venerdì 30 agosto 2013

LEGITTIMA DIFESA



La guerra che si autoproclama umanitaria serve non solo a glorificare se stessa, ma anche a delegittimare il nemico, a cui è negata in principio la qualità stessa di uomo.


Ma quando è che un governo legittimo, il governo di un paese che ha sottoscritto – tra i primi – la carta delle Nazioni Unite, diventa un “regime”? Chi è che stabilisce che il Presidente di una Repubblica – semplicemente, nel proprio organigramma e dinamiche, diversa dalla nostra – diviene un “Rais” nell'accezione che già in epoca fascista era attribuita come negativa ai “capi” (Haile Selassie, il Ras Tafari degli etiopi) delle etnìe locali, ostili ai disegni dei colonizzatori?
Chi e in base a quale “editto” divino può stabilire che “comunque” un capo di stato deve andarsene dal proprio paese, “...quanto ci metterà a levarsi di torno...”come disse la grande giornalista Annunziata a proposito di Gheddafi, ai primi giorni della guerra contro la Jamahiriya?
Sono gli stessi grandi statisti che hanno compilato l'elenco degli stati canaglia? Mentecatti come i Reagan, i Bush, il loro grandi strateghi come gli affaristi Cheney, Rumsfeld, i Kissinger, i Brzezinski?
Quand'è che un esercito regolare diviene “le milizie lealiste” (che di per sé lealiste peraltro sarebbe anche concetto onorevole) perdendo la propria dignità istituzionale?
In questi giorni viene perfino da rivalutare (pensate un po'?!?) nientemeno che l'acume di Gasparri che all'elezione di Obama alla Casa Bianca pare abbia esclamato pressappoco “Chissà come sarà contento Al Qaida” (Il Fatto Quotidiano, mercoledì 28 agosto), la carneficina in Siria, conseguenza delle primavere indotte in alcuni paesi del Nordafrica e del Medio Oriente è soltanto un tassello dell'articolato “gioco” che compone la strategia della NATO in questi quadranti regionali.
Fa rabbia avere provato, in questi mesi trascorsi, a sensibilizzare con i pochi strumenti comunicativi del web una opinione pubblica che della realtà, del futuro, sembra non interessarsi più. Della dignità, dell'etica, del senso dello Stato, anche dell'orgoglio vero di una appartenenza, una collettività che non si sa più riconoscere, indebolita ed imbastardita anche nelle più elementari gestualità, ridotta a comunità di consumatori, ridondata da notizie fuorvianti sui mondi circostanti. Aiutata in questo dal solerte lavoro di organi di stampa che si sono via via trasformati in strumenti di propaganda, vuoi per mercede vuoi per incompetenza dei cronisti. Sui temi delle cosidette (romanticamente) Primavere Arabe sono scivolati in molti, anche lo spesso ottimo Massimo Fini come prese volentieri una bella cantonata sulla Libia di Gheddafi allorché si bevve tutta d'un fiato la panzana dei bombardamenti sulle folle e dei 10.000 morti in due o tre giorni, così, forse fresco di lettura di uno dei tanti libri autobiografici che descrivono la responsabilità delle forze speciali algerine nelle tante azioni truculente attribuite ai vari gruppi salafiti nei sanguinosi anni '90, si sbilancia in un paragone con la situazione egiziana attuale e con la deposizione di Morsi, ignorando il sentito emotivo della maggioranza della popolazione di quel paese nei confronti della confraternita dei Fratelli Musulmani.
Poi ci sono altri, che si lasciano andare a considerazioni più o meno politically-correct sorvolando placidamente - come Giampiero Gramaglia, Caterina Soffici, Francesca Cicardi de Il Fatto, confortati dall'esperienza di un pezzo da 90 come Furio Colombo – sui fatti e rimanendo ancorati alle sensazioni personali, sentimentali ed alle conclusioni di altri. Per questi giornalisti, in compagnia dei cinici delle varie testate Rai come Romani, Pastore, il Governo della Repubblica Araba di Siria è oramai da sempre il regime Siriano, quello che spara coi cecchini sulla folla (di quale utilità sia per un esercito regolare, che dispone di carri armati ed aviazione, lo sparare coi cecchini, devono ancora spiegarcelo) e, ancora più cretini, sparano anche agli ispettori dell'ONU appena arrivati per verificare l'uso di armi chimiche.


Estratto dall'articolo di Luise Boyle sul Daily Mail del 29 gennaio 2013
«Phil … Abbiamo una nuova offerta. Si tratta di nuovo della Siria. I Qatarioti propongono un affare interessante e giuro che l’idea è approvata da Washington. Dovremmo consegnare dell’armamento chimico a Homs, una g-shell di origine sovietica proveniente dalla Libia simile a quelle che Assad dovrebbe avere. Vogliono farci dispiegare il nostro personale ucraino che dovrebbe parlare russo e realizzare una registrazione video inSiria, vittime della guerra scatenata dalle milizie anti-Assad. Francamente, non credo che sia una buona idea, ma le somme proposte sono enormi. Qual è la tua opinione? Cordiali saluti, David» chissà cosa c'era di vero nell'articolo, di certo è che è sparito di circolazione un paio di giorni dopo l'uscita...


Già, le armi chimiche, la solita novella per deficienti, le armi di distruzione di massa di Saddam, la fabbrica di medicinali di Rabta, i bombardamenti sulla folla e le fosse comuni di Gheddafi, da mesi i siriani denunciano la presenza di questi strumenti di offesa ma guardacaso forniti da Turchia e Arabia Saudita ai propri beniamini qaedisti.
Ma come, gli americani, gli europei, i Cameron, il premio Nobel Obama che finanziano quegli stessi qaedisti che dicono di combattere in giro per il mondo? Ma come funziona?
CUI PRODEST?
A chi giova gasare la popolazione civile? Al governo in carica? Caspita, è dura da digerire. Bisogna proprio esser informati bene. O credere che gli asini volino.
Povero Obama, con quegli orecchi da scolaretto un po' ingenuo, come fa a non dir sempre di sì a dei marpioni come Rumsfeld e Cheney, o ai giocatori del Pentagono? Lo faceva anche Bush. E qualcuno sostiene che quella di Obama sia l'amministrazione che non ha fatto guerre...e l'Afghanistan? La Libia, il Mali, il Congo, si magari non ci sono i marines con la bandiera a stelle e strisce ma veicoli blindati con curiosi acronimi che finscono in HCR o simili, forse non sono guerre ma missioni di pace o umanitarie o esportazioni di democrazia, allora è questione di lessico, di vocaboli, basta cambiare i termini (ma il risultato non cambia: si spara e si bombarda).
Ma solo azioni mirate, beninteso, non sarà una caccia ad Assad.
Tripoli, Al Aziziya, quartier generale di Gheddafi, o per meglio dire quel che ne restava dopo la "non caccia all'uomo..."


Ma i nostri cronisti da chi prendono le notizie fantasiose che spandono nell'etere?
Armi chimiche, si, ci dicono i siriani, è vero, ma usate contro l'esercito dai cosidetti ribelli che altro non sarebbero che mercenari al soldo degli Emirati, dell'America e dei suoi alleati! Al Thani del Qatar non ha fatto mistero dei propri generosi aiuti ai “ribelli”, gli stessi inviati pochi mesi prima in Libia e da là, finito il lavoro, dirottati su Aleppo ed Homs, finchè i cugini Sauditi un po' preoccupati da questo suo attivismo (che si limitasse a baloccarsi col Paris Saint Germain e con la Costa Smeralda, che non son poca cosa e ci guadagna la salute!) gli han suggerito di abdicare.
E gli americani nel cinquantesimo anniversario del Dream di Luther King, finalmente con un presidente nero, spingono per punire Assad il feroce, quello che sta difendendo la propria sovranità, insistono per bombardare, vogliono destabilizzare tutto il Medio Oriente ed il Nordafrica, l'Europa, poco importa quello che ne deriverà, niente di nuovo sotto il sole” ...l'Europa dispone chiaramente della capacità di uguagliare e superare anche la forza economica americana.Con una popolazione considerevolmente più numerosa e acculturata, con un mercato interno più vasto, con uno scambio commerciale globale più grande e con un prodotto nazionale lordo complessivo che già supera quello degli stati uniti, un'Europa unita salirebbe automaticamente a un livello almeno pari a quello degli Stati uniti...” (Z.Brzezinski, Il mondo fuori controllo -1993).
I geni delle varie testate giornalistiche dovrebbero guardare un po' meno alla propaganda e un po' di più alla competenza, ad esempio quella di Carla Del Ponte, decisamente di spessore un po' diverso dalle varie Carfagna o Moretti o anche Bonino del nostro scenario politico e fortemente democratico (da cui da anni non ci sentiamo più rappresentati). Carla Del Ponte (Procuratore del Tribunale Penale Internazionale) affermava già mesi addietro che non ci fossero prove dell'uso da parte delle truppe regolari dell'esercito di Assad di armi chimiche. Anzi. Anzi, semmai ci sarebbero state prove provate dell'impiego di tali metodi da parte dei poveri ribelli, quelli finanziati e sostenuti dall'apparato bellico-economico-terroristico-finanziario dell'Occidente (della NATO). Sono loro, i pretesi liberatori dal TIRANNO , loro che arrivano dalla Libia, dal Qatar, dalla Gran Bretagna e dalla Francia, dalla Turchia e dalla Germania (non tralasciamo gli USA! Sempre in prima fila per esportare la democrazia di Wall Street sulla punta delle baionette o sul puntatore dei droni, che è più comodo e non ci si fa nemmeno la bua...) sarebbero loro ad usare i gas.
Ed il 21 agosto, passati un po' di mesi dalle riflessioni della Del Ponte ecco che ci riprovano, come Graziani in Libia ottant'anni fa. Tanto la “società civile” ha la memoria corta, e non vuol sentirsi dire (è umano) che è anche un po' fessacchiotta e credulona. La linea rossa di Obama è la linea della vergogna, la medesima pistola, fumante, tra le mani di Bush, non tra le mani di Saddam.
Le uniche parole sensate sono quelle di Gino Strada in merito alle foto-choc dei bimbi uccisi col gas “...L'unica cosa che non si può fare è provocare altre centinaia di bambini morti, con quel pretesto...ammesso e non concesso che l'abbiano usato...

Intanto qualcuno come il fotoreporter Fabio Bucciarelli (già veterano della Libia 2011, fotografata dalla parte degli “insorti”, per meglio dire dei più forti, appoggiati dalla più potente coalizione militare schierata contro una sola nazione che , realmente , la storia ricordi) vince il Robert Capa Award per la fotografia di guerra con un'immagine che mostra un “bimbo siriano ucciso dall'esercito di Assad”. Propaganda? Vien da pensare che i morti sian tutti uguali e che qualcuno, magari anche in buona fede, magari nell'ansia di mostrare “le storie dei popoli oppressi... (Il Fatto Quotidiano)” scegliendo da che parte stare abbia il destro di cercare prima di tutto un facile consenso, e così arrivi al proprio successo, magari proprio sul sangue di innocenti. Per inciso e per chi conosca la storia della fotografia, e della fotografia di reportage in particolare, non sfuggirà – per paradosso – il ricordo delle dispute sulla veridicità sulla storica foto di Capa.
La sera di mercoledì 28 agosto, un titolo di SkiTg24 mi fa letteralmente accapponare la pelle, suona come una sentenza irreversibile, il segnale : voci di “Fuga di Assad, Sarebbe riparato in Iran” Eccoci, siamo all'atto finale, si inizia a screditare l'immagine dello statista, vigliacco (in una cultura in cui conta l'onore più dell'onestà) si inizia a cercare di demotivare l'esercito, il popolo, si inizia ad indicare anche quella che – come fare a non pensarlo, bisogna esser deficienti – può essere la tappa successiva di un disegno criminale perseguito con metodo. La sorpresa è la debacle di Cameron il cui interventismo è battuto in parlamento dal voto contrario alla partecipazione a missioni militari da parte di trenta conservatori e nove democratici. Philip Hammond, segretario alla Difesa britannico, ricorda l'inquinamento dell'informazione al momento della Guerra all'Iraq di Saddam Hussein del 2003.

“...Assad sta spostando masse di civili inermi e indifesi nei pressi degli obiettivi militari su cui punterebbe la ritorsione americana...” profetizza il sapientissimo Furio Colombo, che davvero con affermazioni del genere non sembra nemmeno parente del Marc Saudade di “Bersagli Mobili”.

Intanto le grandi democrazie “occidentali”, paesi allo sfacelo economico e sociale, lasciano dietro di sé paesi floridi ridotti in macerie, senza che l'opinione pubblica alzi un dito.

Ultimo baluardo a difendere la Siria (ma anche il concetto base della non ingerenza nelle questioni interne ad un paese membro dell'ONU) paiono l'Iran e la Russia. Putin ha mostrato il proprio deterrente bellico, ha navi militari stanziate nei porti siriani, ma in precedenza (Libia 2011) la sua inerzia in merito alla risoluzione 1973 ha talvolta fatto malignamente dubitare a più di un osservatore di un suo conflitto d'interessi in merito alla politica energetica. Non per nulla il partner africano dei paesi “emergenti” del gruppo BRIC divenne proprio nei mesi della guerra a Gheddafi il Sudafrica, mutando in BRICS l'acronimo (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica). Stavolta il leader russo rimarrà al fianco dell'alleato Assad o – come altri osservatori bonariamente chiosano – tampinato da competitori interni e propagandismi vari e pressato dalla faziosità dell'opinione pubblica mondiale, non potendo – realisticamente – dare inizio ad una danza dalle conseguenze terminali, non potrà far altro che assistere impotente all'ennesimo scempio, limitandosi nell'aristocratico – ma in quel caso unilaterale e sterile – isolamento della non ingerenza? Sarebbe un doppio successo per chi ha teorizzato da decenni (e persegue) il disegno di turbolenza della cosidetta Eurasia.
Londra, manifestazioni anti-intervento.
L'imprevisto voto del parlamento inglese dà per il momento maggior autorevolezza alla posizione di cautela della Russia, a questo punto meno isolata nell'esercizio del buonsenso. L'Italia difficilmente può essere tenuta di riferimento, i voltafaccia repentini, in obbedienza agli ordini del grande fratello fanno purtroppo parte della nostra storia recente.
Il segretario alla Difesa americano Hagel semplifica il voto britannico come una opportunità per avere visibilità. Mettersi di traverso ad una guerra! Impedire un allargamento di un conflitto per lui è cercare visibilità. Questi sono pazzi, pazzi criminali.
Non ci stupiremmo di niente oramai, la dignità, la capacità di avere una propria strategia l'Europa dei piccoli governi succubi la ha perduta da tempo, riducendosi a zerbino di interessi di chi – da quarant'anni e più – ha elaborato le più articolate strategie di disgregazione, di chi da anni – a dispetto dell'autorevole opinione di Robert Fisk – da anni paradossalmente combatte al fianco di Al Qaida (o comunque ne utilizza l'ormai manifesta mutazione regionale) per strutturare il proprio controllo in tutti i quadranti strategici dell'Africa e dell'oriente.
Come dice ancora Gino Strada su Il Fatto di giovedì 29 agosto “...quando un medico somministra una medicina a un paziente e dieci volte su dieci il paziente muore, il medico cambia terapia. Se si insiste o si è in malafede o privi di cervello”.

Damasco avverte l'Europa “Attenti, avete armato i terroristi, gli avete fornito armi non convenzionali, vi si ritorceranno contro, useranno quei gas contro di voi” e subito, il giorno dopo i giornalisti di Repubblica ribaltano la frittata: “La siria minaccia l'Europa con i gas” c'è da rimanere di stucco, questa è vera criminalità. Scalfari, vergogna! E a catena altri quotidiani e reti televisive ripetono l'equivoco. Roba da non credere! Letteralmente, si resta stupefatti.
Z.Brzezinski, una delle "fresche" menti di "supporto" al presidente più amato dopo Kennedy (sic)
Ma non basta, Repubblica si supera utilizzando nientepopodimeno che il sapere di Zbiniew Brzezinski, teorico Le maggiori potenze mondiali, vecchie e nuove, affrontano una nuova realtà: mentre la letalità della loro forza militare è più grande che mai, la loro capacità di imporre il controllo sulle masse politicamente risvegliate del mondo è a un minimo storico. Per dirla senza mezzi termini: in tempi precedenti, era più facile controllare un milione di persone che uccidere fisicamente un milione, oggi è infinitamente più facile uccidere un milione di persone che controllarne un milione.”), oltrechè storicamente "fondatore" di AlQaida anche  notoriamente filantropo ed ospite (in terra americana) di conclamati qaedisti e teorico
delle strategie di supremazia più perverse (un suo concetto celebre : “ “Le maggiori potenze mondiali, vecchie e nuove, affrontano una nuova realtà: mentre la letalità della loro forza militare è più grande che mai, la loro capacità di imporre il controllo sulle masse politicamente risvegliate del mondo è a un minimo storico. Per dirla senza mezzi termini: in tempi precedenti, era più facile controllare un milione di persone che uccidere fisicamente un milione, oggi è infinitamente più facile uccidere un milione di persone che controllarne un milione.”) Scalfari, Scalfari, ma a chi li fai scrivere i tuoi editoriali?


La prova delle menzogne su Saddam (una fialetta di urina in luogo di arma biologica, sventolata dal politically-correct nero Colin Powell ), su Gheddafi (i 10.000 morti e i bombardamenti, il Viagra e gli stupri della Clinton), la riprova casalinga della fuffa di Boston (non se ne parla proprio più, vero?) hanno dimostrato che la carta stampata, giornalisti bene imboccati e la rete sono altrettanto efficaci di Napalm e fosforo bianco che – se anche vietati – posson sempre tornar utili...che volete che sia una Siria in più, e poi per gli Italiani sono ben altri i problemi, altro che idealismi vagamente esotici, abbiamo una classe dirigente che nemmeno il katanga degli anni '60, ma perchè gli americani non girano le portaerei verso Roma invece che verso Damasco? Ma perché, si chiede Gramaglia de Il Fatto, nessuno ha voglia di “morire per Damasco” come nessuno in Italia ha avuto voglia due anni fa di “morire per Tripoli”? È dunque morto il pacifismo? No Gramaglia, è morta l'informazione, grazie al giornalismo di parte, alle didascalie faziose, e fuorvianti, ai cronisti imboscati nelle ambasciate, grazie ai giornalisti imbeccati o - più elegante – embedded, quelli che scrivono cosa vuole il più forte, quelli che senza averne la riprova scrivono, ieri di Gheddafi e oggi di Assad “regimi responsabili di crimini pesanti contro i loro popoli” con un atteggiamento fideistico che con il giornalismo e l'informazione niente ha da spartire. E tu Gramaglia che ne sai? Tu eri là?! E' con queste frasi, con queste sentenze che si ammazza la verità, che si crea l'indifferenza. E' così che si crea il “pensiero unico”, non è vero che non esistono altre posizioni dalle “vostre” e non si tratta di generico “pacifismo” di qualche corteo o bandiera sventolata in qualche piazza di domenica mattina. Il web è diventato l'unico strumento di partecipazione e conoscenza, sono molti i siti in cui si cerca di fare informazione corretta, affrancandosi il più possibile dalle trappole dell'informazione omologata.
E' quella la complicità, la peggiore, per come la vedo io.

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