Perché è vero, le
elezioni, il suffragio popolare per un monarca assoluto è pocomeno
che un'eresia.
Bonariamente, una
sciocchezza.
Il fallimento del governo
Letta, portaborse (è l'unico phisique-du-role che gli si
confà, credo chiunque possa convenirne con me) del sistema bancario
e degli ultimi epigoni della finanza creativa, è il fallimento
definitivo di una classe politica che cerca la propria legittimazione
nelle citazioni citabili (o frasi fatte) prese in prestito
perfino dal Barone di Munnchausen (interessante un riepilogo di tali
citazioni recitate da esponenti PD mandato in onda oggi da La 7
intorno alle 11,10...), l'entrata in gioco di matteo Renzi, alter
ego berlusconiano fino a ieri tenuto in naftalina ed
improvvisamente portato sugli altari del proprio partito, è il
fallimento del PD.
Matteo Renzi è il
protagonista di un colpo di mano, l'ennesimo consumato all'ombra del
governo Napolitano, quest'ultimo il prototipo di fintocomunista
gradito ai poteri forti veri, quelli sovranazionali, il
dormiente che la NATO (non dimentichiamo la definizione My
favourite communist coniata in epoca [sospetta] al suo indirizzo
da Henry Kissinger) ha risvegliato a comando, e pensare che c'è
ancora chi lo considera il Presidente degli Italiani.
Matteo Renzi (come Letta
d'altra parte, ma oramai la logica è divenuta complottismo agli
occhi di giornalistoni come Vittorio Zucconi e l'altro paraninfo
Eugenio Scalfari, di fatto strumento di diffusione col suo Repubblica
di una informazione di distrazione di massa) non è stato
eletto con un suffragio popolare bensì da una farsa di primarie
partitiche, farsa in quanto un anno prima le medesime primarie lo
avevano condannato a comprimario di Bersani, un collega che si era
proposto al proprio elettorato (non agli italiani tutti, agli
elettori PD) con un corredo di frasi fatte, proverbi e giochi di
parole da far invidia ad un cabarettista. Bello statista, anche
Bersani.
Questo fatto deve darci
da pensare. Le Elezioni sono superflue, afferma Napolitano.
La classe politica, la
casta, non ha quasi più paura degli italiani, li ha pesati al
momento del governo Monti, a quel momento ancora aveva bisogno di
dimostrare che Berlusconi danneggiava l'Italia, aveva bisogno dello
spread come alleato per spingere al consenso la gente, oggi
della gente non gliene frega più niente, sono onnipotenti.
L'Italia è governata da
un partito che ha ottenuto grossomodo il 25% dei voti, per di più
con un astensionismo impressionante (il 50% di astensionismo quindi
aritmeticamente i voti PD rappresenterebbero il 12,5% dell'intero
corpo elettorale). Si può far decidere il destino di un paese a chi
ne rappresenta il 12,5%? Si può far rappresentare un paese, nelle
scelte vitali dell'economia e della geopolitica, da gente che non ha
mai lavorato un giorno nella propria vita pagando di persona per le
proprie decisioni ma al contrario si è sempre riparata dietro il
comodo scudo protettivo dello Stato?
SOBRIETA' E CRISI
I telegiornali invitano
all'entusiasmo, infatti dopo una corsa precipite al ribasso del PIL
(roba come quasi il 10%) due giorni fa qualcuno – ma hanno
depenalizzato davvero le droghe leggere, allora? - ha dichiarato con
enfasi il successo di una “crescita” del PIL in misura dello 0,1%
come dire l'uno per mille. E' calato del 100 per mille ed è risalito
del 10 per mille: non c'è che dire, un successone! È la fine della
crisi, come dicevano i mentecatti Monti e Saccomanni che vedevano la
luce in fondo al tunnel...come ha detto l'Enrico Letta, la crisi è
alle spalle...(infatti gli italiani camminano da tempo spalle al
muro, chiosava Travaglio con “sobrietà”, non riuscendo a
trattenersi sull'incredibile assist comico/lubrico offertogli dal
portaborse). Carlo De Benedetti che ha difetti infiniti ma che
cretino non è e più che altro sa far di conto fa capire con
diplomazia che chi parla di avvenuta uscita dalla crisi o è in
malafede o è un mentecatto o poco ci manca, quantomeno se costoro
vedono luci sarà ben che si controllino la macula. Automaticamente
De Benedetti viene etichettato (in linea di principio nemmen tanto a
torto ma nello specifico ha semplicemente espressa una ovvietà) come
uno degli esponenti del potere sotterraneo che vogliono minare il
percorso del governo, così ben avviato.
Il buon Paolo Barnard ha
gioco facile nel dimostrare che la gogna berlusconiana venne
costruita in casa e lanciata da Bruxelles con la famosa storia della
lettera della BCE prima (che Berlusconi credeva di poter destreggiare
concordando le imposizioni esterne) e con gli assai più concreti
acquisti di buoni del tesoro da parte della medesima Banca Centrale.
Ma la Banca Centrale non la padroneggia uno stato o un gruppo di
stati disuniti, è il braccio armato di ben altre entità. Lo spread
venne utilizzato in modo prettamente terroristico giocando con le
risorse di una nazione, per decapitare il governo. Buono o cattivo,
non è il tema di questo commento. Sono in discussione autonomia,
sovranità, ruoli della finanza.Che l'architettura intrinseca alla
finanza è articolata in non-regole è ormai palese a tutti.
Il cercarne il volto buono invece – forse – è un voler
continuare a prenderci in giro.
La sobrietà viene ad
imporsi come antidoto e “castigo” (quasi divino...) ai sensi di
colpa indotti nella collettività dai nuovi censori (Monti col loden
a mezzo stinco, come gli aristocratici di mezz'età) che
fustigano i mores dissoluti di quella umanità che ha cessato
di esser virtuosa: a metà degli anni '80 il contrarre debiti
(quotidianamente, anche per pagarsi le vacanze, a rate, le
vacanze...) aveva cessato di essere un qualcosa di cui vergognarsi
(H.Kureishi “Il declino dell'Occidente”), il modello capitalista
è il modello vincente a dimensione planetaria, debellata finalmente
dall'89 anche l'alternativa d'oltrecortina. La parentesi gaudente del
capitalismo positivo dura pressappoco vent'anni, con alti e bassi,
dall'89 appunto al 2009, quando le magagne della finanza creativa
iniziano a venire a galla.
La finanza creativa. La
finanziarizzazione delle aziende. La speculazione finanziaria. Gli
interventi di quantitative easing (che
vuol dire battere denaro in surplus). L'immoralità dei grandi gruppi
finanziari, le collusioni delle agenzie di rating.
La distanza delle caste politiche dai problemi reali della gente.
L'inadeguatezza dei politici e l'incompetenza amministrativa.
Questi
sono stati additati come i colpevoli della attuale debacle
economica e sociale.
Giusto.
Sicuramente. Le vie d'uscita : la crescita. La crescita di cosa?
Il creare iniziative. Infrastrutture. Da finanziare con
l'indebitamento. Ancora. Crescita, ma del debito.
Crescita.
Crescita ancora di più?! Cosa dobbiamo far crescere ancora? Quante
scarpe dobbiamo indossare? Abbiamo due gambe e due piedi (almeno i
più fortunati) quante scarpe dobbiamo possedere? Un paio per andare
a teatro, un paio per andare a zappare l'orto, un paio per andare in
ufficio, un paio per andare a far jogging, un paio per camminare in
montagna, un paio per andare sulla spiaggia, un paio......quanto
ancora a lungo devo continuare? A un certo punto, giocoforza, mi
dovrò fermare. E allora anche la Crescita si fermerà, se non ci
sarà bisogno per me di acquistare ulteriori scarpe non vi sarà
tornaconto per chi le produce a fabbricarne ancora e quindi non avrà
interesse a far lavorare ancora i propri dipendenti, le proprie
macchine. Voglio dire che il sistema capitalista funziona su precisi
ed immutabili parametri : ha senso produrre fino a che produrre dà
un utile. Se un mercato è asfittico è inutile pensare di poter
pompare le produzioni, non vi è ritorno, non vi è convenienza, non
vi è profitto e si innesca la spirale, un cane che si morde la coda,
meno produzione meno lavoro meno stipendi meno acquisti meno
richiesta meno produzione meno lavoro meno stipendi..... Che senso
ha dire che la colpa è della finanza creativa quando questa è solo
l'esasperazione della finanza che a sua volta è una componente di
base (e le sue non-regole non le detta certo il buon cuore) del
modello di sviluppo capitalista? Il fallimento di questi anni è il
fallimento del concetto ipocrita di “sviluppo sostenibile” quel
concetto che pretende che in un sistema chiuso qual'è fisicamente il
globo terrestre sia possibile perseguire una crescita esponenziale
all'infinito (come ho chiaramente espresso nel mio saggio del 2012
LIBIA IL NAUFRAGIO DELL'EUROPA), è il fallimento del modello
capitalista che droga il PIL con le spese derivanti dall'inquinamento
(in un capitolo di spesa) e dalle contromisure per mitigarlo (in un
altro capitolo), gli incidenti d'auto e i costi di riparazione, gli
armamenti e le devastazioni delle guerre, è il fallimento –
purtroppo, e lo dico senza godimento alcuno, essendo tutti noi figli
e comunque tributari di questo modello di sviluppo suicida – anche
della visione di una possibilità di redistribuzione della ricchezza.
Infatti è semplice utopia - anche disonesta – il volersi
convincere che sia sufficiente la redistribuzione della ricchezza
(obiettivamente concentrata in una percentuale di individui un
tantino esigua rispetto alla popolazione mondiale, se è vero che
l'1% la detiene) per tornare all'Eden socioeconomico.
Il
sistema capitalista funziona se e fino a che vi è profitto. E il
profitto maggiore al giorno d'oggi vi è (ma lo era anche prima
d'oggi) se riduci i costi. E il primo costo è il personale, il
salario della risorsa umana. Che il capitalismo (non il capitalista,
che magari può essere umano, bendisposto ed illuminato) non
individua come risorsa ma come , appunto, costo. Da qui anche le
macchine, l'automazione, il non bisogno – o minor bisogno –
dell'uomo (il costo del lavoro stante i livelli di meccanizzazione
raggiunti è divenuto per la General Motors una componente
minoritaria), per cui anche una eventuale maggior produzione non
avrebbe ricadute sulle maestranze ma produrrebbe unicamente maggiori
capitali sotto forma di merci in stock. Quindi ulteriori problemi. Ma
non c'è bisogno che sia io a ricordarvi che ci ci racconta della
Crescita
è un disonesto oppure – al meglio – un semplice cretino,
vero?
Il
modello capitalista è in crisi. Il capitalismo è quello che è giunto al
capolinea, non la finanza, che ne è una componente. Se poi vogliamo
veder solo una parte del problema, continuiamo a mentirci. Ma così facendo non
arriviamo da nessuna parte. Chi ha interesse a rilanciare
investimenti per vedersi accrescere i costi dei salari?
Bersani,
Letta, Berlusconi, Renzi, Cuperlo, Franceschini,Napolitano, De
Benedetti,Romiti,Agnelli, non sono protagonisti, sono esattori, è il
modello capitalista che è arrivato allo stadio terminale, stiamo
vivacchiando, per tirare avanti stiamo cercando di imporlo a quella
metà di mondo che l'ha subìto solo marginalmente, ma non c'è un
progetto complessivo, non c'è un metodo...
Gli
aspetti finanziari sono una componente, una delle variabili della
equazione del capitalismo. Voler mettere sotto accusa solo gli
aspetti finanziari è come voler curare il raffreddore turandosi il
naso al momento dello starnuto: soffochi quest'ultimo ma non curi
l'infreddatura. E' il meccanismo, il modello di sviluppo che è al
collasso, non una sua componente, per quanto deviata e pervertita,
per quanto sia divenuta una escrescenza tumorale (il denaro che si
riproduce da sé, i derivati finanziari: un giochetto piramidale da
adulti impazziti, l'ultimo che arriva rimane col cerino corto in
mano).
Quello
che vedremo domani, chiunque sia il timoniere, sarà ulteriore
vantaggio per il capitale, riduzioni di tasse (forse), aiuti
finanziari, credito all'impresa, riduzione dei servizi di
contrappasso per la socialità, vedremo configurare sempre più vasti
ambiti di conflitti regionali e il PIL sarà gratificato (insieme ai
signori della guerra) dalla superproduzione in ambiti bellici, per la
gioia di mentecatti planetari quali i nostri ministri degli esteri e
della difesa.
Ma
– voglio ripetermi – criminale è sempre chi, per distrarre dai
problemi veri, tenta di indurre nella gente dei sensi di colpa
“generazionali”, come se l'aver subito il vero e proprio lavaggio
del cervello di cinquanta a passa anni di “promozione”
dell'American Way of Life (e non sono antiamericano, badate bene, gli
americani sarebbero della bellissima gente, un po' ingenui, ma
sinergici, purtroppo il loro entusiasmo è – quasi da sempre –
soggiogato agli indirizzi dettati da poco meno che criminali, hanno
ammazzato più presidenti loro che avversari le congiure della Roma
antica) possano costituire la “colpa”. No, signor Monti e signori
della banda parlamentare, non è il cittadino comune che deve
aspergersi il capo di cenere e bofonchiare a occhi bassi il mea
culpa, siete voi che non avete avuto occhi per vedere più lontano,
per avvertire un qualcosa che era assai più determinante della
lavatrice comprata a rate e dell'appartamentino al mare: non vi siete
accorti che lo stesso ideale gramsciano dell'intellettuale
organico che lotta per cambiare
il mondo viene in qualche modo disinnescato – nell'epoca della
globalizzazione – dalla trasformazione (mutazione, involuzione, o
riduzione?) delle singole culture e civiltà in semplici modi di vita
più o meno omologati, nel pensiero, nelle gestualità e nelle
aspettative?
E
quando una cultura, una civiltà, si trasformano in semplice modo di
vivere che altro termine si può usare, a quale immagine si può
ricorrere se non l'immagine del “tramonto”?
NAPOLITANO?! NON DICIAMO SCIOCCHEZZE, ANDIAMO ALLE ELEZIONI!!
NAPOLITANO?! NON DICIAMO SCIOCCHEZZE, ANDIAMO ALLE ELEZIONI!!
Nessun commento:
Posta un commento