Le vicende del Monte
Paschi vengono descritte di volta in volta come la lettura della
cartina al tornasole del grado di asservimento di una istituzione
bancaria ai disegni e “strategie” (se di strateghi si può
parlare...) del vero e proprio mercato della politica italiana oppure
come banali storie di malaffare ed interessi personali della
“laboriosa” provincia italiana.
E' fin troppo facile
additare il solito disonesto, l'incompetente, insomma il capro
espiatorio lo si trova sempre.
Sembra quasi un
feuilleton di Guerra Fredda, riappaiono come in un curioso
dejà vu i Profumo (niente a che vedere – credo - con
l'omonimo John ministro della Guerra), semmai, col fior fiore di
imprenditori della finanza, e di imprenditori come Caltagirone –
che così, a pelle, non credo sian degli sprovveduti – che
oltretutto, non fosse altro che per il proprio ruolo, hanno anche con
la politica un rapporto ravvicinato, con gente così dicevo ci si
stupisce dello stupore per il casino che si è scatenato.
Quello che è un fatto è
che la scalata del Monte adesso è una passeggiata, anche un bimbo
capirebbe che la Fondazione, che si alimenta degli utili della banca,
in questo momento si troverebbe in difficoltà a sottoscrivere
aumenti di capitale.
Ha un bel dire l'altro
quasi omonimo di questa storia, il Mario Monti, che l'importo IMU è
casualmente corrispondente alla cifra a suo tempo richiesta da
Profumo, il presidente, sarà anche una coincidenza ma i denari sono
comunque quelli della gente, che al solito deve coprire le spalle a
soggetti che stando alla cronaca pare vivano saltellando da un sospetto di frode
fiscale ad un altro, e non per un errore nel compilar gli studi di
settore, ma per centinaia di milioni di Euro. E anche qua andrebbe fatta chiarezza, una volta per tutte, perché lasciar sempre nel dubbio sulla propria virtù il fior fiore delle menti dell'economia e della finanza che pure tanto si sacrificano per questa ingrata Italia?
Ed insieme a loro sapremmo finalmente chi è che comanda cosa, chi è che si è spartito potere, denaro ed elettorato, perchè è di questo che stiamo parlando, di toglierci la benda dagli occhi.
Negli anni '90 nacquero le prime, vere, liste civiche, qualcuno le usò come strumento di pressione, veicolo per rientrare con più peso nei partiti tradizionali, qualcuno credette a quel modello propositivo di programmi veri.
Oggi forse la più forte realtà civica si è affacciata sulla scena, è probabilmente uno dei motivi che riavvicinerà quanti, letteralmente stomacati da questi maneggii, in sua assenza si sarebbero negata persino la scelta elettorale. Come al solito sta poi alla collettività rimanere attorno ai propri eletti e non abbandonarli al proprio destino della serie "hai voluto la bici, ora pedala!" perché negli anni trascorsi il destino dei "civici" realmente tali, slegati e non fantocci dei partiti, fu proprio quello. E senza una "macchina" di contatti e influenze trasversali, senza cooperative amiche, senza il consenso del tornaconto si andava poco lontano. Hai cuore a buttar su carta i programmi di governo più realistici ed efficaci se poi non hai gli "arnesi" per lavorarci!
Possibile che i professionisti della politica non l'abbiano capito che la pulsione civica era una cosa seria, da assecondare concretamente?
Ma poi erano davvero professionisti della politica o semplici sensali prestatisi ad uno sporco gioco, più complesso di quello che essi credono?
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