domenica 14 dicembre 2014

DENARO PUBBLICO - MAFIE E RETORICA - CANOTTIERI


A Roma si inanellano le dietrologie, i distinguo, le discussioni sulla semantica e l'etimologia per il corretto uso della parola “MAFIA”. Se sia corretto o meno parlare di Mafia nella Capitale o se Mafia Capitale abbia da intendersi come semplice frase d'effetto. Cosa cambia? Ah, certo nell'applicazione ed attuazione di dispositivi di indagine validi nell'un caso e non nell'altro, come se la delinquenza – che nuoce comunque ai singoli ed alla società – fosse di genere e entità differenti. Mi pare sia la ennesima dimostrazione che il principale nemico del diritto e della legalità è – ora come non mai – l'esercizio della retorica affidato non a dei “Ciceroni” ma ad una classe di avvocati che nel cinico affarismo del quotidiano hanno trovato la propria nuova deontologia professionale, mentre i politicanti (ripeto da tempo che Politici è un termine che per questi “impiegati e portaborse” dei palazzi – dai ministeriali giù giù fino ai municipali - è un po' troppo nobile) fingono di trovarsi di fronte ad una emergenza, ad una anomalia (ex terroristi, banditi da strada, neri o grigi...) piuttosto che non ad una ben nota consuetudine. In un programma domenicale, oggi, mi è capitato di ascoltare l'intrattenitore Giletti che difendeva il buonsenso comune dalle farneticanti acrobazie dell'ennesimo azzeccagarbugli difensore di qualche avanzo di galera, son rimasto anche favorevolmente sorpreso della poca disponibilità del Giletti al dar troppo spazio al proprio antagonista, tutto preso nella propria recita del ruolo dell'educato e rispettoso delle leggi e praticante il garantismo. Ci hanno abituati a tutto, agli sprechi più scellerati, e non “negli ultimi vent'anni” come qualche pappagallino continua a recitare, ma da cinquanta e più... si son dati tutti la mano in questo, e il caro Renzi, quello dalla schiena diritta, è inutile finga di non sapere...

E' parte di questo meccanismo lo spreco di risorse pubbliche, i denari buttati a chi vanno vanno non importa, lo scavar buche per riempirle è un sistema che non porta a niente, un caso fiorentino attuale è l'ipotesi di sfratto e nuova sede per la Società Canottieri Comunali: a Firenze tante volte si è visto “bruciar tovaglioli per far cenere” ma stavolta, a differenza di altre circostanze, l'Amministrazione Comunale si trova di fronte un gruppo coeso ed informato, non i soliti cittadini disuniti e manipolabili, non assemblee infiltrate da soggetti in cerca di vantaggi personali, si trova di fronte cittadini informati, che dal dialogo anche personale, dei singoli, con gli enti hanno derivato delle consapevolezze da condividere con la Società stessa. Al Palazzo, accusato di effettuare “una scelta di miope burocratismo” non restano che due mezzi : la disinformazione per manipolare l'opinione pubblica ed il cieco dirigismo abbinato alle ruspe; ma davanti alla decisione ragionevole e alla ragionata opposizione dei cittadini dovrebbe essere un percorso poco praticabile, Firenze e il Lungarno Ferrucci non sono in una valle sperduta del Piemonte...
Per la cronaca e per i poco informati ricapitoliamo un punto focale della questione: La Canottieri Comunali non è situata in una zona “a rischio” né le sue strutture e dotazioni possono ragionevolmente considerarsi un rischio in termini di idraulica.
Quindi perché pensare di demolire queste strutture e progettarne la ricostruzione in altra sede non idonea a praticare l’attività ma soprattutto con impossibile accesso al fiume per i portatori di handicap?! Pare una cosa demenziale. E lo è, la cosa preoccupante è questa, in effetti, visto che i geni della pianificazione territoriale hanno concepito questo aborto del costo stimato in 4-5 milioni di Euro, in questo momento francamente i fiorentini tutti - e non solo quelli che remano – dovrebbero comprendere come sia poco intelligente il “bruciar tovaglioli per far cenere”.

Perché la questione - è bene precisarlo - non è una faccenda "privata" della Canottieri. E' una questione assai seria che riguarda tutti i Fiorentini, tutti quei fiorentini che pagan tasse e tributi, perchè stiamo parlando proprio di questo, di dove si vuole che questi denari vadano a finire. Non si tratta di questioni di campanile, di beghe di bottega e di categoria, qualcuno vuole sprecare dei denari pubblici, ovvero della gente, sarebbe meglio controllassero gli appalti, la manutenzione delle strade ( per inciso, un amico mi ha prestato mesi addietro una vecchia Mini, di quelle di una volta, anni '70, provaste a guidarla per le strade cittadine, vi rendereste conto di come è cambiato il modo di fare l'asfalto. E non per i dossi rallentatori, ma per le buche, i chiusini e le rappezzature!) invece di inventarsi nuove GRANDI OPERE. Non pensino, i fiorentini, che sia una questione di pochi snob che amano prender freddo le mattine d'inverno remando "controcorrente", è una questione di moralità generale: stiamo dietro alla forma o alla sostanza?

Non è questione politica di trappole e agguati di qualche fantomatica opposizione, è questione di utilità, è questione di logica, è questione di moralizzare la politica e l'amministrazione della cosa pubblica. Un progetto serve? Parliamone. Non serve oppure è inutile o superfluo? Non discutiamone neppure.   E questo della dislocazione della Canottieri pare davvero superfluo. Andate a chiederlo alla gente in coda alle poste a pagar le "ultime" tasse natalizie (quelle che dovevano esser state tagliate ) cosa ne penserebbero di buttar dalla finestra altri 5 milioni!

Alla considerazione – legittima e corretta – espressa dai consiglieri nel recentissimo incontro del 10 dicembre con l'Assessore Vannucci secondo la quale le localizzazioni alternative impedirebbero alla Società di svolgere l'attività portata avanti da ottant'anni a questa parte (è il 1934 l'anno di fondazione della Società) è da aggiungere la considerazione – di diverso tenore ma altrettanto concreta – fatta da Piero Spina, responsabile del Centro Avviamento allo Sport, per il quale proseguire su questo indirizzo “Sarebbe un grave e ingiustificato spreco di risorse” (La Nazione, cronaca 12 dic. 2014).
Uno SPRECO di denaro pubblico “motivato” dall'accanimento burocratico nella osservazione di una norma nello specifico superata dai fatti e dalle circostanze (assenza di pericolosità).

Non son più i tempi – se mai lo fossero stati – di buttar soldi dalla finestra o di agevolare imprese con appalti inutili. Gli appalti pubblici gravano sui bilanci dei cittadini, con mutui ed interessi, mentre gli amministratori locali li usano per ingrassare i propri curricula, nel migliore dei casi.

Preso atto delle dotte dissertazioni garantiste espresse a difesa di conclamati delinquenti dai loro avvocati sarebbe ora che la Magistratura scendesse di cattedra per avvicinarsi al mondo reale, la teoria e la retorica purtroppo difendono ormai da troppo tempo il malaffare, con cavilli e interpretazioni, mentre il buonsenso non trova più albergo, nemmeno in una città turistica come Firenze.


Nessun commento:

Posta un commento