mercoledì 25 marzo 2015

ANCORA NORDAFRICA - VISTO DA ITALIANI MA CON UNA PROSPETTIVA PRIVILEGIATA

Pubblicati a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro (Piste incrociate esce in dicembre 2014 e Il potere delle donne arabe agli inizi del 2015), presentati a Firenze il 20 e il 21 marzo rispettivamente, paiono - e forse sono davvero - una sorta di conversazione "distesa" tra due soggetti autenticamente consapevoli della propria mediterraneità, consci per di più della vera e propria responsabilità che compete - ai giorni nostri - agli intellettuali nell'illuminare quelli che sono angoli oscuri della coscienza collettiva del cosidetto "Occidente" di fronte agli eventi che hanno stravolto negli ultimi anni la sponda sud di quella che in passato era una straordinaria via di comunicazione e di scambi culturali ed oggi pare ridotta a lugubre veicolo di disperate transumanze.

La prospettiva privilegiata, il punto di osservazione e di contatto - e di immersione nella realtà - migliore è quello che deriva dallo stare "sul campo", là dove le situazioni si sviluppano ed evolvono.

Una prospettiva privilegiata ma impegnativa che deriva da scelte precise, anche a livello personale, privilegiata sicuramente in una accezione: quella di essere testimoni e "ambasciatori" in un momento storico importantissimo e delicato; prendendo a prestito una riflessione di Tāriq Ramadān il mediare tra due mondi, due culture, far da ponte tra diversità comporta il non essere completamente da una delle due parti in causa ma obbliga a saper condividere, ad aver una visione più ampia delle questioni.




Due libri all'apparenza agli antipodi nell'allure che ne manifestano le immagini di copertina: le seducenti contraddizioni della contemporaneità nel libro di Ilaria, una sorta di tradizionale fascinazione nella silhouette del dromedario e del cammelliere nel mio libro. Nella realtà entrambi ci confrontiamo, spesso inconsapevolmente a poca distanza l'uno dall'altra, con una società - quella nordafricana di lingua araba - che solo ad una visione ignorante appare chiusa e retriva.
Ci confrontiamo con un qualcosa che anche nel linguaggio conserva quelle "vibrazioni" che la materialità (il concetto di materialismo è stato definitivamente, oramai, sorpassato dalla vera e propria pesantezza materica anche nei più elementari gesti del quotidiano) della società europea ed estensivamente occidentale hanno di fatto soffocato.
Ilaria si aggira con disinvoltura nei luoghi di contemporanea evoluzione culturale algerini e tunisini, gli stessi che io mi sono trovato a frequentare nel corso di una (ahimé) più datata anagraficamente frequentazione del Nordafrica, fin dall'inizio degli anni '80. Se la mia metabolizzazione di questa familiarità si è concretizzata nel corso di oltre trent'anni di viaggi, incontri, vere e proprie "adozioni" da parte di famiglie di amazigh (i berberi altrimenti detti), Ilaria ha concentrato le proprie esperienze in prolungate permanenze, vere e proprie parentesi di vita e di studio in quei Paesi.

Paesi in trasformazione, "primavere" vere o presunte ma vissute realmente "sul campo" dagli autori, testimoni spregiudicati e sinceri di un momento storico contemporaneo terribile ed irripetibile, com'è appunto per definizione la Storia contemporanea, quella che viviamo in diretta.

Presentazione di Piste Incrociate venerdì 20 marzo alla Biblioteca delle Oblate - Firenze
L'autore tra il responsabile della Biblioteca, Sig. Pinzani, e il Prof. Giovanni Gozzini

Ilaria Guidantoni autografa copie de " Il potere delle donne arabe"
dopo la presentazione del 21 marzo, a Firenze, all'Hotel Golden Tower


Due soggetti diversi, un uomo e una donna, con approcci e vicende differenti, due percorsi che (il mio titolo esprime le "coincidenze" di percorso) necessariamente incrociano, spesso giungendo a conclusioni diverse, talora identiche, rigorosamente e spontaneamente in relazione ai veri protagonisti delle nostre storie, noi voci narranti di una diversità che - forse - chiede solamente di esser riconosciuta come tale, di veder riconosciuta una identitaria maturità, di una diversità che non brama omologazione, che è consapevole di un proprio itinerario, anch'esso sicuramente fatto di incontri e altre diversità, di errori come di successi, di arricchimento.
Da queste pagine ci parlano di volta in volta artisti, intellettuali, taxisti, bottegai, madri di famiglia, insegnanti, estremisti, parlano rocce antiche costellate di segni graffiti, parlano strade e vicoli di città che ai più, oggi, suggeriscono ansia.
Due libri ambiziosi, fatti per dar voce - in un'altra lingua - a chi spesso viene male tradotto e peggio interpretato: quel bacino del Mediterraneo cui apparteniamo.




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