Quante notizie sconvolgenti, aerei abbattuti, paesi disgregati, provocazioni, massacri indiscriminati, creazione di sistemi finanziari alternativi a quelli dominanti. Putin e la Russia assediati dai mezzi di informazione occidentali.
Negli anni '70 Gheddafi
si era scontrato con Sadat al momento in cui questi si era allineato
agli indirizzi del Cremlino, il libico aveva sempre percorso una
strada alternativa rispetto a quella tracciata, imposta, dalla
sicumera dei Grandi, dei Paesi Progrediti, Gheddafi ci era stato
venduto anche per un laico (secondo i media nostrani), seppure avesse
esplicitamente inserita la Sha'ria nell'ordinamento
giuridico/politico della Jamahiriya. Gheddafi, che non era “lo
sbirro” del Mediterraneo, ma bensì il referente benestante
dell'Africa intera, beninteso di quell'Africa che non intendeva
ricadere nella trappola – fin troppo palese – di vecchi e nuovi
padroni, aveva compreso che il FMI era lo strumento più efficace di dominazione del colonialismo contemporaneo, così ne aveva concepito un antagonista, un Fondo Monetario Africano, con la sua propria Banca Africana di Investimenti.
Il
Putin, "bastione" contro il delirio di onnipotenza
americano, protagonista del "veto" sulla Siria, che quindi
per il sottoscritto torna anche protagonista del "non veto"
sulla Libia, tradita per ragioni utilitaristiche e caratteriali (il
Gheddafi, vero statista indipendente africano, non era controllabile,
tanto valeva lasciarlo scannare dalla coalizione occidentale, mal che
fosse andata se fosse riuscito a resistere - e ci arrivò vicino - si
sarebbe ritrovato tra le mani un paese disintegrato e sarebbe forse
stato costretto a chinare il capo e impegnarsi da vassallo con
lo zar, che bonariamente gli avrebbe prestato uomini
mezzi e risorse) mentre l'ex oculista londinese Bashar al Assad è
stato da sempre un soggetto più aderente agli stili diplomatici
"tradizionali", più politically correct, per
non dire malleabile. Il Putin preferiva nel 2011 far entrare il paese
del "bravo negro Mandela" nell'organizzazione dei paesi
emergenti (BRIC: Brasile,Russia,India,Cina) e lasciare Gheddafi,
poco partner ma vero Statista africano, al proprio destino.
Putin
un ingenuo quindi, sulla Libia ingannato dalla scaltra e maligna
diplomazia occidentale? "Ma non diciamo sciocchezze!!!"
Putin un vendicativo opportunista piuttosto, con buona pace di
quanti, compreso il sottoscritto al momento delle recenti ed
interessanti dichiarazioni di Valdai di fine 2013, gli hanno
attribuite profondità di pensiero e velleità di tutela di una
tradizione dei valori "antichi" e radicati nella cultura
dell'Eurasia. Nella circostanza dell'aggressione alla Libia sembra
che la facoltà di leggere la geopolitica si ottunda per Putin ed i
suoi consiglieri, ed è gravissimo. Poteva essere sufficiente il suo
veto, il veto di un membro “pesante” come la Russia – per di
più testimone consapevole della falsità delle accuse mosse a
Gheddafi al solo scopo di isolarlo agli occhi delle “comunità
internazionale”- ad interrompere la spirale tragica che stava per
abbattersi sul paese nordafricano? Certo che si.
Com'è
possibile che uno statista (perché è di questo che stiamo parlando,
di statisti, non di assessori comunali alla cooperazione
internazionale e alla solidarietà a cani e porci) del livello di
Vladimir Putin abbia commesso una svista di questa entità
abbandonando Gheddafi all'accanimento dell'asse Washington/Qatar/UE e
condannando a seguire l'Africa al delirio jihadista? Per un pò di gas o petrolio? No, sarebbe troppo grave. Per castigarlo della sua storica avversione a legarsi da vassallo alle superpotenze?!
Come
è possibile che abbia commesso l'ingenuità di non comprendere il
messaggio implicito nell'operazione nordafricana? Che cioè fosse
ancora in itinere il programma imperiale rivelato fin dal 2007 dal
Gen. Clarke e che tale disegno, partorito da gentiluomini come
Cheney, Bush, Wolfowitz, Rumsfeld, strutturato sull'ossatura del PNAC (Project
for the New American Century) del 2000, a sua volta configurazione
semi-operativa delle riflessioni strategiche di Brzezinski, non
avesse come fine nemmen tanto remoto (nel tempo) proprio la Santa
Madre Russia?
Che
gli stessi metodi di inganno, le stesse dinamiche di consenso, di
nebbie mediatiche non sarebbero a breve state rivolte verso di
lui?
Come
hanno fatto Putin ed i suoi consiglieri a non comprendere che la
Libia e Gheddafi, molto più che l'Iraq e Sadam Husayn, erano la
chiave di volta da cui si sarebbero innescati tutti gli
stravolgimenti epocali dell'Africa sahariana e pre-sahariana e del
Medio Oriente? Come pensare che tali aspetti – egoisticamente –
non avrebbero tracimato con conseguenze – da quel momento in poi –
imprevedibili?
Gheddafi
crea nel 2010 il Fondo Monetario Africano (il 28 dicembre ne venne
firmato lo statuto) e diviene immediatamente il bersaglio del “mondo
civile”, tradito ed abbandonato da nani come il governo italiano
che rinuncia perfino agli innegabili vantaggi economici derivanti dal
trattato di amicizia partenariato e cooperazione sottoscritto due
anni prima.
Putin
stringe mani e brinda per la prossima creazione di un Fondo monetario
dei paesi del BRICS, mi pare un incubo, ma di che stiamo parlando?
Non hanno avuto pace finché non hanno ammazzato chi aveva creato un
Fondo alternativo al FMI (Gheddafi), non hanno avuto pace finchè non
hanno trasformato il paese benestante del Nordafrica (la Libia) in un
deserto di tragedie e caos, hanno materializzato addirittura un
Califfato per esportare (né più né meno che la coca-cola) la loro
versione del jihad al solo scopo di scardinare la società di fede
musulmana e le nazioni arabofone. In bocca al lupo, Vladimir, se ci
riesci sicuramente vinci una grande scommessa, e di sicuro la vinci
anche per tutti noi che riusciamo a guardare un po' oltre la cortina
fumogena che ci si para davanti ad opera degli organi di stampa ed
informazione (ovvero disinformazione), ma non sono d'accordo con
quanti (il peraltro ottimo Giulietto Chiesa è uno, il peraltro
indiscutibilmente referenziato sul campo Fulvio Grimaldi è un altro)
mi paiono orientati a voler analizzare il quadrante Russo/Ucraino
separatamente dai pregressi fatti nordafricani, o quantomeno nei
fatti assolvono lo statista russo per la circostanza della Libia.
Che invece, sia nel merito specifico (Libia distrutta) che nelle
conseguenze regionali è un fatto gravissimo, una sconfitta che non
si ripaga con l'eliminazione di un concorrente sul mercato delle
risorse energetiche, una sconfitta che al contrario ha un costo di
ricadute non valutabile. Una cosa che mi crea perplessità è la coabitazione di un Giulietto Chiesa con un Furio Colombo all'interno del Fatto Quotidiano, giornale soi-disant indipendente e dalla visione di politica estera a dir poco curiosa, con cronisti che definiscono malese il governo del Mali...forse serve come pappagallo sulla spalla di Padellaro e come contrappeso per la presenza di Colombo, l'ex uomo-FIAT in America?
Personalmente
vedo un riproporsi di situazioni che nella loro cronologia poco hanno
di casuale, piuttosto si tratta di un modello.
Mi
rincresce non poco, con la doppia frustrazione della Cassandra (che
vede le cose che accadranno ma non viene ascoltata e quindi non può
interagire, in questo caso tentar di informare), che il mio saggio
"LIBIA IL NAUFRAGIO DELL'EUROPA" sia stato boicottato dal giornale "Il Fatto Quotidiano" il cui
direttore Padellaro nell'estate scorsa pare abbia fatto una personale
questione dell'impegno a non pubblicare ben due mie inserzioni (a
pagamento) pubblicitarie dell'ebook. In quelle pagine, iniziate
nell'agosto 2011, l'estate insanguinata susseguente alle fasulle
“primavere arabe” con infinita presunzione mi avventuravo
nell'analisi pressoché di tutto quanto sta accadendo qua da noi e
sullo scacchiere euroafricano. Così come è impressionante un tema
che affrontavo in quelle pagine, assolutamente sottovalutato da
soggetti ben più blasonati di me - o comunque da questi interpretato
secondo schemi e chiavi di lettura effimere - delle contaminazioni
jihadiste in atto a più livelli della società di quei paesi.
Attenzione, ripeto che la questione jihadista, oggi, è altro dalla
questione Qaedista (i più nemmeno si rendon conto della differenza e
non possono "apprezzarne" le analogie e sinergie) è un
tema delicatissimo e va affrontato non solamente sulla base del
nostro "saputo" della storia, ch'è assolutamente marginale
e unilaterale, ma richiede uno sforzo (curiosamente jihad sta
per sforzo...) intellettuale di conoscenza e "sentimentale"
che non sono assolutamente improvvisabili. Sull'argomento e sulle
vere radici storiche della collusione tra l'imperialismo occidentale
(europeo, a quel tempo) e le realtà islamiste le più
tradizionaliste (nei fatti gli eredi di Wahab, ovvero i Saud...), cui
mi sono riferito diffusamente nel saggio succitato, è on-line una
delle sempre interessanti riflessioni di Pierfrancesco Zarcone (Ilmoderno Jihadismo).
Così,
come descritto nel mio libro/saggio, di fatto vediamo definirsi nella
realtà il disegno complessivo dei più grandi complottisti della
Storia moderna (non solo contemporanea): i grandi capitalisti
finanziari. Che non sono né americani né russi né marziani o
cinesi, la nazionalità non è la loro caratteristica, e nemmeno
l'etnia o il credo o il colore della pelle (tutti specchietti per
allodole, finalizzati al solo dividere la gente in fazioni). Il buon
Brzezinski, già consigliere di Jimmi Carter ed oggi di Obama, non ha
avuto falsi pudori nell'elencare l'Ucraina già negli anni '90 come
uno degli obiettivi fondamentali per la strategia egemonica
americana. E guardate che ne parla con la più grande schiettezza e
realismo, che non è cinismo. Il cinismo è un qualcosa d'altro, che
implica anche un atteggiamento "sentimentale" - di
conflitto, quantomeno - o la rinuncia ad esso, il realismo è un
qualcosa di anodino, freddo, distante, matematico. Stiamo parlando di
numeri , non di Nazioni, i termini di riferimento sono statistici,
percentuali, non nomi di persone. Ciò aiuta, e molto, ad
allontanarsi dal sangue e dalla polvere degli scontri di
piazza. Brzezinski nel suo “La Grande Scacchiera“ individua
i target (l'Ucraina è uno di questi: ...Per gli Stati Uniti, il
premio geopolitico più importante è rappresentato dall’Eurasia,
il continente più grande del globo...Ma se la Russia dovesse
respingere l’Occidente, diventare una singola entità aggressiva e
stringere un’alleanza con il principale attore orientale e
con l’India, allora il primato americano in Eurasia si
ridurrebbe sensibilmente), le teste di ponte sostanziali per la
futura strategia americana, strategia, va rimarcato, egemonica,
nell'altro “Il mondo fuori controllo” aveva stigmatizzata la
manifesta inferiorità della cultura americana rispetto a quella
europea ed analizzato i modi per superare questo gap.
Un
gap che risulta ancora più ampio se confrontiamo le
asserzioni di Putin nel corso della conferenza di Valdai con i deliri
strategici – ma assai pratici - della prosa del Brzezinski. A
Valdai, fine 2013, lo statista russo ci appare di uno spessore ben
diverso da quello propalatoci dalle malinconiche vicende
berlusconiane.
“Oggi
ci occorrono nuove strategie per preservare la nostra identità in un
mondo che cambia rapidamente, un mondo che è diventato più aperto,
trasparente ed interdipendente. Questo fatto sfida praticamente tutti
i popoli e i paesi in un modo o nell’altro, russi, europei, cinesi
ed americani – le società di tutti i paesi, di fatto.
...
Per noi (parlo dei russi e della Russia) le domande sul chi siamo e
chi vogliamo essere sono sempre più in primo piano. Ci siamo
lasciati alle spalle l’ideologia sovietica, e non c’è ritorno.
Chi propone un conservatorismo fondamentale, e idealizza la Russia
pre-1917, sembra ugualmente lontano dal realismo, così come sono i
sostenitori di un liberalismo estremo, all’occidentale.
È evidentemente impossibile andare avanti senza auto-determinazione spirituale, culturale e nazionale. Senza questo, non saremo capaci di resistere alle sfide interne ed estere, né riusciremo nella competizione globale. Oggi vediamo una nuova tornata di questa competizione, centrate sull’economico-tecnologico e sull’ideologico-informazionale. I problemi militari e le condizioni generali stanno peggiorando. Il mondo diventa più rigido, e spesso scavalca non solo il diritto internazionale,ma anche l’elementare decenza...
È evidentemente impossibile andare avanti senza auto-determinazione spirituale, culturale e nazionale. Senza questo, non saremo capaci di resistere alle sfide interne ed estere, né riusciremo nella competizione globale. Oggi vediamo una nuova tornata di questa competizione, centrate sull’economico-tecnologico e sull’ideologico-informazionale. I problemi militari e le condizioni generali stanno peggiorando. Il mondo diventa più rigido, e spesso scavalca non solo il diritto internazionale,ma anche l’elementare decenza...
….....Ogni
Stato deve disporre di forza militare, tecnologica ed economica; ma
la cosa prima che ne determinerà il successo è la qualità dei suoi
cittadini, la qualità della società: la loro forza intellettuale,
spirituale e morale. Alla fin fine, crescita economica, prosperità
ed influenza geopolitica derivano da tali condizioni della società.
Se i cittadini di un dato Paese si considerano una nazione, se e fino
a che punto si identificano con la propria storia, coi propri valori
e tradizioni, e se sono uniti da fini e responsabilità comuni. In
questo senso, la questione di trovare e rafforzare l’identità
nazionale è davvero fondamentale per la Russia.
E intanto, l’identità nazionale della Russia odierna subisce non solo la pressione oggettiva che viene dalla globalizzazione, ma anche le conseguenze delle catastrofi nazionali del ventesimo secolo, quando abbiamo provato il collasso del nostro stato per ben due volte. L’effetto è stato un colpo devastante ai codici culturali e spirituali della nostra nazione; abbiamo fronteggiato la rottura di tradizioni e consonanza della storia, con la demoralizzazione della società, con una perdita di fiducia e responsabilità. Queste sono le cause radicali dei tanti urgenti problemi che affrontiamo. La questione della responsabilità verso se stesso, verso la società e il diritto, è qualcosa di fondamentale per la vita di ogni giorno come per la vita del diritto
….........
L’esperienza ha mostrato che una nuova idea nazionale non compare da sé, né si sviluppa secondo regole di mercato. Uno Stato ed una società costruiti “spontaneamente” non funzionano, né funziona copiare meccanicamente le esperienze di altri Paesi. Tali imprestiti rozzi e tentativi di civilizzare la Russia dall’esterno non sono state accettati dalla maggioranza assoluta del nostro popolo. Ciò perché l’aspirazione all’indipendenza e alla sovranità nella sfera spirituale, ideologica e nella politica estera è parte integrante del nostro carattere nazionale. Detto tra parentesi, tali approcci sono falliti anche in altre nazioni. I tempi in cui modelli e stili di vita già bell’e fatti potevano essere inseriti in Paesi stranieri come programmi nei computers sono passati.
Comprendiamo anche che l’identità e un’idea nazionale non può essere imposta dall’alto, per mezzo di un monopolio ideologico. È una costruzione molto instabile e vulnerabile, e lo sappiamo per esperienza personale; non ha futuro nel mondo moderno. Abbiamo bisogno di creatività storica, d’una sintesi dei costumi e delle idee nazionali migliori, una comprensione delle nostre tradizioni culturali, spirituali e politiche colte da diversi punti di vista; bisogna capire che (l’identità nazionale) non è qualcosa di rigido che durerà per sempre, ma piuttosto un organismo vivente. Solo così la nostra identità sarà fondata su solida base, diretta verso il futuro e non il passato. Questo è il principale argomento a riprova che un’ideologia di sviluppo deve essere discussa da persone che hanno visioni differenti, e diverse opinioni sul come risolvere dati problemi.
Sicché tutti noi – i cosiddetti neo-slavofili e i neo-occidentalisti, gli statalisti e i cosiddetti liberisti – tutta la società deve lavorare insieme per creare fini comuni di sviluppo (...). Ciò significa che i liberisti devono imparare a parlare ai rappresentanti della sinistra e che d’altro canto i nazionalisti devono ricordare che la Russia è stata formata specificamente come stato pluri-etnico e multi-confessionale fin dalla sua nascita (...). La sovranità, indipendenza e integrità territoriale della Russia sono incondizionate. Qui ci sono “linee rosse” che a nessuno è permesso scavalcare. Per quanto differenti siano le nostre vedute, le discussione sull’identità e il nostro futuro nazionale sono impossibili se coloro che vi prendono parte non sono patriottici.
E intanto, l’identità nazionale della Russia odierna subisce non solo la pressione oggettiva che viene dalla globalizzazione, ma anche le conseguenze delle catastrofi nazionali del ventesimo secolo, quando abbiamo provato il collasso del nostro stato per ben due volte. L’effetto è stato un colpo devastante ai codici culturali e spirituali della nostra nazione; abbiamo fronteggiato la rottura di tradizioni e consonanza della storia, con la demoralizzazione della società, con una perdita di fiducia e responsabilità. Queste sono le cause radicali dei tanti urgenti problemi che affrontiamo. La questione della responsabilità verso se stesso, verso la società e il diritto, è qualcosa di fondamentale per la vita di ogni giorno come per la vita del diritto
….........
L’esperienza ha mostrato che una nuova idea nazionale non compare da sé, né si sviluppa secondo regole di mercato. Uno Stato ed una società costruiti “spontaneamente” non funzionano, né funziona copiare meccanicamente le esperienze di altri Paesi. Tali imprestiti rozzi e tentativi di civilizzare la Russia dall’esterno non sono state accettati dalla maggioranza assoluta del nostro popolo. Ciò perché l’aspirazione all’indipendenza e alla sovranità nella sfera spirituale, ideologica e nella politica estera è parte integrante del nostro carattere nazionale. Detto tra parentesi, tali approcci sono falliti anche in altre nazioni. I tempi in cui modelli e stili di vita già bell’e fatti potevano essere inseriti in Paesi stranieri come programmi nei computers sono passati.
Comprendiamo anche che l’identità e un’idea nazionale non può essere imposta dall’alto, per mezzo di un monopolio ideologico. È una costruzione molto instabile e vulnerabile, e lo sappiamo per esperienza personale; non ha futuro nel mondo moderno. Abbiamo bisogno di creatività storica, d’una sintesi dei costumi e delle idee nazionali migliori, una comprensione delle nostre tradizioni culturali, spirituali e politiche colte da diversi punti di vista; bisogna capire che (l’identità nazionale) non è qualcosa di rigido che durerà per sempre, ma piuttosto un organismo vivente. Solo così la nostra identità sarà fondata su solida base, diretta verso il futuro e non il passato. Questo è il principale argomento a riprova che un’ideologia di sviluppo deve essere discussa da persone che hanno visioni differenti, e diverse opinioni sul come risolvere dati problemi.
Sicché tutti noi – i cosiddetti neo-slavofili e i neo-occidentalisti, gli statalisti e i cosiddetti liberisti – tutta la società deve lavorare insieme per creare fini comuni di sviluppo (...). Ciò significa che i liberisti devono imparare a parlare ai rappresentanti della sinistra e che d’altro canto i nazionalisti devono ricordare che la Russia è stata formata specificamente come stato pluri-etnico e multi-confessionale fin dalla sua nascita (...). La sovranità, indipendenza e integrità territoriale della Russia sono incondizionate. Qui ci sono “linee rosse” che a nessuno è permesso scavalcare. Per quanto differenti siano le nostre vedute, le discussione sull’identità e il nostro futuro nazionale sono impossibili se coloro che vi prendono parte non sono patriottici.
Ovviamente
intendo patriottismo nel più puro senso della parola
Altra grave sfida all’identità della Russia è legata ad eventi che hanno luogo nel mondo. Sono aspetti insieme di politica estera, e morali. Possiamo vedere come i Paesi euro-atlantici stanno ripudiando le loro radici, persino le radici cristiane che costituiscono la base della civiltà occidentale. Essi rinnegano i principi morali e tutte le identità tradizionali: nazionali, culturali, religiose e financo sessuali. Stanno applicando direttive che parificano le famiglie a convivenze di partners dello stesso sesso, la fede in Dio con la credenza in Satana.
La “political correctness” ha raggiunto tali eccessi, che ci sono persone che discutono seriamente di registrare partiti politici che promuovono la pedofilia. In molti Paesi europei la gente ha ritegno o ha paura di manifestare la sua religione. Le festività sono abolite o chiamate con altri nomi; la loro essenza (religiosa) viene nascosta, così come il loro fondamento morale. Sono convinto che questo apre una strada diretta verso il degrado e il regresso, che sbocca in una profondissima crisi demografica e morale. E cos’altro se non la perdita della capacità di auto-riprodursi testimonia più drammaticamente della crisi morale di una società umana? Oggi la massima parte delle nazioni sviluppate non sono più capaci di perpetuarsi, nemmeno con l’aiuto delle immigrazioni. Senza i valori incorporati nel Cristianesimo e nelle altre religioni storiche, senza gli standard di moralità che hanno preso forma dai millenni, le persone perderanno inevitabilmente la loro dignità umana. Ebbene: noi riteniamo naturale e giusto difendere questi valori. Si devono rispettare i diritti di ogni minoranza di essere differente, ma i diritti della maggioranza non vanno posti in questione.
Simultaneamente, vediamo sforzi di far rivivere in qualche modo un modello standardizzato di mondo unipolare e offuscare le istituzioni di diritto internazionale e di sovranità nazionale. Questo mondo unipolare e standardizzato non richiede Stati sovrani; richiede vassalli. Ciò equivale sul piano storico al rinnegamento della propria identità, della diversità del mondo voluta da Dio»...
Come ho già scritto in precedenza da questo a far di Putin un santo o un asceta ovviamente ce ne corre, da crederlo un disinteressato filantropo prossimo ad isolamento in luoghi pregni di spiritualità anche ce ne corre, da questo a volerlo assolvere per la vigliaccata ai danni di Gheddafi nel non porre il veto alla risoluzione sulla no-fly-zone, ci dividono anni luce, giacché proprio perché “in geopolitica non c'è posto per le emozioni” (Pandora TV Special “Perchè la Russia non deve intervenire in Ucraina”) il signor Putin avrebbe dovuto tener presenti le conseguenze geopolitiche dello scardinamento del Nordafrica.
Altra grave sfida all’identità della Russia è legata ad eventi che hanno luogo nel mondo. Sono aspetti insieme di politica estera, e morali. Possiamo vedere come i Paesi euro-atlantici stanno ripudiando le loro radici, persino le radici cristiane che costituiscono la base della civiltà occidentale. Essi rinnegano i principi morali e tutte le identità tradizionali: nazionali, culturali, religiose e financo sessuali. Stanno applicando direttive che parificano le famiglie a convivenze di partners dello stesso sesso, la fede in Dio con la credenza in Satana.
La “political correctness” ha raggiunto tali eccessi, che ci sono persone che discutono seriamente di registrare partiti politici che promuovono la pedofilia. In molti Paesi europei la gente ha ritegno o ha paura di manifestare la sua religione. Le festività sono abolite o chiamate con altri nomi; la loro essenza (religiosa) viene nascosta, così come il loro fondamento morale. Sono convinto che questo apre una strada diretta verso il degrado e il regresso, che sbocca in una profondissima crisi demografica e morale. E cos’altro se non la perdita della capacità di auto-riprodursi testimonia più drammaticamente della crisi morale di una società umana? Oggi la massima parte delle nazioni sviluppate non sono più capaci di perpetuarsi, nemmeno con l’aiuto delle immigrazioni. Senza i valori incorporati nel Cristianesimo e nelle altre religioni storiche, senza gli standard di moralità che hanno preso forma dai millenni, le persone perderanno inevitabilmente la loro dignità umana. Ebbene: noi riteniamo naturale e giusto difendere questi valori. Si devono rispettare i diritti di ogni minoranza di essere differente, ma i diritti della maggioranza non vanno posti in questione.
Simultaneamente, vediamo sforzi di far rivivere in qualche modo un modello standardizzato di mondo unipolare e offuscare le istituzioni di diritto internazionale e di sovranità nazionale. Questo mondo unipolare e standardizzato non richiede Stati sovrani; richiede vassalli. Ciò equivale sul piano storico al rinnegamento della propria identità, della diversità del mondo voluta da Dio»...
Come ho già scritto in precedenza da questo a far di Putin un santo o un asceta ovviamente ce ne corre, da crederlo un disinteressato filantropo prossimo ad isolamento in luoghi pregni di spiritualità anche ce ne corre, da questo a volerlo assolvere per la vigliaccata ai danni di Gheddafi nel non porre il veto alla risoluzione sulla no-fly-zone, ci dividono anni luce, giacché proprio perché “in geopolitica non c'è posto per le emozioni” (Pandora TV Special “Perchè la Russia non deve intervenire in Ucraina”) il signor Putin avrebbe dovuto tener presenti le conseguenze geopolitiche dello scardinamento del Nordafrica.
Riuscirà
con i cunei che ha in mano a fermare il rotolamento del macigno che
da tempo ha iniziato a rotolare giù per la china? Se uno di quei
cunei lo avesse inserito al momento giusto di certo non saremmo a
questo punto. Di certo molti cani rabbiosi dell'Impero non sarebbero
stati sguinzagliati, non avrebbero dilaniato migliaia di poveri
cristi. Di certo la prepotenza, ed il senso di impunità che sono
derivati da questo stato di cose ha ingranato la marcia in un
meccanismo antropofago che nei suoi appuntamenti ha da tempo anche la
Palestina. Il disegno del Grande Medio Oriente nella sua ignoranza
storico-etno-sociologica segnatamente americana va avanti traendo profitto anche da queste "sviste".
Riuscirà
Putin, soltanto secondo nella Storia contemporanea dopo Gheddafi, a
mettere in piedi un Fondo Monetario autonomo dalle logiche del FMI ?
Ce lo auguriamo, ma sarebbe stato tutto più facile in altro modo. Ma
con i se e con i ma non si fa la STORIA.
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