Il “Modello
Orban”: l’alternativa è in Europa
di Nicole Ledda
In questi giorni è
impossibile non sentir parlare della situazione greca. Mentre
ferventi “opinionisti” di tutta Europa commentano questa
situazione al limite della guerra civile, delle volte sciorinando
improbabili ricette anti austerity, spesso facendo tifo da stadio per
il leader del momento e quotidianamente demonizzando il cancelliere
di ferro Merkel ed i tedeschi tutti, c’è chi da tempo ha
abbandonato le parole in virtù dei fatti.
No, non stiamo
parlando di Matteo Renzi che nel tempo libero sostiene di salvare
l’Europa, bensì di Viktor Orban. L’attuale primo ministro
ungherese, convinto anticomunista fin dai tempi della leva militare,
negli anni dell’università comincia ad interessarsi alla politica
ed è proprio l’anno successivo alla laurea in giurisprudenza che
fonda il proprio piccolo gruppo militante (off limits per gli over
35) volto a sostenere l’opposizione.
Il cammino
ideologico di Orban non può dirsi sicuramente lineare ed è ricco di
ombre, come ad esempio il semestre ad Oxford finanziato da Soros,
oppure le iniziali, spiccate, simpatie liberali. Un uomo di potere
come tanti altri fino al momento della svolta. E la svolta comincia
presto, il giovane deputato presto opta per un taglio netto con il
proprio passato politico, mentre i socialisti portano il paese verso
il baratro finanziario. Se Orban tra fine anni novanta e duemila è
un moderato filo-europeista che ha come modello l’Austria, il
contesto socio-economico che lo porta di nuovo al governo nel 2010,
può esser descritto con le sue stesse parole: -” non abbiamo altra
scelta che lottare per la nostra Indipendenza, per la nostra Terra e
per la nostra Patria”.
Se oggi l’Ungheria
è uno stato sovrano che combatte a testa alta il cappio invisibile
della dittatura daneistocratica , che può decidere con fermezza di
non piegare la schiena ad unione europea, FMI, BCE, NATO, WTO e
trattati vari, scegliere i partner con cui dialogare e di guardare
con diffidenza anche alla Russia di Putin, poiché il ricordo della
dittatura è ancora troppo vivido, il merito è sicuramente del
lavoro svolto da questo primo ministro in quindici anni.
Quindici anni di
anticomunismo, di politiche avverse al liberismo che in Ungheria è
appannaggio della sinistra, di assenza di una visione confessionale
imposta. Quindici anni che hanno portato un piccolo stato indebitato
a diventare una potenza nazionalista e antitotalitaria, una belva che
i poteri forti non riescono a placare. Concretamente questo è
l’unico Stato in Europa in cui l’economia non sovrasta la
politica, ma anzi obbedisce a precise strategie. Una società basata
effettivamente sul lavoro, lavoro manuale.
Più operai
specializzati e meno laureati disoccupati, senza che questo sia un
mero slogan elettorale. Pura elevazione dello stato sociale.
La partita tra
Budapest e Bruxelles non ha buoni esiti per gli euroburocratiassetati di sovranità, difatti possiamo annotare un calo della
disoccupazione fino al 7,6%, con crescita del PIL del 3,7% nel 2014.
Il dio mercato deve firmare la resa. Nello specifico le misure
adottate sono: tassazione dei profitti delle multinazionali in campo
alimentare, delle telecomunicazioni e bancario; rinazionalizzazione
dei fondi pensionistici privati, estromettendo il FMI, fino a tornare
a parlare attivamente di previdenza sociale sulla falsariga
venezuelana del Presidente rivoluzionario e socialista Chavez, per
cui metà della somma ottenuta viene utilizzata per ridurre il debito
e la restante parte, il margine di profitto, viene distribuito tra
gli aventi diritto. Lo Stato dell’uomo nero dell’est Europa
controlla tutti i settori strategici dell’economia.
Ad esempio, le
banche, indicate pacificamente da tutti gli animi ribelli che sognano
la rivoluzione, come il nemico pubblico per eccellenza, in Ungheria
sono svincolate dalle sopracitate BCE, FMI e Commissione Europea. La
banca centrale ungherese, totalmente riformata da Orban, presenta una
maggioranza del consiglio monetario, nominata dal Governo stesso, il
cui più grande merito è quello di erogare finanziamenti a piccole e
medie imprese, con interesse inferiore al 2%.
Fa male provare a
lanciarsi in un paragone con la crisi da cui l’Italia non sembra
poter uscire, in cui i nostri imprenditori sono costretti a scegliere
tra la vita e le tasse, in cui le lobby ed interessi al pari e peggio
di strozzini, massacrano la forza lavoro motore del nostro Paese.
Stampa e politicanti
sfacciati lo definiscono a più riprese populista, dittatore,
fascista, antisemita e non è difficile intuire il motivo di questa
carrellata di attestati di stima rivolti al Presidente Orban, che ha
eretto una barricata per proteggere il popolo magiaro dalla
globalizzazione. Oltre NATO e BRICS, è la nostra Europa a fornirci
la soluzione per debellare questa crisi creata a tavolino. E
torneremo Europa…è molto più di un ritornello, molto più di una
promessa, è un imperativo a cui questa nostra generazione non può
sottrarsi.
Articolo a cura di
Nicole Ledda dell’Associazione culturale Zenit
Tratto da www.controinformazione.info
EQUADOR:
da venerdì scorso l'Equador di Rafael Correa è sotto attacco. Si tratterà dell'ennesima "rivoluzione colorata" voluta dall'agenda criminale di destabilizzazione continentale dell'imperialista che "è un uomo onesto" dalle parole dello stordito Raul Castro che ha svenduto Cuba? Seguiamo con attenzione i fatti...
EQUADOR:
da venerdì scorso l'Equador di Rafael Correa è sotto attacco. Si tratterà dell'ennesima "rivoluzione colorata" voluta dall'agenda criminale di destabilizzazione continentale dell'imperialista che "è un uomo onesto" dalle parole dello stordito Raul Castro che ha svenduto Cuba? Seguiamo con attenzione i fatti...
Secondo lei, per quale motivo si vogliono eliminare le diversità? Perchè si vuole negare l'evidenza, cioè che un senegalese e un islandese non sono esattamente uguali? Riconoscere le diversità significa essere razzisti? Chi sono i veri razzisti e chi ha interesse all'omologazione razziale, culturale, identitaria? Chi ha interesse a creare un uomo nuovo, senza identità, senza cultura, un semplice uomo "consumatore" o "produttore", anzi non più un uomo ma una semplice "risorsa umana"? Ricordo negli anni 80 una preoccupata relazione dell'ufficio studi di Confindustria, in merito al trend del calo demografico in Italia: meno nascite, meno produttori/consumatori. Sono le multinazionali, le lobbies economiche, i vari consessi di pseudoeconomisti a volere l'uomo nuovo. Non gli interessa che sia nero o bianco, che sia bravo o uno stupratore seriale.....perchè gli interessa solo l'uomo nella sua dimensione economica. Non gli interessa delle potenziali conseguenze socio sanitarie.....perchè lor signori hanno fatto i loro calcoli, ovviamente da travasare sulle inerti maggioranze silenziose.
RispondiElimina...pensi soltanto alla omologazione professionale, negli indirizzi universitari suggeriti di volta in volta da sapienti come il Monti o da scribacchini come il Feltri del fatto quotidiano...il primo suggeriva di indirizzarsi non secondo le proprie sensibilità o attitudini ma riferendosi alle opportunità di mercato, il secondo (guarda un pò anche lui un bocconiano) stabiliva pochi giorni addietro - e modificando il proprio post subito dopo - l'incongruità di sostenere gli inutili corsi di studio ad indirizzo umanistico.
RispondiEliminaSi legga il Libro Verde del vituperato tiranno sanguinario e vi troverà sensibilità opposte alle loro, curioso no?! che un beduino della Sirte avesse più a cuore gli orientamenti personali che quelli del mercato...
salve
RispondiEliminail fine è eliminare le culture tramite la soppressione delle sovranità nazionali, in nome di assurdi e contronatura "ideali egualtari" e di regalare qualsiasi tipo do perversione; sessuale, economica, morale, religiosa, spacciandola come diritto inalienabile con tanto di marchio onu, unicef, ong...è il sistema migliore per uccidere pensiero e coscienze, come diceva Goethe: ..il nobile aspira ad un ordine e ad una legge, vivere a proprio gusto è da plebeo...dove mi pare ovvio che per "nobile" si intenda un nobile di ideali e non di titoli...
saluti
PIero e famiglia