Killer bambino uccide un
bersagliere italiano. Un portavoce ufficiale riporta la notizia con
un diverso protagonista: un adulto con divisa dell'esercito o forse
della polizia afghani. La RAI parla di un “attentato” al veicolo
blindato che sarebbe stato penetrato dalla botola sul tetto, il
veicolo sarebbe rimasto bloccato insieme ad altri nel traffico e
quindi facile per qualunque passante attrezzato di granate e con
discreta abilità piazzare l'ordigno. Ora, senza volersi
improvvisare esperti di tattiche guerresche o etnoantropologi o
esperti di geopolitica (ce ne sono talmente tanti a pontificare sui
vari blog, sulle pagine delle più blasonate testate di quotidiani)
il semplice buonsenso ci dovrebbe far capire una serie di cose.
Anzitutto una immagine
che la vittima italiana (l'ultima in ordine di tempo), il capitano Giuseppe La
Rosa, postava sul suo profilo Facebook
(la espone in prima pagina il
Fatto Quotidiano di oggi): è l'immagine di un guerriero in azione,
senza ironia alcuna (e non perché il rispetto sia comunque dovuto a
chi ci ha rimesso la pelle) sulla forse involontaria citazione che
l'elicottero sullo sfondo scava immediatamente dalla memoria
(Apocalypse Now) ma anzi nella perfetta comprensione di una
assolutamente non ipocrita lettura che lo stesso La Rosa (militare di
carriera) voleva trasmettere della propria persona, e di conseguenza
del proprio ruolo, ovvero quello del guerriero, sicuramente
quell'immagine non ci comunica la sensazione di un pacifico
esportatore di civiltà, pace, democrazia, solidarietà e progresso.
A meno che il progresso non lo si interpreti nel sofisticato e letale
“utensile” che imbraccia.
Forse il capitano La Rosa
faceva parte di quella schiera di soggetti che sono convinti di
essere dalla parte del giusto, di esser nati nella parte comoda del
mondo e che pertanto i propri punti di vista e modelli
comportamentali – perfetti – apice della civiltà umana, debbano
essere imposti, il più delle volte a suon di napalm, a quanti
hanno avuto la ventura di nascere in luoghi più scomodi (o
appetibili). Non lo so, non lo sapremo mai. Di fatto è il 53°
caduto italiano di una guerra che non ci appartiene, i soldati
italiani usati come carne da cannone per gli interessi di altri.
Perché l'ipocrisia di chiamare missioni di pace queste mattanze in
giro per il mondo è già di per sé una mistificazione criminale.
E il volerlo credere e far credere ad altri un chiaro sintomo di problema mentale. Un qualcosa che – io credo – indigna gli stessi militari, intendo quelli veri
(mi si passi la illusione retorica) non quei panzuti marescialli
della mensa che tutte le reclute hanno conosciuto durante la leva.
Nel caso di un altro caduto italiano in questa “missione di pace”,
un ragazzo sardo, il padre rifiutando l'ipocrisia ebbe la dignità di
dichiarare che il figlio era partito in missione perché nella sua
terra il lavoro mancava e quindi aveva scelto la vita del soldato...
Che io ricordi è stata l'unica incrinatura, l'unica nota (sincera)
stonata nella ricorrente vuota fanfara di frasi fatte e di
millanterie ministeriali a proposito della Guerra all'Afghanistan,
scatenata da uno psicopatico riconosciuto (hanno trasmesso in
televisione un film sull'argomento, sulle paranoie della Bush
family, un paio di mesi fa, e non era un film di propaganda russo
o nordcoreano, né un docufilm “radicale” di Fulvio Grimaldi)
come George W.Bush, a tutto beneficio dei suoi sodali Cheney,
Kissinger.
Altra cosa ancora: non sarebbe la prima volta che uomini in divisa "alleata" tirano sulle forze della NATO, sono davvero mascherati? Oppure anche gli alleati locali hanno una loro opinione e forse non siamo così benvoluti come Di Paola oggi e La Russa e Frattini ieri volevano convincerci?
Ah già abbiamo anche la Bonino, quella sottile etnoantropologa esperta di religioni e tradizioni orientali che stabilì l'embargo agli aiuti dopo che i suoi cineoperatori erano stati sloggiati dalla sezione femminile dell'ospedale di Kabul. Sono loro, questa gente, questi politicanti i veri disfattisti!
Un'altra cosa che avrebbe
dovuto emergere dalla versione del ragazzino “killer” è forse la
più banale, è il fatto che tutta la popolazione, dai bambini in su,
vede le forze ISAF come forze d'invasione straniere, e le combatte a
modo suo. droni di Obama (ma li usiamo
anche noi, italiani brava gente...) la nemesi dell'invasore,
il ragazzino che ammazza i soldati. A un incrocio, sul campo, non da
cinque o cinquemila chilometri, con un razzo radiocomandato.
Terroristi. Se quel terrorista hai 11 anni di età significa che è nato che già americani e compagnia danzante dopo essersi avvicendati con i sovietici imperversavano nel suo paese mitragliando la gente, pensavate forse sarebbe andato in giro con mazzi di tulipani da infilare nelle canne dei FAL e degli M16? Ma come si fa a chiamar terroristi soggetti che
subiscono da decenni una occupazione militare, che vivono nell'incubo
dei droni radiocomandati, che settimana dopo settimana contano i
propri morti mentre i soldati del contingente americano sorvegliano
la raccolta dell'oppio in quei campi di papaveri che il Mullah Omar aveva fatto distruggere. Quell'oppio che poi invade l'Europa dai
Balcani, attraverso la striscia di terra bruciata che i D'Alema, le
Bonino, hanno contribuito a creare. Terroristi? Dopo le stragi di
ragazzini afghani assassinati dai droni di Obama e della alleanza atlantica parlare di terrorismo qua è tanto stupido come lo sarebbe discuter di verginità durante un dopocena ad Arcore.
Quattro anni addietro il
soldato scelto dell'esercito di Sua Maestà Britannica Joe Glenton
scrisse al proprio Primo Ministro Gordon Brown dicendogli- tra
l'altro- questo: “La guerra in Afghanistan non riduce il rischio
terrorista, e lungi dal migliorare la vita degli afghani sta portando
nel loro paese la morte e la devastazione. In Afghanistan
l'Inghilterra non ha alcun motivo di starci; a mio parere la nostra
causa colà non è né buona né giusta. Perciò la supplico, signor
Primo Ministro, di riportare a acasa i nostri soldati. La mia
preoccupazione principale è quella che il coraggio e la tenacia dei
miei commilitoni siano diventati uno strumento al servizio della
politica estera americana”. Al contrario del Primo Ministro che
nemmeno ha prestato servizio militare, il soldato scelto Glenton può
parlare per esperienza personale – sul campo – e per sue missioni
in Afghanistan. Glenton sarà un militare testardo ma non è un
cretino né uno sprovveduto, e tantomeno un anarchico, ha invocato il
proprio diritto all'arbitrio sulla base dei principi del Tribunale di
Norimberga.
Questo dignitoso
atteggiamento nell'esercito inglese non è nuovo, era stato già
adottato dal tenente dell'aeronautica Malcolm Kendall-Smith allorchè,
alla vigilia di una sua ulteriore missione in Iraq, egli si rifiutò
motivando il proprio rifiuto sul fatto che quella guerra era
illegale.
Questi uomini,
indubbiamente uomini d'armi, ma anche di intelletto, hanno rifiutata
la propria complicità in qualcosa che ritenevano immorale. Non si
tratta di obiettori, si tratta di combattenti che hanno guardata in
faccia la realtà delle cose ed hanno agito secondo coscienza, anzi,
secondo i principi di quel Tribunale di Norimberga che avrebbe dovuto
stabilire i confini tra l'etica - anche in guerra – e l'immorale.
L'Afghanistan è
solamente terra di passaggio di oleodotti, campo di raccolta di
droga, non vi è nessuna umanità nello stare laggiù a coprire gli
intrallazzi della peggiore America che sia mai esistita, l'America
della finanza fallita e fallimentare che ha dovuto fingere un
presidente nero per rendere accettabile – ai ciechi – il proprio
obiettivo che è ben diverso dalla “ricerca della felicità”.
OBAMA e il consenso
(Nixon si dimise per le intercettazioni di Watergate, Obama intercetta sistematicamente la rete informatica, i sistemi di trasmissione di tutto il mondo, ma lui può farlo, "Gott mit uns" Dio è con noi)
(Nixon si dimise per le intercettazioni di Watergate, Obama intercetta sistematicamente la rete informatica, i sistemi di trasmissione di tutto il mondo, ma lui può farlo, "Gott mit uns" Dio è con noi)
Dopo le raggelanti
immagini delle esplosioni durante la maratona di Boston una serie di
sconsiderati blogger, americani e non, si erano lanciati nella
consueta litania dei complotti con la novella della CIA e l'FBI
affiancate dalle squadracce della CRAFT international (che non è
quella delle magliette sportive o underwear, quella è
svedese e non fornisce cecchini).
Questi bugiardoni
visionari si erano affannati a dimostrare che i fratelli dinamitardi
avevano ancora in spalla i propri zaini dopo le esplosioni, oppure
che il fratello Tsarnaev più grande (il pugile) era stato preso ben
vivo e ben ignudo era stato portato via dai poliziotti per poi morire
crivellato in un quantomeno imprevedibile (!?!) scontro a fuoco. “Con
cosa sparava se era nudo e legato?” si erano chiesti. Ma vabbè,
visionari avvezzi a cercare gli UFO nessuno aveva tempo per prestare
attenzione a questi collaborazionisti del terrorismo internazionale.
Che intanto il sorridente negro/bianco (il povero Michael Jackson si
era sbiadito la pelle per trasformarsi, in bianco, il buon Barack
invece si è
sbiancata la mente, superando i Cheney, i Brzezinski, più realista del re, più razzista di un bianco del Tennesse, in questo
aberrante scenario Nixon – la merdaccia - appare lo statista per
eccellenza, lui sì lavorò per la pace, mise fine alla guerra del
Vietnam, iniziata dal John Kennedy, il presidente buono, quello si
sbatacchiava sui materassi - a turno con l'altro santerellino di
famiglia - anche un'attrice bionda prima che questa improvvisamente
morisse suicida, Nixon si dimise, dopo Watergate che in fin dei conti
era una storia di intercettazioni telefoniche, un peccatuccio
veniale).
Ma per tornare a Boston
mi ricordavo di una immagine assolutamente cruda, quella di un
disgraziato rannicchiato quasi in posizione fetale che si reggeva una
coscia sotto la quale si vedeva spuntare uno spezzone di tibia e
pochi filamenti sanguinosi, l'altra gamba polverizzata in un moncone.
Un'immagine agghiacciante. L'espressione del volto di questo soggetto
mi aveva colpito subito.
Data l'orrenda consistenza delle lesioni non
era prevedibile la sopravvivenza di quel ragazzo che a maggior
ragione, consapevole di non aver più le gambe e in procinto di morir
dissanguato (le due arterie femorali tranciate) manteneva un aplomb
incredibile, un self-control assolutamente britannico, il volto non
tradiva emozioni, attribuii la cosa ad uno shock pressoché totale.
Poi vennero fuori altre
cose ma ormai in Italia il tema era superato, aveva perso appeal,
qualcuno aveva anche parlato di prova generale di colpo di stato
allorché per due giorni i cittadini di Boston erano stati segregati
in casa e assoggettati al coprifuoco ed alla legge marziale, con
frequenti irruzioni di chicchessia nelle abitazioni private, le
strade deserte, gli elicotteri da combattimento a sorvolare i
giardini, i mezzi blindati per le strade, come in Libia, in Siria. Ma
pareva che fossero i soliti cercatori di UFO, i maniaci delle
cospirazioni, quei malpensanti che credono che le torri gemelle sian
state buttate giù con l'esplosivo.
Fu davvero per caso che
capitai su un sito web che tutto può essere fuorché il rifugio di
cercatori di UFO, complottisti post 11 settembre o altro. Si chiama
Veterans Today, è il blog dei reduci. Sì, signori miei, i
veterani di quel po' po' di 64 guerre che dal 1945 la buona America
ha iniziate o sobillate. Questi Veterans erano in
fibrillazione. Tra loro vi sono medici che hanno amputato arti e
ricucito viscere smembrate, gente che ha vomitato e pianto accanto a
ragazzi fatti a pezzi per la gloria della UNOCAL in Iraq e in
Afghanistan, gente a cui non racconti che Cristo è morto di sonno.
Questi medici erano furibondi, se leggete i loro commenti, i loro
post, Vi toglierete ogni dubbio in proposito. Questi veterani hanno
amici che hanno perso gli arti in battaglia. Questi veterani
conoscono personalmente uomini che hanno perduto arti e che lavorano
presso agenzie che forniscono al mondo del cinema - ma non soltanto –
le comparse adatte alla realizzazione verosimile delle scene più
cruente e traumatiche. I veterani hanno le idee piuttosto chiare anche sulle commistioni con Al Qaida, e non stanno dietro alle sciocchezze dei Sergio Romano, di Furio Colombo, di Eugenio Scalfari e di Saviano.
Così tra le tante veniamo a sapere
della Crisisactors che fornisce questo genere di specialisti e nelle foto
ne vedete alcuni, che in tutta evidenza appaiono piuttosto tranquilli
pur se in apparenza quasi in fin di vita.
Uno dei medici veterani
si incazza particolarmente per una bottiglia di liquido rosso che
appare ai margini di una delle immagini del giovane amputato “com'è
possibile una così curiosa coincidenza, una bottiglia di liquido
rosso di un rosso identico alla pozza in cui sguazzano alcune
vittime, un rosso che non è verosimile come colore di sangue, per di
più...” http://www.veteranstoday.com/2013/05/11/false-flag-theater-boston-bombing-involves-clearly-staged-carnage/
In pratica ci dicono che
il ragazzo amputato – indicato dalle autorità come Jeff Bauman e
da più blogger chiamato in causa e ciò nonostante mai protagonista
di una qualche risposta – sia in realtà tale Nick Vogt, per
l'appunto reduce mutilato in Afghanistan nel 2011, ecco le sue foto.
E questi che protestano
contro la menzogna di Boston sono veterani, soldati che hanno
combattuto, che sanno riconoscere il sangue dalla vernice, non
burattini come i La Russa o i Frattini o i mercanti di armi come i
tanti ministri della guerra che abbiamo stipendiato nei decenni
trascorsi.
Ma cosa sta succedendo in
America? Ma cosa succede da noi? Ma di Boston nessuno più dice niente.
Che bisogno avrebbe la
patria della democrazia e della libertà, di inventarsi martiri e
terrore?!
Ma cosa ci stanno
raccontando. Ma a chi dobbiamo ormai credere. Non crediamo più a
nessuno.
Alle autorità?!
A quelli che dovrebbero
difendere la gente ed invece la fanno a pezzi? Perché le conclusioni
cui ci porta l'applicazione del più semplice esercizio di logica e
di aritmetica (il buon vecchio 2 + 2) a quello che vediamo in questi
giorni accadere a casa nostra tra carceri di massima sicurezza,
caserme di Polizia e Carabinieri, infermerie, ospedali e tribunali,
sono desolanti, anzi drammatiche e ripugnanti.
Credevamo che l'orrore
del G8 di Genova fosse finito col cadavere di Giuliani maciullato
dalla land rover ma era solamente l'anteprima di quello che veniva
preparato per la Diaz, con veri farabutti travestiti da servitori dello Stato, nella miglior tradizione sudamericana. Nel plauso della stampa cortigiana, con giornalisti condannati per calunnia come Sallusti, cronisti e yes-men raccolti nelle sentine della
cronaca da sala corse pronti a difendere puttane e macrò ed a negare
o giustificare infamie come quella di Ferrara, a nascondere la
miseria umana trasudante dalle botte ai Cucchi, agli Uva, ai tanti
“invisibili” di cui le cronache dei giornali sudditi del potere
non ci danno notizia. La meschinità immonda di coloro che
autodefinitisi servitori dello Stato in realtà lo riducono a
postribolo immondo pei propri baccanali consumati sulla pelle della
collettività, la fine della Democrazia sta proprio in queste
manifestazioni. E' davvero l'alba di uno Stato nuovo, uno Stato di
burocrati non eletti (Letta non ha nemmeno partecipato alle primarie
del PD), di esperti incompetenti o inutili (Fabrizio Barca, ex
ministro tecnico di Monti dichiara “Il governo di cui ho fatto
parte non ha risolto i problemi dell'Italia”), di inconsistenti
rais che perpetuano le proprie cariche mentre si nasconde
l'ovvia consistenza di patteggiamenti – sulla pelle dei magistrati
e dei poliziotti onesti, e perché no, alla fine del giro anche sulla
pelle degli italiani – tra le cariche più alte dello Stato e della
Magistratura e la malavita. Si sta predisponendo l'organigramma di
uno Stato autoritario, Ben Ali in Tunisia aveva creato – sulla
falsariga di tanti altri dittatori dal Sudamerica all'Africa – una
casta (la Polizia) che solo a lui rispondeva, di fatto i suoi
pretoriani, di fatto alla sua caduta solo l'esercito si era schierato
con il popolo. I segnali ci sono tutti, qua non si tratta più di
infallibilità della Magistratura, in Italia da decenni ogni sentenza
fa giurisprudenza, tutti Ciceroni, la certezza del diritto è una
barzelletta, un concorso di idee. Qua si tratta di discrezionalità
della polizia. Se entri in quella girandola sei spacciato, non hai
diritti, la Costituzione (la più be-e-e-ella del mondo
belavano soltanto pochi mesi addietro i paggi di corte) è violata
per principio, la brutalità fraintesa per autorità, la volgarità
fraintesa per virilità, l'affollamento e il degrado delle carceri
solamente l'alibi per una prossima amnistia di cui beneficeranno
malfattori e delinquenti riproponendo il girotondo del tema del
controllo del territorio, della creazione di una nuova casta
di intoccabili ma stavolta – a differenza delle caste braminiche –
posta a diversi gradini sopra alla gente comune (noi, il popolo bue).
Dove pensano di andare con un Paese che non funziona più, cosa
pensano di controllare, non si rendono conto che anche i loro padroni
stanno cercando – di là dall'Atlantico – una soluzione che in
questo modo non c'è? Guerre mascherate da missioni umanitarie,
ragazzini massacrati dai droni, soldati ammazzati da ragazzini, un
colonialismo che dalla mutazione in chiave culturale ritorna
alla versione più spiccia – o disperata? - sulla punta delle
baionette, nella fondamentale ignoranza (ignoro: non conosco)
dell'altro, delle altre società, delle altre civiltà e culture.
L'eterno malinteso sulla
modernizzazione diviene il mantra lanciato per salvare anche Erdogan
dalle manifestazioni in atto in Turchia in questi giorni. La Turchia
infiammata da un parco, da 600 alberi? La società turca –
piuttosto – che protesta contro un governo in guerra coi vicini,
agli ordini di quell'occidente che – da secoli – usa a corrente
alternata e strumentalizza le velleità di quel paese, al crocevia
dell'oriente. Ma questo non si dice. Non si può dire che la Siria,
tappa inevitabile per l'avvicinamento all'Iran, principe degli “stati
canaglia”, è nel cuore dei turchi che si ribellano all'Erdogan
della coalizione con i paesi nemici della Palestina, quello sì vero
ed unico elemento ed argomento aggregante della galassia musulmana.
La modernizzazione, le
infrastrutture, il progresso, il modello democratico dell'occidente.
Il modello democratico, come disse qualcuno, che si basa solo sui
numeri, non sugli individui, sulle persone. Vince la maggioranza.
Governa e decide la maggioranza, impone a tutti le proprie mozioni,
ci si deve adeguare. E le diversità? Riappare l'individuo. Solo se
gli individui sono in buona fede possono condividere le pulsioni, le
istanze della minoranza. Altrimenti questi ultimi non sono più
minoranza ma semplici sconfitti, ed allora non è più democrazia. E'
dittatura.
E da noi, oggi, cos'é?
Qualcosa di peggio, la verità e l'informazione non sono mai state - forse - così lontane l'una dall'altra come ai nostri giorni.
E' mai possibile che la verità la si debba ricercare con una lanterna avventurandosi sulla rete? Ma io non faccio mica il giornalista, non vivo di questo, ma è per una mia forma di dignità che voglio sapere, che voglio guardarmi attorno. Ma serve a qualcosa?
Ma a Voi che leggete, interessa qualcosa di quello che scrivo? Vi rendete conto di questa "realtà" parallela, che viene negata e finisce, divergente, per perdersi in un nebuloso niente di fatto?
e tutti gli altri feriti? bambini, donne anziani?
RispondiEliminama per piacere....
ale
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EliminaMa che, parlo arabo?!? L'articolo è chiarissimo, come pure le fonti, e allora, allora non posso far niente per aiutarTi caro lettore Ale , posso solo prendere a prestito questa citazione di Machiavelli per sintetizzare una risposta: “La grande maggioranza dell’umanità è soddisfatta delle apparenze, come se fossero realtà. E spesso è influenzata più dalle cose che sembrano che da quelle che sono”.
EliminaIl mio viaggiare per tanti anni per paesi anche scomodi mi ha portato ad avere contatti, amicizie, e quindi visioni delle cose un po' più eterodosse della maggioranza delle persone. Non posso farci niente, riesco a guardar le cose da più prospettive. Tu evidentemente no, Tu evidentemente hai bisogno di uno stendardo da seguire, di una opinione tranquillizzante, di un nemico evidente.
In uno dei miei libri, da qualche parte, scrivevo che ha poco senso parlare sottovoce a un sordo, o parlare con chi non vuol ascoltare.
La propaganda non è un qualcosa di arcano, legato a grigi personaggi di una livida Berlino nazista o di cupi ed insidiosi corridoi del Cremlino, la propaganda è uno strumento corrente, solare ed attuale .
Potrei anche suggerirTi senza scomodare Brzezinski di andarTi a leggere il mio più terra terra saggio sulla crisi del nostro modello di sviluppo e la contemporanea guerra alla Libia, prima di tranciar giudizi, ma credo non coglieresTi l'occasione, dalla impostazione del Tuo commento son portato a ritenere Tu preferisca certezze griffate e con l'imprimatur dell'odierno MINCULPOP. E mio malgrado non credo di poterTi esser di riferimento, come griffe.
Sottolineo ancora una cosa, fondamentale: sono anni, molti oramai, che ho fatto una serie di scelte nella mia vita, una di queste è dar valore al tempo e un'altra è dialogare non per dialogare in sé (esercizio retorico, estetico e narcisistico ) ma per aggiungere conoscenza e scambiarne. Quindi se un interlocutore non mi dà niente, o solo le sue negatività , per me non è interessante. Questa è una “mia” scelta, quindi la tribuna è aperta, ma solo per chi ha qualcosa da proporre, il tempo, il nostro tempo (intendo dire di tutti noi, anche il Tuo) è prezioso, quindi – davvero – per piacere, inutile sprecarlo in sciocchezze, per quanto brevi.
“Voi abbiatevi la vostra religione, io la mia” potrei dire, parafrasando un tal Profeta (che Iddio l'abbia in gloria) che temo non Ti sia familiare.
Emilio