SPECCHIETTI e PALAMITI
Ma qualcuno aveva dubbi sul fatto che il furbo lupo Bersani si sarebbe fatto un boccone dei porcellini 5stelle? Ma come, vai a sfidare un apparato che dell'obbedienza rigorosa, della disciplina ha fatto prima dogma e poi regola etica e pensi di poter schierare visionari benpensanti e baggiani che si commuovono alle parole di una Boldrini - già giornalista RAI, esperta dei corridoi ONU e convinta sostenitrice dei contributi armati a rivolte più che sospette ( a parole è preoccupata della
sorte dei migranti che fuggono dalle guerre. Dovrebbe chiarire se fa
rientrare in queste guerre anche la categoria degli ‘interventi
umanitari’ dell’occidente in Costa d’Avorio, Libia, Mali,
Afghanistan, ecc., e quindi se siano colpevoli del disastro
umanitario quelle potenze che fomentano rivolte, sovversioni, guerre
civili e cambiamenti di regime, tutti causanti una notevole quota di
queste migrazioni forzate a mano armata) - o che si lasciano abbindolare dalla veste dell'ex magistrato (entrato in gioco per sparigliare dopo la candidatura di Ingroia) e addentano gli ami sul palamito del PD?
Che delusione Grillo, in tanti ci abbiamo creduto in questa opportunità, eppure lo sapevi, gli yes men (come i cefali di porto non son buoni neanche fritti) non danno un buon risultato, alla lunga. Nel nostro caso già alla corta direi!
Se Ti guardi intorno, guarda meglio perché per tradizione ruffiani e cretini in genere si affollano alla corte di tutti i leader.
TABU' infranti
Come dice il 24 Ore (Verbo della imprenditoria
nostrana dei denari virtuali – che non coincide con virtuosi – è
stato infranto un tabù: per salvare le banche e le loro cazzate
adesso non è nemmeno necessario mettere al governo dei paesi
dell'Euro delle teste di legno prese nei Consigli di Amministrazione di qualche società di rating, i soldi
si prendono direttamente dai conti correnti.
Si fa prima, e siamo certi che i politici non
trattengono per sé una qualche provvigione o spendono qualche
miliardo perché si sono invaghiti di un nuovo aereo da caccia.
Chissà come sono contenti i ciprioti:
hanno scoperto che per sanare il “debito pubblico”, il debito
creato dall’adozione della moneta-debito
euro, dovranno sopportare un prelievo forzoso sui loro depositi
bancari.
Per quelli che hanno fino a 100.000 euro, la gabella
sarà del 6,75%, mentre per i ‘paperoni’ che posseggono cifre
superiori, corrisponderà al 9,9%.
Tanto per capirsi due numeri su Cipro, ( e chi se ne frega di Cipro, magari noi la sfanghiamo...) che forse
altro non è purtroppo, che la prova generale di fattibilità, la
vera Valutazione di Impatto Sociale, verificare fin dove spingere il
coltello prima che salti il coperchio ( perché purtroppo, non
dubitate, a ruota ci siamo anche noi) : se uno ha in banca 20.000
euro, dovrà donare, per la “salvezza delle banche e della
patria”, la non indifferente cifra di 1.350 euro. Se ne ha
10.000, l’obolo versato nelle fauci dell’euro-dittatura sarà di
675 eurini sonanti, con 377,5 tintinnanti monetine da un euro che
saluteranno un già misero deposito di 5.000. Poco esaltante la
situazione anche per uno con 120.000 euro in banca (bisogna fare lo
sforzo di mettersi nei panni degli altri): dovrà sacrificare 8.100
euro (!) sull’altare del “dio moneta unica”, dove alcuni come
la Gran Bretagna però si guardano bene dal convolare a nozze,
Elisabetta II che di acqua nel Tamigi ne ha vista scorrere assai la
sterlina se la tiene ben stretta mentre i suoi ministri mettono
comunque bocca spesso e volentieri nella gestione dell’€uro. Da
tutto questo effluvio
di danari dalle tasche dei ciprioti, dovrà uscire una cifra di
5,8 miliardi di euro, come hanno stabilito i “collaborazionisti”
ministri delle Finanze dell’“eurozona”, andati a prendere
ordini dalle centrali dell’usurocrazia di Bruxelles. Condizione,
questa, per essere beneficiati della ‘manna’ da 10 miliardi di
euro, gravata –ça va sans dire– da interessi, il che
causerà un immediato aumento del “debito pubblico”, che è
quello che vogliono appunto i padroni dei camerieri. Ecco che cosa
sono i famosi “aiuti”, regolarmente preceduti da squilli di
tromba dei soliti “media”. Questi delinquenti (perché qui
bisogna chiamare la gente col suo nome) forse considerano i risparmi
delle persone alla stregua delle noccioline, o della carta straccia
che, secondo una consumata prassi, stampano come una qualsiasi
tipografia facendo credere ai gonzi (che vanno dai griffati “
professori economisti” ai baggiani che leggono gli autorevoli
“quotidiani”, giù giù fino al classico “uomo della strada”)
di avere chissà quali magiche virtù che gli consentono di detenere
il segreto della pietra filosofale moderna: anziché l'oro riprodurre
il denaro.
«La notizia che la nazionalizzazione delle banche potrebbe essere necessaria anche secondo Alan Greenspan (secondo la rivista Forbes l'uomo più influente del mondo per 5 anni di seguito e principale ideologo del neo-liberismo economico...NdR) dimostra quanto la situazione sia disperata: come è evidente da tempo, l’unica soluzione è che il nostro sistema bancario sia rilevato dal governo, forse sulla falsariga di quanto fecero Norvegia e Svezia negli anni ‘90». Non lo dico io né qualche opinionista complottista ma un certo Joseph Stiglitz, docente della Columbia University e Premio Nobel per l’economia, non senatore a vita dopo aver rovinato già l'Italia a fine anni '80 come qualcuno di nostra conoscenza (M.Monti per esser più precisi).
Nazionalizzare le banche: «Bisogna farlo,
e farlo in fretta, prima che altri soldi vadano sprecati in manovre
di salvataggio», dopo la catastrofe planetaria provocata da
«anni di comportamenti sconsiderati, tra cui la concessione di
crediti inesigibili e l’avere giocato d’azzardo con i derivati».
Teoricamente, siamo già alla bancarotta: se il governo rispettasse
le regole del gioco, sono moltissime le banche che uscirebbero dal
mercato. Nessuno sa con certezza quanto sia grande il buco: almeno
due-tremila miliardi di dollari, se non di più.
Dunque la domanda è: chi si farà carico delle
perdite? «Wall Street non chiederebbe di meglio che uno
stillicidio continuo del denaro dei contribuenti», scrive Stiglitz
in un intervento su “The Nation” ripreso da “Megachip”.
Ma l’esperienza di altri paesi suggerisce che,
quando sono i mercati finanziari a comandare, i costi possono essere
enormi: paesi come l’Argentina, il Cile e l’Indonesia, per
salvare le proprie banche,
hanno speso il 40% e oltre del loro Pil. «Se non stiamo attenti,
la spesa pubblica per il salvataggio determinerà l’esclusione di
altri programmi essenziali del governo, dalla previdenza sociale ai
futuri investimenti in campo tecnologico». Stiglitz si appella
al principio fondamentale della legge in
materia di reati ambientali: chi ha inquinato, deve pagare i costi
della bonifica. «Le banche americane hanno inquinato
l’economia globale di rifiuti tossici». Per cui, «solo
facendo sì che il settore paghi i costi delle sue azioni,
recupereremo efficienza».
Invece di affidarsi a soggetti come Monti, pretesi
esperti autorevoli e rivelatisi niente più di quel che erano ossia i
portavoce di banche,
finanza e poteri egemoni europei, come scriveva Fabio Marcelli sul
Fatto pochi giorni addietro “Perché non pensare a uno dei premi
Nobel statunitensi, come Krugman
o Stiglitz,
rappresentanti di punta del keynesismo troppo
in fretta sotterrato dai seguaci del verbo neoliberista che sta
devastando il pianeta? Se non potessero o volessero fare i ministri
potrebbero quantomeno assumere ruoli di consulenza ad
alto livello...”
Negli USA l'amministrazione Obama ha proposto, fra
le altre cose, di comprare i bad assets – cattivi cespiti - e
metterli in una bad bank – una banca cattiva - lasciando
che sia il governo a disporne. «Naturalmente, Wall Street era
entusiasta di questa idea: chi non vorrebbe scaricare la propria
spazzatura sul governo a prezzi gonfiati?». Quasi tutte le varianti
della proposta “cash for trash”, soldi veri in cambio
titoli-monnezza, si basano sull’idea di creare una sorta di
discarica finanziaria, la bad bank per l'appunto, gravata
dai bad assets. «Ma le banche, anche se avessero solo gli
asset “buoni”, probabilmente non disporrebbero di liquidità
neanche dopo che i contribuenti avessero strapagato la spazzatura».
Stiglitz boccia questa soluzione: «Io credo che la bad bank,
senza nazionalizzazione, sia una cattiva idea». E’ il caso di
«respingere qualunque piano di tipo “soldi in cambio di
spazzatura”», perché in fondo «è un altro esempio dell’economia
“voodoo” che ha segnato il settore finanziario: il tipo di
alchimia che ha consentito alle banche di sminuzzare i mutui
subprime, che avevano rating F, trasferendoli in
titoli presunti sicuri con rating A».
Non si sono resi conto che il mondo reale – quello
della gente - avrebbe sterzato verso la de-globalizzazione,
non hanno previsto (bell'esempio di pianificatori!) che la crisi con
la scoperta del bluff finanziario dalla perdita di
credibilità dell'istituzione bancaria avrebbe portato alla crisi
dei modelli federativi (l'entità politica Europa Unita) e per
reazione regionalizzazione nazionalista e al neoprotezionismo
patriottico.
L'Europa come realtà politica non è mai nata,
anche perché avrebbe fatto paura al suo grande Alleato d'oltre
oceano. L'Eurasia e l'Eurafrica il più grande incubo degli strateghi
americani, da Kissinger a Brzezinski, è sufficiente aprire gli occhi
sulla sempre più pervicace presenza statunitense nel continente
nero.
In realtà – forse – era proprio questo
l'obiettivo, il bersaglio di un gioco al massacro finanziario: far
saltare le alleanze, creare i presupposti per "diversi" interventi.
L'Islanda se l'è cavata, un paese piccolo, passava
inosservato. Gli altri paesi no, vanno riallineati ad un differente
disegno. Ed i nazionalismi non sono politically correct. Nemmeno
ammissibili quelli economico-finanziari.
Incubo? Un incubo possibile. per alcune parti liberamente tratto da Informare per Resistere
Emilio
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