficile comprendere se l'hanno
subita davvero oppure no. Questo nonostante i profughi siano ben
accorti nel documentarsi su quello che raccontano”.
Ad esempio?
"Senza citare
nomi, alcune ragazze raccontano di essere lesbiche e qualcuno alla
commissione ha anche portato un foglio stampato da internet di un
articolo riguardante un evento di omofobia in Nigeria. Senza contare,
poi, che sovente non appena si siedono all'interrogazione chiedono di
cambiare la data di nascita".
Perché?
"Provano a
farsi passare per minorenni, così da ottenere senza problemi il
diritto d'asilo. Questo comportamento dovrebbe far scattare più di
un campanello d'allarme: è probabile che dietro quella persona non
ci sia nessun passato di violenze o sofferenze. Durante l'intervista
basta guardare il volto dei migranti per capire se hanno subito
soprusi: si legge negli occhi se quello che raccontano lo hanno
subito sulla loro pelle o se l'hanno preparato a tavolino".
Non è assurdo che
l'Italia debba sostenere i costi dell'accoglienza per sentirsi
raccontare queste bugie?
"Se io facessi
parte della commissione non saprei come reagire. Spesso suggerisco ai
richiedenti asilo di dire la verità, ma loro alla fine mi chiedono:
'Ho detto bene la storia?'. Quando sento queste cose capisco che
quello che hanno raccontato è una sorta di favoletta imparata a
memoria".
Passiamo oltre. Come
mai tutti quelli che arrivano sui barconi sono senza documenti?
"Chi approda in
Italia dice di non averlo mai avuto o di averlo perso in Libia. In
Nigeria falsificare documenti e cambiare più volte identità è una
cosa normale. Fanno lo stesso durante il riconoscimento a Lampedusa".
Come fa ad esserne
certo?
"Prendo come
esempio sempre la Nigeria: se hai un determinato nome o cognome si
capisce se provieni dal Nord o dal Sud. Ci sono state persone che mi
hanno detto di essere in fuga dalla lotta tra cristiani e mussulmani
che c'è nel Nord del Paese. Poi però hanno un nome "meridionale":
mi fa pensare che ci sia di mezzo una menzogna. La maggior parte
delle identità vengono inventate all’arrivo, questo rende
praticamente impossibile verificare davvero la storia
dell'immigrato".
Quale tipologia di
persone decide di intraprendere il "viaggio della speranza"?
"Partono i
ragazzi che vogliono vedere l'Europa, giovani che hanno accumulato
dei soldi e che hanno dei contatti per organizzare il viaggio. Tutto
è studiato e ci sono persone qui in Italia che favoriscono questi
flussi.
Non è vero che ad
arrivare sono le persone indigenti, che ovviamente non hanno le
risorse per affrontare un simile percorso. Salgono sui barconi quei
giovani cui magari era stato rifiutato il visto ufficiale. Lo dice
anche un mio collega: ‘Sveglia Uchenna, questi mentono tutti’”.
Perché vengono qui?
“I nigeriani sono
persone appariscenti. Vengono in Europa con la speranza di
arricchirsi e poi tornare a casa per costruirsi una bella casa,
ostentando la propria ricchezza”.
Tra i migranti che
arrivano in Italia ci sono anche persone pericolose?
“Piuttosto credo
che lo diventino dopo. Una volta ottenuto il permesso di soggiorno,
questi ragazzi pensano di trovare immediatamente lavoro. Ma l’Italia
non è l’Eldorado, così vanno a finire nelle mani degli
spacciatori di droga che spesso sono loro connazionali. I nigeriani
in Italia gestiscono droga e prostituzione”.
Come si risolvono
questi problemi?
“Da immigrato
regolare dico che l’Italia è troppo debole. Il fatto che ci sia la
possibilità di fare ricorso contro la decisione della commissione è
assurdo. Nel frattempo, infatti, queste persone vivono nella
clandestinità a spese dell’Italia. Bisogna rendere più dura le
legge sull’immigrazione: nel momento in cui la domanda d’asilo è
stata rigettata, gli immigrati devono essere rimandati immediatamente
nel loro Paese. Più l’Italia continua ad essere poco chiara sul
tema, più queste persone ne approfitteranno per partire dall’Africa
anche se sanno benissimo di non aver nessuna possibilità di ottenere
accoglienza. Ma in Italia vige la legge del ‘poverino’”.
Cos’è?
“Nelle commissioni
si sente dire ad ogni racconto strapplacrime: ‘Poverino’. Eppure
questi spesso non fanno che raccontare bugie”.n passato di violenze o sofferenze. Durante l'intervista
basta guardare il volto dei migranti per capire se hanno subito
soprusi: si legge negli occhi se quello che raccontano lo hanno
subito sulla loro pelle o se l'hanno preparato a tavolino".
Non è assurdo che
l'Italia debba sostenere i costi dell'accoglienza per sentirsi
raccontare queste bugie?
"Se io facessi
parte della commissione non saprei come reagire. Spesso suggerisco ai
richiedenti asilo di dire la verità, ma loro alla fine mi chiedono:
'Ho detto bene la storia?'. Quando sento queste cose capisco che
quello che hanno raccontato è una sorta di favoletta imparata a
memoria".
Passiamo oltre. Come
mai tutti quelli che arrivano sui barconi sono senza documenti?
"Chi approda in
Italia dice di non averlo mai avuto o di averlo perso in Libia. In
Nigeria falsificare documenti e cambiare più volte identità è una
cosa normale. Fanno lo stesso durante il riconoscimento a Lampedusa".
Come fa ad esserne
certo?
"Prendo come
esempio sempre la Nigeria: se hai un determinato nome o cognome si
capisce se provieni dal Nord o dal Sud. Ci sono state persone che mi
hanno detto di essere in fuga dalla lotta tra cristiani e mussulmani
che c'è nel Nord del Paese. Poi però hanno un nome "meridionale":
mi fa pensare che ci sia di mezzo una menzogna. La maggior parte
delle identità vengono inventate all’arrivo, questo rende
praticamente impossibile verificare davvero la storia
dell'immigrato".
Quale tipologia di
persone decide di intraprendere il "viaggio della speranza"?
"Partono i
ragazzi che vogliono vedere l'Europa, giovani che hanno accumulato
dei soldi e che hanno dei contatti per organizzare il viaggio. Tutto
è studiato e ci sono persone qui in Italia che favoriscono questi
flussi.
Non è vero che ad
arrivare sono le persone indigenti, che ovviamente non hanno le
risorse per affrontare un simile percorso. Salgono sui barconi quei
giovani cui magari era stato rifiutato il visto ufficiale. Lo dice
anche un mio collega: ‘Sveglia Uchenna, questi mentono tutti’”.
Perché vengono qui?
“I nigeriani sono
persone appariscenti. Vengono in Europa con la speranza di
arricchirsi e poi tornare a casa per costruirsi una bella casa,
ostentando la propria ricchezza”.
Tra i migranti che
arrivano in Italia ci sono anche persone pericolose?
“Piuttosto credo
che lo diventino dopo. Una volta ottenuto il permesso di soggiorno,
questi ragazzi pensano di trovare immediatamente lavoro. Ma l’Italia
non è l’Eldorado, così vanno a finire nelle mani degli
spacciatori di droga che spesso sono loro connazionali. I nigeriani
in Italia gestiscono droga e prostituzione”.
Come si risolvono
questi problemi?
“Da immigrato
regolare dico che l’Italia è troppo debole. Il fatto che ci sia la
possibilità di fare ricorso contro la decisione della commissione è
assurdo. Nel frattempo, infatti, queste persone vivono nella
clandestinità a spese dell’Italia. Bisogna rendere più dura le
legge sull’immigrazione: nel momento in cui la domanda d’asilo è
stata rigettata, gli immigrati devono essere rimandati immediatamente
nel loro Paese. Più l’Italia continua ad essere poco chiara sul
tema, più queste persone ne approfitteranno per partire dall’Africa
anche se sanno benissimo di non aver nessuna possibilità di ottenere
accoglienza. Ma in Italia vige la legge del ‘poverino’”.
Cos’è?
“Nelle commissioni
si sente dire ad ogni racconto strapplacrime: ‘Poverino’. Eppure
questi spesso non fanno che raccontare bugie”.
salve
RispondiEliminanon fatico a credere una storia simile, il mondo è pieno di "macchiavelli", il fine giustifica i mezzi; in tutto questo, vedo un progetto chiaro: eliminare, attraverso l'immigrazione coatta, tutte le identità culturali, sociali, nazionali e relgiiose, sopratutto europee...Russia, Ungheria e pochi altri si oppongono.
Ce la faranno o saranno sopraffatti dalla massoneria mondialista ?
saluti
Piero e famiglia