lunedì 26 agosto 2013

"...L'ITALIA MIGLIORE..."


"...siete l'Italia migliore" biascica il nipote di Gianni Letta all'indirizzo delle truppe italiane in Afghanistan, inviate agli ordini del trafficante Kharzai per "aiutare" ad introdurre anche in quel paese la democrazia del calibro 7,62 NATO.
E' proprio vero, quando entra in campo la retorica e sventolano le bandiere è un momento cupo...
E intanto l'uomo del banco dei pegni si trastulla con IMU, con risorse inesistenti e con le visioni, proprie e di qualche analogo ed omologo mentecatto, di bagliori oltre qualche metaforico fosco tunnel di crisi. "E' necessario trovare ulteriori risorse" se viene abolita l'IMU. Quindi è necessario cambiar nome - semplicemente - alla faccenda, la gabella esce della porta per rientrare dalla finestra, ma a farne le spese è sempre e solo la collettività. L'han capito anche i bambini che il giochino del terrorismo sull'IMU serve solamente alla finanza - bene rifugio!!!!! di carta igienica usata - alternativo al "famigerato" mattone.
No, signori miei, non è questione di trovare ulteriori spremiagrumi per ottenere altri quattrini dalle famiglie, si tratta di ridurre le spese di gestione dell'apparato Italia. E ridurre le spese significa - semplicemente - cominciare col ridurre appannaggi principeschi, smetterla con doppi (ed immorali) emolumenti e prebende varie per incarichi cumulati, smetterla con le velleità - altrimenti da considerare come servile zerbinaggio verso i padroni del vapore della NATO - imperial/militaresche che costringono allo spreco di risorse per potenziare un apparato che è solo guerrafondaio ed inutile "alla pace nel mondo".  Non siamo mai stati - dai tempi di Roma antica - un paese forte, nessuno ci ha mai creduto, quindi - adesso che oltretutto siamo comandati da cialtroni e delinquenti riconosciuti - non cerchiamo di metterci addosso medaglie di nuova invenzione.
E poi usciamo dalla logica cretina delle grandi opere infrastrutturali, il mondo non può crescere a dismisura, ed i debiti è bene non crescano. 
Ma i nostri grandi di spagna (miserabili pezzenti e parvenus, fanno i ricconi e gli aristocratici coi nostri denari) si radunano nelle loro torri di cristallo a scambiarsi omaggi come nelle reggie borboniche, brindano alle "trattative" più invereconde ed inconfessabili, cerimonie demenziali come quella "del ventaglio" che non sono tradizione ma suonano come sberleffo alla collettività, ulteriore dimostrazione di uno scollamento di questi boiardi - tutti - dal mondo e dalla società reali. Loro si sventolano come drag queen e noi dobbiamo pagare i loro debiti.



Intanto, disperati e deliranti, per far passare in secondo piano i problemi interni decidono di far guerra a destra e a manca, i loro giornalisti, i loro mercenari esperti e "corrispondenti di guerra" si scatenano nelle più fantasiose analisi delle "guerre civili" che i loro padroni hanno loro stessi  causate infettando del germe qaedista intere regioni africane. Adesso tocca alla Siria, dopo aver distrutto paesi dal vero welfare ( ma troppo indipendenti ) come la Libia, i media hanno iniziato a soffiare sulle braci della menzogna, a niente valgono le posizioni di esperti come Carla Del Ponte  che più volte ha espresso forti dubbi sulle notizie relative all'uso di gas tossici da parte dell'esercito di Damasco. Ma i giornalisti di tutte le testate, ben al riparo nei loro ufficetti o chiusi nei corridoi delle ambasciate a leggere dispacci ufficiali, se ne strafregano, anche loro oramai ridotti a strumenti di quella generale idiozia del "dopo di me il diluvio".



Il grande Nobel Obama tuona contro Assad, che non si è piegato agli anatemi del Grande Fratello, avrebbe voluto inviare prima i suoi spioni a marcare gli obiettivi per le sue bombe a guida GPS, come in Iraq ai tempi della Bufala delle armi di distruzione di massa. Oggi ha a disposizione i cretini della stampa ed i dementi che si bevono ogni baggianata, in Italia il TG ribattezza come profughi dalla Siria interi battelli di migranti eritrei (etnia piuttosto riconoscibile) un pò come ci eran stati "venduti" per migranti libici (dalla Libia nessun libico è mai migrato, avevano persino sussidi per la disoccupazione e borse di studio per l'estero) i soliti disperati delle carrette del mare nelle giornate maledette della primavera 2011. Ma come può oggi Assad - tiranno astuto e perverso, a detta loro - sparare gas sulla sua gente mentre ha praticamente debellato  a suon di cannonate i mercenari spediti dal Qatar e creati dai manutengoli americani? Sparare coi cecchini sulla folla? e a che pro, quando disponi di carri armati ed aviazione?
E' un delirio totale, Letta che stringe la mano a Kharzai calpestando le ceneri di un paese che non si è mai piegato agli imperialismi, Letta - che a scuola nell'intervallo doveva esser quello cui veniva lanciato in aria il cappellino dai compagni - pensa di piegare gente come il Mullah Omar, uno che si cavò da solo l'occhio ferito per continuare a combattere? Dispiace solo che siamo noi, letteralmente, a pagare, altrimenti sarebbe divertente fare ironia.
La Russia mostra i muscoli ma alla fine porrà un veto  o - come ai giorni di marzo 2011, con la no fly zone sulla Libia, davvero le idi di marzo - farà finta di nulla e lascerà partire la mattanza.






Andiamo al voto e subito, succeda quel che succeda, questa gente va messa al bando. Tutta.



A proposito, ricordate che Grillo chiese un incontro a Napolitano e che della conversazione nessuno ha mai dato notizia? Un amico mi ha passato un testo che pare sia il resoconto di quella conversazione. La stampa mai ha dato una qualsivoglia sintesi, leggetelo, non mi pare vi siano nè urli nè parolacce, ma concetti che anche noi possiamo condividere. Eccolo qua a seguire, meglio leggerlo tardi che mai.



"Al Presidente della Repubblica Italiana,
ho chiesto questo incontro, di cui la ringrazio per la sollecitudine, per esprimerle direttamente le mie preoccupazioni sulla situazione economica, sociale e politica del Paese convinto che misure urgenti e straordinarie, pari a quelle di un’economia di guerra, non possano più aspettare oltre, neppure un giorno.
L’Italia si avvia verso la catastrofe. Chi è oggi al governo del Paese è responsabile dello sfacelo, sono gli stessi che ne hanno distrutto l’economia. Questa classe politica non è in grado di risolvere alcun problema. E’ essa stessa il problema. Il Governo delle Larghe Intese, voluto fortemente da lei, tutela soltanto lo status quo e gli interessi di Berlusconi, che in qualunque altra democrazia occidentale non sarebbe ammesso ad alcuna carica pubblica, e tanto meno in Parlamento. La Nazione è una pentola a pressione che sta per saltare, mentre, ormai da mesi, il Governo Letta si balocca con il rinvio dell’IMU e la cancellazione di un punto dell’IVA senza trovare una soluzione. I numeri dello sfacelo sono sotto gli occhi di chiunque voglia vederli, e sono drammatici. Il tasso di disoccupazione più alto dal 1977, il crollo continuo della produzione industriale, che si attesterà a meno tre per cento nel 2013, la continua crescita del debito pubblico che è arrivato a 2.040 miliardi di euro, il fallimento delle imprese che chiudono con il ritmo di una al minuto, una delle tassazioni più alte d’Europa, sia sulle imprese che sulle persone fisiche, gli stipendi tra i più bassi della UE, il crollo dei consumi, persino degli alimentari, l’indebitamento delle famiglie. E’ una Caporetto e sul Piave non c’è nessuno, sono tutti nei Palazzi a rimandare le decisioni e a fare annunci. Il Parlamento è espropriato dalle sue funzioni, la legge elettorale detta Porcellum è incostituzionale e i parlamentari sono stati nominati a tavolino da pochi segretari di partito. Il Governo fa i decreti legge senza che sia dato il tempo minimo per esaminarli e il Parlamento approva a comando. Non siamo più da tempo una repubblica parlamentare, forse neppure una democrazia.
Il debito pubblico ci sta divorando, paghiamo di interessi circa 100 miliardi di euro all’anno, che crescono ogni giorno. Solo quest’anno per non fallire dovremo vendere 400 miliardi di euro di titoli. Le entrate dello Stato sono di circa 800 miliardi all’anno, un euro su otto serve a pagare gli interessi sul debito. Né Berlusconi, né Monti, né Letta hanno bloccato la spirale del debito pubblico, che cresce al ritmo di 110 miliardi all’anno. Gli interessi sul debito e la diminuzione delle entrate fiscali, dovute al fallimento di massa delle imprese, alla disoccupazione e al crollo dei consumi, rappresentano la certezza del prossimo default.
Non c’è scelta. Il debito pubblico va ristrutturato. Gli interessi annui divorano la spesa sociale, gli investimenti, la ricerca. E’ come nella Storia Infinita, dove il Nulla divorava la Realtà: l’interesse sul debito sta divorando lo Stato Sociale. Si può rimanere nell’euro, ma solo rinegoziando le condizioni. O attraverso l’emissione di eurobond che ritengo indispensabile o, in alternativa, con la ristrutturazione del nostro debito, una misura che colpirebbe soprattutto Germania e Francia che detengono la maggior parte del 35% dei nostri titoli pubblici collocati all’estero. Non possiamo fallire in nome dell’euro. Questo non può chiederlo, né imporcelo nessuno. A fine 2011 i titoli di Stato italiani presenti in banche o istituzioni estere erano il 50%, le nostre banche grazie al prestito della BCE dello scorso anno, prestito garantito dagli Stati e quindi anche da noi, si sono ricomprati circa 300 miliardi dall’estero, tra titoli in scadenza e rimessi sul mercato, questo invece di dare credito alle imprese. E siamo scesi al 35%. E’ il miglior modo per fallire. Quando ci saremo ricomprati tutto il debito estero e non avremo più un tessuto industriale collasseremo e la UE rimarrà a guardare, come è successo in Grecia. Ora disponiamo di un potere contrattuale, ora dobbiamo usarlo.
L’Italia ha l’assoluta necessità di aiutare le imprese con misure come il taglio dell’Irap, una tassazione al livello della media europea, con servizi efficienti e meno costosi, con la protezione del Made in Italy assegnato solo a chi produce in Italia e con l’eventuale applicazione di dazi su alcuni prodotti. Allo stesso tempo è urgente l’introduzione del reddito di cittadinanza, nessuno deve rimanere indietro. Ci preoccupiamo dei problemi del mondo quando non riusciamo ad assistere gli anziani e non diamo possibilità di lavoro ai nostri ragazzi che devono emigrare a centinaia di migliaia.
Reddito di cittadinanza e rilancio delle PMI sono possibili da subito con il taglio ai mille privilegi e alle spese inutili. Ne elenco solo alcuni. 
Eliminare le province, portare il tetto massimo delle pensioni a 5.000 euro, tagliare finanziamenti pubblici ai partiti e ai giornali, riportare la gestione delle concessioni pubbliche nelle mani dello Stato, a iniziare dalle autostrade, perché sia l'Erario a maturare profitti e non aziende private come Benetton o, dove questo non sia possibile, ridiscutere le condizioni, eliminare la burocrazia politica dalle partecipate dove prosperano migliaia di dirigenti, nazionalizzare il Monte dei Paschi di Siena, eliminare ogni grande opera inutile come la Tav in Val di Susa e l'Expo di Milano, ridurre drasticamente stipendi e benefit dei parlamentari e di ogni carica pubblica, cancellare la missione in Afghanistan, fermare l'acquisto degli F35. Potrei continuare a lungo. Queste misure non possono essere prese dall’attuale classe politica perché taglierebbe il ramo su cui si regge.
Questo Parlamento non è stato eletto dagli italiani, ma dai partiti e dalle lobby. Non può affrontare una situazione di emergenza nazionale, di economia di guerra, perché deve rispondere ai suoi padrini, non ai cittadini.
Le chiedo perciò di fare abrogare l’attuale legge elettorale in quanto incostituzionale, di sciogliere il Parlamento e di ritornare alle urne. L’autunno è alle porte insieme al probabile collasso economico. I problemi si trasformeranno da politici a sociali, probabilmente incontrollabili. Non c’è più tempo. Lei ha volutamente tenuto sulle sue spalle grandi responsabilità quando avrebbe potuto e forse dovuto declinarle. Lei è ormai diventato lo scudo, il parafulmine di partiti che non hanno saputo né governare, né riformarsi e da ritenersi, nel migliore dei casi, degli incapaci. Non è questo il suo compito, ma quello di rappresentare gli interessi del popolo italiano."
 Beppe Grillo



No cari signori, l'Italia migliore non è quella che sa dire soltanto signorsì ed ubbidire - per stipendio -  a una cricca di malfattori ed incapaci, l'Italia migliore è quella che riflette e che sa dire anche di no alle vostre richieste da figli viziati. L'Italia migliore è quella che presidia le aziende per non farsi rubare il lavoro da "altri disgraziati". ANDIAMO AL VOTO E VOIALTRI ANDATEVENE A LAVORARE portando con voi i vari Benetton e Colaninno e le centinaia e centinaia di sbafatori di risorse. Altro che estate in barca da amici e consoci, caro Fassino, altro che barzellette e vignette che altro non fanno che anestetizzarci, basta con la satira che è divenuta il migliore strumento di ammorbidimento, di familiarizzazione, A CASA!!! e magari a lavorare davvero, se mai vi riuscisse, delinquenti.

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