lunedì 8 dicembre 2014

CANOTTIERI E AEROPORTI IL NUOVO BUSINESS DELLA FIRENZE DA BERE DEL PREMIER

Non pochi amici, frequentatori più o meno regolari del blog, da tempo mi ripetono del proprio imbarazzo in merito ad alcuni temi di politica estera che mi capita di trattare frequentemente. Il loro imbarazzo – e per alcuni un vero e proprio freno all'inviare commenti – risiederebbe in una loro non “competenza” in materia, che so, di fatti algerini piuttosto che libici o inerenti il confronto tra religioni oppure nella loro conseguente inadeguatezza a discutere magari la mia affermazione – assolutamente determinata – che parlare di ISIL non è parlare di Islam e che chi al contrario si esprime in tal senso fa disinformazione oppure non capisce niente. E' di un paio di giorni addietro una affermazione di questi contenuti, è stata fatta nientepopodimeno che dal Pontefice di Roma. Che dell'argomento -almeno per “mestiere” - avrebbe il dovere di parlare a ragion veduta. Perchè l'ISIL, caro Francesco, altro non è che una creatura del colonialismo occidentale, per esser precisi del neo-colonialismo, e niente ha a che fare con l'Islam che è una delle tre religioni rivelate. Una creatura (quella che poi diverrà ISIL) che con nomi e configurazioni diverse è stata usata in Libia, poi in Siria, a servire gli interessi non certo di quei Paesi ma di chi aveva motivo di sovvertirne la stabilità. Non è una mutazione cavalleresca (sic...) del qaedismo (sic...) o di un rigore salafita (che è altra cosa dalla ipocrisia dell'idea saudita cresciuta all'ombra ed a braccetto degli imperi europei). Sembra che Francesco si rifaccia alle teorie perlomeno surreali della Loretta Napoleoni (nomen omen) soi-disant massima esperta (boia deh! è perlomeno modesta) di terrorismo internazionale in un farneticante saggio sull' Esercito Islamico non per niente pubblicato in pompa magna da Feltrinelli.
Ma con questa battuta – che avevo in gola, anzi sulla punta delle dita, dal momento stesso in cui ho ascoltato le parole del Papa in TV – non faccio altro che appunto “imbarazzare” di nuovo i miei lettori (che per carità non invito a documentarsi sulla Napoleoni, così tenera da metter sul proprio sito internet una propria foto di forse trent'anni fa!), stavolta contesto addirittura il Papa Francesco, il Papa di moda, sobrio come raccomandava Mario Monti... Prometto ad amici ed amiche di impegnarmi a spiegare ogni dettaglio, a costo di ripetermi, se necessario. Ma non chiudetevi in un angolo, i nostri ambiti individuali risentono  - e di brutto - del contesto complessivo, e non per la teoria del battito d'ali della farfalla in cina, non si parla di battiti d'ali, si parla di cambiamenti nei rapporti tra parti del mondo. Chi è così miope, anzi cieco, da non comprendere che le ricadute saranno anche nel privato? 

No, oggi voglio parlare di cose più spicciole, i Massimi Sistemi li lasciamo ai professori ed alla stampa di regime (avete sentita la battuta ieri sera di un ospite de “La Gabbia” sulla 7 allorché quel signore è insorto affermando che la più grande responsabilità è nella stampa che distorce e manipola l'informazione?), anche se, come vedrete, stiamo parlando sempre di aspetti generali che hanno origine nel particolare (i Massimi Sistemi, insomma, si interpretano e alla fine ritorcono nella quotidianità più spicciola, non date retta ai venditori di fumo che li pretendono argomenti da iniziati).
Ho veduto per strada un manifesto dei “forzisti” che rivendicano il proprio acume in merito alla questione (tutta fiorentina, all'apparenza) dell'aeroporto di Peretola.


Allora, questi GENI sbandierano il fatto di aver sempre sostenuta la tesi della necessità della nuova pista, un giochino da – si dice – 600 milioni di euro o giù di lì.
Nel manifesto, che vedete qui sopra, vi è una affermazione che di questi tempi più che dare certezze, più che certificare una verità (come vorrebbero gli estensori del manifesto), appare quantomeno sospetta e strumentale: l'ENAC ha stabilito che Firenze ha bisogno (Firenze deve avere una pista...) di una pista da 2400 metri. Il DOGMA (la necessità della nuova pista) e il profeta (L'Ente Nazionale per l'Aviazione Civile, una delle tante strutture corteggiate dagli yes-men dei vari Capitani Coraggiosi e dagli utili idioti della politica fallimentare). A parte i fatti risaputi anche dai più sprovveduti ovvero che Parigi ha aeroporti distanti 40 minuti buoni dalla città, Londra idem, solo nel caso di Berlino si ha un aeroporto “cittadino” e più o meno in tutto il mondo gli aeroporti sono abbastanza lontani dai centri città, aparte che sarebbe assai più intelligente sviluppare i rapporti ferroviari tra Firenze e Pisa e semmai integrare quello di aeroporto, specialmente in un momento storico congiunturale,noi NO! Abbiamo ora anche Renzi, il ragazzo di Rignano sull'Arno, che da buon provincialotto ma grazie alla politica frequentatore dei salotti patrizi più blasonati della città del fiore, propugna per Firenze la necessità quasi etica di disporre di un aeroporto da grande metropoli. Perché Firenze è cultura (stop, sarebbe solo quello, e turisti sgangherati e fast-food, se il principino non se ne fosse accorto) e quindi si merita di sperperare 600 milioni dei propri cittadini.

Più lavoro! Sbraita il manifesto degli alleati di Renzi, i queruli servi sciocchi dello statista mancato del patto scellerato del nazzareno (minuscolo e con due zeta), certo! Più lavoro, sullo stile di Roma MafiaCapitale, di sicuro. Più rilancio dell'economia: il mantra demenziale della crescita senza fine. Perchè sono tre le certezze e le strategie.
Uno, Strategie: le Grandi Opere sono concepite in linea di massima per creare debito e finanziamenti (accensioni di mutui) che nei decenni si spalmeranno sulla gente, non certo su chi ha operato tali scelte.
Due, Fatti, Certezze: le Grandi Opere in Italia, in genere – è storia, non sono maldicenze – sono appannaggio di cartelli dalla quantomeno “discutibile” composizione. In Toscana come nel Lazio, come in Lombardia, è un sistema, un sistema che inizia nel malaffare delle piccole ricompense con cariche nelle partecipate o nelle Provincie e Regioni anche al più insignificante e inutile ed ignavo consigliere comunale e via via ingigantisce nell'inerzia dello Stato e dei controllori coperto dalla complicità di quei riconoscenti parvenus della pubblica amministrazione e delle partecipate. In TV i sindacalisti "collaborazionisti" della nuova gestione cinese di una industria metalmeccanica del nord spiegano che hanno tenuto il posto per poter contrattare i diritti degli altri colleghi, ma perché 150 di questi se ne sono andati a casa e i sindacalisti invece no? E' la storia di sempre, quella delle canne al vento, flessibili, solo che talvolta bisogna esser diversi da un ammasso di fibra inerte...ma questa gente non ha etica, si sentono diversi dai propri consimili, sono eletti, a modo loro vogliono essere i primi degli ultimi ma invece sono gli ultimi dei primi, i loro servi e giullari. 
Tre: la Crescita è oggi una utopia, peggio, è una forma di disonestà intellettuale. E non perché a questi mentecatti di falsi imprenditori non riesca. La crescita infinita non può esistere.

Stessa città, Firenze, stessi deliri. Siamo stavolta sul greto dell'Arno, dove degli sfaticati trascorrono il proprio tempo libero a spolmonarsi allegramente su remi e pagaie, godendosi – gli uni sotto Ponte Vecchio – gli altri poco più a monte lungo l'oasi verde dell'Albereta, gli scorci più esclusivi di questa città, scorci che i turisti vengono ad invidiare da tutto il mondo e che possono invece esser vissuti nella quotidianità semplicemente dandosi – per l'appunto – una semplice disciplina: quella del remo.
Ebbene da che mondo è mondo le società di canottaggio – da Roma a Torino, limitandosi ai casi più evidenti – hanno sedi, depositi di barche, circoli di ritrovo, palestre, nelle immediate prossimità dei corsi d'acqua. Per definizione.
Ora è noto che un Regio Decreto, il 523 del 1904, definisce l'impossibilità di edificare, piantare alberi ecc. negli alvei dei fiumi, ed è un tema delicato di questi tempi dopo che la disinvoltura di imprenditori e amministrazioni pubbliche hanno stuprato il territorio e cagionato vere e proprie tragedie ambientali ma stavolta si tratta di discernere tra forma e sostanza.
Forma e sostanza oppure forma o sostanza?


A Torino sono ben più numerose che a Firenze le società di canottaggio e guardate le sedi dove sono ubicate!? Non di certo sulla montagna di Superga. Sono sul fiume. E il fiume – il Po, non un torrentello qualsiasi – è vissuto dalla città in modo assai disinvolto e viscerale, con locali posti in luogo di vecchi magazzini proprio a pochi centimetri di dislivello dal pelo dell'acqua. Nella foto che precede e in quella seguente sono visibili, di fronte al medesimo parapetto ed a poca distanza una dall'altra, strutture di tutto rispetto, sono per l'appunto i Circoli di canottaggio (Caprera, Cerea ed Esperia, tanto per la cronaca).



Ma a Firenze si ha memoria di una ostinata battaglia di qualche anno addietro tra la Canottieri Firenze (Pontevecchio) ed un ostinato – o malevolo – funzionario. La burocrazia pretendeva l'abbandono dei locali sotto agli Uffizi, dove è ricoverata la flotta remiera tra le più blasonate d'Italia, notate che nel 1966 al momento dell'Alluvione di Firenze l'acqua non penetrò nella società dal varco sul greto, ma dalla porta pedonale sui lungarni, come un qualsiasi negozio, e la porta è ben fuori dall'alveo. Sostanza o forma?

Adesso la storia si ripete, con la Canottieri Comunali, con una variante che di questi tempi appare ai maligni assai sospetta: la demolizione della struttura della Canottieri, la demolizione della struttura della adiacente piscina della Rari Nantes, la ricostruzione nell'ambito di un nebuloso progetto di infrastruttura mista Nuoto/Calcetto/Canoa, tanto farraginoso quanto poco concretizzabile, e in fin dei conti nuovamente – salvo dimostrazione contraria – fuori norma, stante il fatto che se la Canottieri in alveo oggi si trova, per elementi fattuali insiti nella funzione in alveo si dovrebbe trovare anche successivamente... a patto di non collocarla sulle colline di Fiesole.
C'è da dire che il progetto di ricollocazione muoverebbe risorse, cioè quattrini, e allora cosa c'è – di nuovo – di meglio che in un momento di crisi bestiale mettere in cantiere nuovi lavori?
Così da poter lanciare qualche bel bando che poi verrebbe vanificato dai subappalti, dai fallimenti strumentali, dagli affidamenti a trattativa privata magari...
"Dove c'è gioco c'è quattrini..." si dice a Firenze.
Ma com'è che sui giornali fiorentini si parla così poco e così male, nel caso, della questione?  Com'è che una questione così all'apparenza banale - nella logica del buonsenso - rischia di trasformarsi nell'ennesimo spreco di denaro dei cittadini? Nell'ennesima stupidaggine compiuta nel rispetto di una burocrazia demente e borbonica?

Ma siamo a Firenze, mica a Roma, là hanno MafiaCapitale, qua noi abbiamo i Medici e il Brunelleschi, con memorie così che paura abbiamo?
Pare abbiano parlato di cifre intorno ai quattro/cinque milioni di euro per tutto questo pacchetto: Se fossero solo per il canottaggio sarebbe una rapina in piena regola, se invece nella cifra dovesse rientrare anche la piscina sarebbe una presa per i fondelli.
Purtroppo non sono i tempi dei Medici e del Brunelleschi, ma dei Renzi e dei Berlusconi, dei Letta e dei Monti e dei loro valletti, delle loro trame e maneggi, di sensali, nani e ballerine, dei Passera innamorati del Ponte sullo stretto e che salvano sempre le banche e mai la gente, troppo impegnati nelle prime alla Scala, trasformando la cultura stessa in qualcosa di malsano, di marcio, di volgare.

La Comunali nell'evento del '66 non riportò sostanzialmente danni, il tappo vero, se vogliamo, fu quello di Ponte Vecchio...ma è ovvio, non di questo si parla, i fiorentini ben ricordano i lavori di anni di quell'escavatore che dragò ininterrottamente il fondo del fiume tra Ponte alle Grazie e Ponte Vecchio, per consentire un vantaggio “geometrico” all'acqua rispetto alle volte di quest'ultimo, perché, se guardassimo alla geometria, sarebbe perlomeno lapalissiano che il teorico volume d'acqua della sezione d'ambito della Canottieri Comunali presso il Ponte da Verrazzano non potrebbe mai essere ospitata dalla vera e propria insenatura più a valle, con la vera e propria “chiusa” materializzata dal prestigioso monumento all'arte dei beccai, prima, e degli orafi, poi.


La cittadinanza fiorentina, litigiosa per vezzo e per tradizione, divisa ad arte dai propri politicanti (di politici veri ahimé, qua in giro non se ne vedono da un pezzo) e più adusa a godere delle disavventure del prossimo piuttosto che ad impegnarsi per un interesse comune, riuscirà a discernere in questa querelle il naufragio della capacità di pianificazione della classe dirigente locale (e per estensione nazionale) e a non consentire ancora una volta alla legittimità della forma di prevalere sull'opportunità della sostanza?

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