La guerra che si
autoproclama umanitaria serve non solo a glorificare se stessa, ma
anche a delegittimare il nemico, a cui è negata in principio la
qualità stessa di uomo.
Ma quando è che un governo legittimo, il governo di un paese che ha sottoscritto – tra i primi – la carta delle Nazioni Unite, diventa un “regime”? Chi è che stabilisce che il Presidente di una Repubblica – semplicemente, nel proprio organigramma e dinamiche, diversa dalla nostra – diviene un “Rais” nell'accezione che già in epoca fascista era attribuita come negativa ai “capi” (Haile Selassie, il Ras Tafari degli etiopi) delle etnìe locali, ostili ai disegni dei colonizzatori?
Chi e in base a quale
“editto” divino può stabilire che “comunque” un capo di
stato deve andarsene dal proprio paese, “...quanto ci metterà a levarsi di torno...”come
disse la grande giornalista Annunziata a proposito di
Gheddafi, ai primi giorni della guerra contro la Jamahiriya?
Sono gli stessi grandi
statisti che hanno compilato l'elenco degli stati canaglia?
Mentecatti come i Reagan, i Bush, il loro grandi strateghi come gli
affaristi Cheney, Rumsfeld, i Kissinger, i Brzezinski?
Quand'è che un esercito
regolare diviene “le milizie lealiste” (che di per sé lealiste
peraltro sarebbe anche concetto onorevole) perdendo la propria
dignità istituzionale?
In questi giorni viene
perfino da rivalutare (pensate un po'?!?) nientemeno che l'acume di
Gasparri che all'elezione di Obama alla Casa Bianca pare abbia
esclamato pressappoco “Chissà come sarà contento Al Qaida” (Il
Fatto Quotidiano, mercoledì 28 agosto), la carneficina in
Siria, conseguenza delle primavere indotte in alcuni paesi del
Nordafrica e del Medio Oriente è soltanto un tassello
dell'articolato “gioco” che compone la strategia della NATO in
questi quadranti regionali.
Fa rabbia avere provato,
in questi mesi trascorsi, a sensibilizzare con i pochi strumenti
comunicativi del web una opinione pubblica che della realtà, del
futuro, sembra non interessarsi più. Della dignità, dell'etica, del
senso dello Stato, anche dell'orgoglio vero di una appartenenza, una
collettività che non si sa più riconoscere, indebolita ed
imbastardita anche nelle più elementari gestualità, ridotta a
comunità di consumatori, ridondata da notizie fuorvianti sui mondi
circostanti. Aiutata in questo dal solerte lavoro di organi di stampa
che si sono via via trasformati in strumenti di propaganda, vuoi per
mercede vuoi per incompetenza dei cronisti. Sui temi delle cosidette
(romanticamente) Primavere Arabe sono scivolati in molti, anche lo
spesso ottimo Massimo Fini come prese volentieri una bella cantonata
sulla Libia di Gheddafi allorché si bevve tutta d'un fiato la
panzana dei bombardamenti sulle folle e dei 10.000 morti in due o tre
giorni, così, forse fresco di lettura di uno dei tanti libri
autobiografici che descrivono la responsabilità delle forze
speciali algerine nelle tante azioni truculente attribuite ai vari
gruppi salafiti nei sanguinosi anni '90, si sbilancia in un paragone
con la situazione egiziana attuale e con la deposizione di Morsi,
ignorando il sentito emotivo della maggioranza della popolazione di
quel paese nei confronti della confraternita dei Fratelli Musulmani.
Poi ci sono altri, che si
lasciano andare a considerazioni più o meno politically-correct
sorvolando placidamente - come Giampiero Gramaglia, Caterina Soffici,
Francesca Cicardi de Il Fatto, confortati dall'esperienza di un pezzo
da 90 come Furio Colombo – sui fatti e rimanendo ancorati alle
sensazioni personali, sentimentali ed alle conclusioni di altri. Per
questi giornalisti, in compagnia dei cinici delle varie testate Rai
come Romani, Pastore, il Governo della Repubblica Araba di Siria è
oramai da sempre il regime Siriano, quello
che spara coi cecchini sulla folla (di quale utilità sia per un
esercito regolare, che dispone di carri armati ed aviazione, lo
sparare coi cecchini, devono ancora spiegarcelo) e, ancora più
cretini, sparano anche agli ispettori dell'ONU appena arrivati per
verificare l'uso di armi chimiche.
Estratto
dall'articolo di Luise Boyle sul Daily Mail del 29 gennaio 2013
«Phil …
Abbiamo una nuova offerta. Si tratta di nuovo della Siria. I
Qatarioti propongono un affare interessante e giuro che l’idea è
approvata da Washington. Dovremmo consegnare dell’armamento chimico
a Homs, una g-shell di origine sovietica proveniente dalla Libia
simile a quelle che Assad dovrebbe avere. Vogliono farci dispiegare
il nostro personale ucraino che dovrebbe parlare russo e realizzare
una registrazione video inSiria, vittime della guerra scatenata dalle
milizie anti-Assad. Francamente, non credo che sia una buona idea, ma
le somme proposte sono enormi. Qual è la tua opinione? Cordiali
saluti, David» chissà cosa c'era di vero nell'articolo, di
certo è che è sparito di circolazione un paio di giorni dopo
l'uscita...
Già,
le armi chimiche, la solita novella per deficienti, le armi di
distruzione di massa di Saddam, la fabbrica di medicinali di Rabta, i
bombardamenti sulla folla e le fosse comuni di Gheddafi, da mesi i
siriani denunciano la presenza di questi strumenti di offesa ma
guardacaso forniti da Turchia e Arabia Saudita ai propri beniamini
qaedisti.
Ma
come, gli americani, gli europei, i Cameron, il premio Nobel Obama
che finanziano quegli stessi qaedisti che dicono di combattere in
giro per il mondo? Ma come funziona?
CUI
PRODEST?
A chi
giova gasare la popolazione civile? Al governo in carica? Caspita, è
dura da digerire. Bisogna proprio esser informati bene. O credere
che gli asini volino.
Povero
Obama, con quegli orecchi da scolaretto un po' ingenuo, come fa a non
dir sempre di sì a dei marpioni come Rumsfeld e Cheney, o ai
giocatori del Pentagono? Lo faceva anche Bush. E qualcuno sostiene
che quella di Obama sia l'amministrazione che non ha fatto guerre...e
l'Afghanistan? La Libia, il Mali, il Congo, si magari non ci sono i
marines con la bandiera a stelle e strisce ma veicoli blindati con
curiosi acronimi che finscono in HCR o simili, forse non sono guerre
ma missioni di pace o umanitarie o esportazioni di democrazia, allora
è questione di lessico, di vocaboli, basta cambiare i termini (ma il
risultato non cambia: si spara e si bombarda).
Ma solo azioni mirate, beninteso, non sarà una caccia ad Assad.
Ma solo azioni mirate, beninteso, non sarà una caccia ad Assad.
![]() |
Tripoli, Al Aziziya, quartier generale di Gheddafi, o per meglio dire quel che ne restava dopo la "non caccia all'uomo..." |
Ma i
nostri cronisti da chi prendono le notizie fantasiose che spandono
nell'etere?
Armi
chimiche, si, ci dicono i siriani, è vero, ma usate contro
l'esercito dai cosidetti ribelli che altro non sarebbero che
mercenari al soldo degli Emirati, dell'America e dei suoi alleati! Al
Thani del Qatar non ha fatto mistero dei propri generosi aiuti ai
“ribelli”, gli stessi inviati pochi mesi prima in Libia e da là,
finito il lavoro, dirottati su Aleppo ed Homs, finchè i cugini
Sauditi un po' preoccupati da questo suo attivismo (che si limitasse
a baloccarsi col Paris Saint Germain e con la Costa Smeralda, che non
son poca cosa e ci guadagna la salute!) gli han suggerito di
abdicare.
E
gli americani nel cinquantesimo anniversario del Dream di Luther
King, finalmente con un presidente nero, spingono per punire Assad il
feroce, quello che sta difendendo la propria sovranità, insistono
per bombardare, vogliono destabilizzare tutto il Medio Oriente ed il
Nordafrica, l'Europa, poco importa quello che ne deriverà, niente di
nuovo sotto il sole” ...l'Europa dispone chiaramente
della capacità di uguagliare e superare anche la forza economica
americana.Con una popolazione considerevolmente più numerosa e
acculturata, con un mercato interno più vasto, con uno scambio
commerciale globale più grande e con un prodotto nazionale lordo
complessivo che già supera quello degli stati uniti, un'Europa unita
salirebbe automaticamente a un livello almeno pari a quello degli
Stati uniti...” (Z.Brzezinski,
Il mondo fuori controllo
-1993).
I
geni delle varie testate giornalistiche dovrebbero guardare un po'
meno alla propaganda e un po' di più alla competenza, ad esempio
quella di Carla Del Ponte, decisamente di spessore un po' diverso
dalle varie Carfagna o Moretti o anche Bonino del nostro scenario
politico e fortemente democratico (da cui da anni non ci sentiamo più
rappresentati). Carla Del Ponte (Procuratore del Tribunale Penale
Internazionale) affermava già mesi addietro che non ci fossero
prove dell'uso da parte delle truppe regolari dell'esercito di Assad
di armi chimiche. Anzi. Anzi, semmai ci sarebbero state prove provate
dell'impiego di tali metodi da parte dei poveri ribelli, quelli
finanziati e sostenuti dall'apparato
bellico-economico-terroristico-finanziario dell'Occidente (della
NATO). Sono loro, i pretesi liberatori dal TIRANNO , loro che
arrivano dalla Libia, dal Qatar, dalla Gran Bretagna e dalla Francia,
dalla Turchia e dalla Germania (non tralasciamo gli USA! Sempre in
prima fila per esportare la democrazia di Wall Street sulla punta
delle baionette o sul puntatore dei droni, che è più comodo e non
ci si fa nemmeno la bua...) sarebbero loro ad usare i gas.
Ed il
21 agosto, passati un po' di mesi dalle riflessioni della Del Ponte
ecco che ci riprovano, come Graziani in Libia ottant'anni fa. Tanto
la “società civile” ha la memoria corta, e non vuol sentirsi
dire (è umano) che è anche un po' fessacchiotta e credulona. La
linea rossa di Obama è la linea della vergogna, la medesima pistola,
fumante, tra le mani di Bush, non tra le mani di Saddam.
Le
uniche parole sensate sono quelle di Gino Strada in merito alle
foto-choc dei bimbi uccisi col gas “...L'unica cosa che
non si può fare è provocare altre centinaia di bambini morti, con
quel pretesto...ammesso e non concesso che l'abbiano usato...”
Intanto
qualcuno come il fotoreporter Fabio Bucciarelli (già veterano
della Libia 2011, fotografata dalla parte degli “insorti”, per
meglio dire dei più forti, appoggiati dalla più potente coalizione
militare schierata contro una sola nazione che , realmente , la
storia ricordi) vince il Robert Capa Award per la fotografia
di guerra con un'immagine che mostra un “bimbo siriano ucciso
dall'esercito di Assad”. Propaganda? Vien da pensare che i morti
sian tutti uguali e che qualcuno, magari anche in buona fede, magari
nell'ansia di mostrare “le storie dei popoli oppressi... (Il
Fatto Quotidiano)” scegliendo da che parte stare abbia il destro di
cercare prima di tutto un facile consenso, e così arrivi al proprio
successo, magari proprio sul sangue di innocenti. Per inciso e per
chi conosca la storia della fotografia, e della fotografia di
reportage in particolare, non sfuggirà – per paradosso – il
ricordo delle dispute sulla veridicità sulla storica foto di Capa.
La
sera di mercoledì 28 agosto, un titolo di SkiTg24 mi fa
letteralmente accapponare la pelle, suona come una sentenza
irreversibile, il segnale : voci di “Fuga di Assad,
Sarebbe riparato in Iran”
Eccoci, siamo all'atto finale, si inizia a screditare l'immagine
dello statista, vigliacco (in una cultura in cui conta l'onore più
dell'onestà) si inizia a cercare di demotivare l'esercito, il
popolo, si inizia ad indicare anche quella che – come fare a non
pensarlo, bisogna esser deficienti – può essere la tappa
successiva di un disegno criminale perseguito con metodo. La sorpresa
è la debacle di Cameron il cui interventismo è battuto in
parlamento dal voto contrario alla partecipazione a missioni militari
da parte di trenta conservatori e nove democratici. Philip Hammond,
segretario alla Difesa britannico, ricorda l'inquinamento
dell'informazione al momento della Guerra all'Iraq di Saddam Hussein
del 2003.
“...Assad
sta spostando masse di civili inermi e indifesi nei pressi degli
obiettivi militari su cui punterebbe la ritorsione americana...”
profetizza il sapientissimo Furio Colombo, che davvero con
affermazioni del genere non sembra nemmeno parente del Marc Saudade
di “Bersagli Mobili”.
Intanto
le grandi democrazie “occidentali”, paesi allo sfacelo economico
e sociale, lasciano dietro di sé paesi floridi ridotti in macerie,
senza che l'opinione pubblica alzi un dito.
Ultimo
baluardo a difendere la Siria (ma anche il concetto base della non
ingerenza nelle questioni interne ad un paese membro dell'ONU) paiono
l'Iran e la Russia. Putin ha mostrato il proprio deterrente bellico,
ha navi militari stanziate nei porti siriani, ma in precedenza (Libia
2011) la sua inerzia in merito alla risoluzione 1973 ha talvolta
fatto malignamente dubitare a più di un osservatore di un suo
conflitto d'interessi in merito alla politica energetica. Non per
nulla il partner africano dei paesi “emergenti” del gruppo BRIC
divenne proprio nei mesi della guerra a Gheddafi il Sudafrica,
mutando in BRICS l'acronimo (Brasile, Russia, India, Cina,
Sudafrica). Stavolta il leader russo rimarrà al fianco dell'alleato
Assad o – come altri osservatori bonariamente chiosano –
tampinato da competitori interni e propagandismi vari e pressato
dalla faziosità dell'opinione pubblica mondiale, non potendo –
realisticamente – dare inizio ad una danza dalle conseguenze
terminali, non potrà far altro che assistere impotente all'ennesimo
scempio, limitandosi nell'aristocratico – ma in quel caso
unilaterale e sterile – isolamento della non ingerenza? Sarebbe un
doppio successo per chi ha teorizzato da decenni (e persegue) il
disegno di turbolenza della cosidetta Eurasia.
L'imprevisto voto del
parlamento inglese dà per il momento maggior autorevolezza alla
posizione di cautela della Russia, a questo punto meno isolata
nell'esercizio del buonsenso. L'Italia difficilmente può essere
tenuta di riferimento, i voltafaccia repentini, in obbedienza agli
ordini del grande fratello fanno purtroppo parte della nostra storia
recente.
![]() |
Londra, manifestazioni anti-intervento. |
Il
segretario alla Difesa americano Hagel semplifica il voto britannico
come una opportunità per avere visibilità. Mettersi di traverso ad
una guerra! Impedire un allargamento di un conflitto per lui è
cercare visibilità. Questi sono pazzi, pazzi criminali.
Non
ci stupiremmo di niente oramai, la dignità, la capacità di avere
una propria strategia l'Europa dei piccoli governi succubi la ha
perduta da tempo, riducendosi a zerbino di interessi di chi – da
quarant'anni e più – ha elaborato le più articolate strategie di
disgregazione, di chi da anni – a dispetto dell'autorevole opinione
di Robert Fisk – da anni paradossalmente combatte al fianco di Al
Qaida (o comunque ne utilizza l'ormai manifesta mutazione regionale)
per strutturare il proprio controllo in tutti i quadranti strategici
dell'Africa e dell'oriente.
Come
dice ancora Gino Strada su Il Fatto di giovedì 29 agosto “...quando
un medico somministra una medicina a un paziente e dieci volte su
dieci il paziente muore, il medico cambia terapia. Se si insiste o si
è in malafede o privi di cervello”.
Damasco
avverte l'Europa “Attenti, avete armato i terroristi, gli avete
fornito armi non convenzionali, vi si ritorceranno contro, useranno
quei gas contro di voi” e subito, il giorno dopo i giornalisti di
Repubblica ribaltano la frittata: “La siria minaccia l'Europa con i
gas” c'è da rimanere di stucco, questa è vera criminalità.
Scalfari, vergogna! E a catena altri quotidiani e reti televisive
ripetono l'equivoco. Roba da non credere! Letteralmente, si resta
stupefatti.
Ma non basta, Repubblica si supera utilizzando nientepopodimeno che il sapere di Zbiniew Brzezinski, teorico Le maggiori potenze mondiali,
vecchie e nuove, affrontano una nuova realtà: mentre la letalità
della loro forza militare è più grande che mai, la loro capacità
di imporre il controllo sulle masse politicamente risvegliate del
mondo è a un minimo storico. Per dirla senza mezzi termini: in tempi
precedenti, era più facile controllare un milione di persone che
uccidere fisicamente un milione, oggi è infinitamente più facile
uccidere un milione di persone che controllarne un milione.”), oltrechè storicamente "fondatore" di AlQaida anche notoriamente filantropo ed ospite (in terra americana) di conclamati qaedisti e teorico
delle strategie di supremazia più perverse (un suo concetto celebre : “ “Le maggiori potenze mondiali, vecchie e nuove, affrontano una nuova realtà: mentre la letalità della loro forza militare è più grande che mai, la loro capacità di imporre il controllo sulle masse politicamente risvegliate del mondo è a un minimo storico. Per dirla senza mezzi termini: in tempi precedenti, era più facile controllare un milione di persone che uccidere fisicamente un milione, oggi è infinitamente più facile uccidere un milione di persone che controllarne un milione.”) Scalfari, Scalfari, ma a chi li fai scrivere i tuoi editoriali?
![]() |
Z.Brzezinski, una delle "fresche" menti di "supporto" al presidente più amato dopo Kennedy (sic) |
delle strategie di supremazia più perverse (un suo concetto celebre : “ “Le maggiori potenze mondiali, vecchie e nuove, affrontano una nuova realtà: mentre la letalità della loro forza militare è più grande che mai, la loro capacità di imporre il controllo sulle masse politicamente risvegliate del mondo è a un minimo storico. Per dirla senza mezzi termini: in tempi precedenti, era più facile controllare un milione di persone che uccidere fisicamente un milione, oggi è infinitamente più facile uccidere un milione di persone che controllarne un milione.”) Scalfari, Scalfari, ma a chi li fai scrivere i tuoi editoriali?
La
prova delle menzogne su Saddam (una fialetta di urina in luogo di
arma biologica, sventolata dal politically-correct nero Colin Powell ), su Gheddafi (i 10.000 morti e i bombardamenti, il
Viagra e gli stupri della Clinton), la riprova casalinga della fuffa
di Boston (non se ne parla proprio più, vero?) hanno dimostrato che
la carta stampata, giornalisti bene imboccati e la rete sono
altrettanto efficaci di Napalm e fosforo bianco che – se anche
vietati – posson sempre tornar utili...che volete che sia una Siria
in più, e poi per gli Italiani sono ben altri i problemi, altro che
idealismi vagamente esotici, abbiamo una classe dirigente che nemmeno
il katanga degli anni '60, ma perchè gli americani non girano le
portaerei verso Roma invece che verso Damasco? Ma perché, si chiede
Gramaglia de Il Fatto, nessuno ha voglia di “morire per Damasco”
come nessuno in Italia ha avuto voglia due anni fa di “morire per
Tripoli”? È dunque morto il pacifismo? No Gramaglia, è morta
l'informazione, grazie al giornalismo di parte, alle didascalie
faziose, e fuorvianti, ai cronisti imboscati nelle ambasciate, grazie
ai giornalisti imbeccati o - più elegante – embedded,
quelli che scrivono cosa vuole il più forte, quelli che senza averne
la riprova scrivono, ieri di Gheddafi e oggi di Assad “regimi
responsabili di crimini pesanti contro i loro popoli” con un atteggiamento fideistico che con il giornalismo e l'informazione niente ha da spartire. E tu Gramaglia che ne sai? Tu eri là?! E' con queste frasi, con
queste sentenze che si ammazza la verità, che si crea
l'indifferenza. E' così che si crea il “pensiero unico”, non è
vero che non esistono altre posizioni dalle “vostre” e non si
tratta di generico “pacifismo” di qualche corteo o bandiera
sventolata in qualche piazza di domenica mattina. Il web è diventato
l'unico strumento di partecipazione e conoscenza, sono molti i siti
in cui si cerca di fare informazione corretta, affrancandosi il più
possibile dalle trappole dell'informazione omologata.
E'
quella la complicità, la peggiore, per come la vedo io.
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