sabato 5 gennaio 2013

...TU QUOQUE MARIO...





La foto c'è, non la vedete perché
rappresenta la nostra classe politica:
          IL NIENTE



“...recuperare il senso più alto della politica...” così si esprime il Vaticano in fine dicembre 2012 appoggiando il “nuovo” percorso di Mario Monti, all'indomani della chiusura delle camere, ed all'alba dell'ennesima avventura dei parrucconi autoreferenziali che da cinquant'anni a questa parte si sono spartiti la torta di questo paese cristiano ma laico. Monti, non dimentichiamocene – l'eloquio balbettante e la gestualità impacciata non ingannino – se non un personaggio (davvero ci apparve patetica la sua millanteria di aver alzata la voce, sbattuti i pugni sui tavoli della concertazione europea, ma sicuramente è meno sornione di quel che ama apparire nun sò fesso ma faccio ' o fesso pecché facenn'o fesso te faccio fesso) è comunque una tessera formidabile di quell'ingranaggio stritola risorse e stritola nazioni che è costituito dalla architettura di economia di carta straccia costruita intorno all'inganno della finanza internazionale. Curiosa lettura pontificia per uno che sarà a suo turno anche presidente della Commissione Trilaterale, uno dei tanti gruppi di saggi di orientamento neoliberista (fondatore David Rockefeller). Molto sinteticamente, populisticamente – com'è uso dire oggi per ciò che non si uniforma ai diktat di partito - si potrebbe affermare che l'alta finanza ha fatto il salto di qualità, ha varcato il proprio Rubicone passando - alla luce del sole - dalla speculazione monetaria a quella politica.
Monti è uomo della Goldman Sachs fino a poche ore prima della carneficina di Wall Street del 2008. Goldman Sachs, uno dei templi della moderna deità lo ha annoverato nei propri quadri quale International Advisor.
Goldman Sachs al pari delle colleghe e di tutte le varie agenzie di ranking non parvero del tutto immacolate per l'implosione finanziaria americana dei mutui subprime concessi a soggetti non solvibili, come pure per i cosidetti prodotti finanziari avvelenati e si è oramai disinvoltamente orientata al mercato europeo.
Istituzione premurosa, ma soltanto verso i propri clienti di rango, a metà agosto 2011 ( è il Wall Street Journal del 1° settembre 2011 a darne notizia) avrebbe addirittura trasmesso a questi ultimi un memorandum sulla crisi prossima ventura della zona euro, suggerendo le strategie più convenienti tra le quali - al momento della uscita di propri pacchetti finanziari presentati pubblicamente come affidabili - quella di aderirvi a scopo “promozionale” ma disfarsene al più presto.Benedetto XVI non è proprio Gregorio VII, si potrebbe dire che sdoganando l'ex Premier è lui a recarsi a Canossa a rendere omaggio alla nuova divinità pagana della finanza.Al solito saranno i politici vaticani, i prelati della Commissione Episcopale, a fare la parte più sporca del lavoro, cercando di salvare la faccia – o confonder le acque, dipende dalle opinioni – allorché l'imprimatur di qualche giorno prima ha a dir poco scatenato il vero e proprio delirio d'onnipotenza dell'ex uomo tranquillo, ed ex super-partes Mario Monti, che, forte della bolla papale e indossata la tunica del crociato è partito a testa bassa farfugliando finanche di società civile, di lista civica, definizioni che fino a mezz'ora prima facevano rima con qualunquismo, antipolitica, populismo e chi più ne ha più ne metta.
L'hanno sostenuto tutti, Berlusconi, Napolitano, Bersani, Casini, e a tutti ha sorriso in quel suo modo un tantino beffardo, se non fosse per l'altezza l'uomo ci ricorderebbe la ballata di De André sul giudice...arbitro in terra del bene e del male. Oggi tutti lo assalgono, fosse il male di Berlusconi poco ci stupirebbe, basta pensare al baciamano a Kadhafi ed al suo pugnalamento alla schiena, Napolitano che lo ha blandito per mesi ha un monito stavolta anche per lui a star quieto, Bersani che lo ha fortemente voluto deve silenziare i suoi più fastidiosi (ti piace vincere facile?), casini che si era proposto come scendiletto resta a biascicare delle proprie responsabilità a rappresentare non si sa quale Italia; aspettiamo solo che entrino in azione le “macchine del fango”. Tutti contro tutti biliosi, livorosi come sanno essere solo i vecchi impotenti, il comico genovese appare il meno becero tra tutti loro, pur essendo tipo sanguigno, se ne sta quieto ad aspettare, seduto sull'argine del fiume a veder passare il fango...e qualche rottame.
Non dimentichiamo in questo delirio di fatti, discorsi e ritrattazioni che Monti e la sua task-force di supercompetenti (…) sono stati quelli della litania del posto fisso noioso, bizzarra lettura anche quella relativa ai giovani (già bamboccioni per un altro precedente luminare ormai passato a miglior vita), un po' troppo schizzinosi (choosy, per la Fornero), ma in effetti c'è della "coerenza" tra il suo dire ed il suo fare: egli è uomo davvero poliedrico, uomo di assoluta competenza, uno dei professori che Berlusconi dal 1994 orienta agli ambiti istituzionali, nel 1999 Commissario europeo alla concorrenza durante la presidenza Prodi, Monti si occupa del colosso delle acque minerali Coca Cola per una vertenza di “abuso di posizione dominante” che durerà ben cinque anni; due anni dopo la conclusione dello spietato procedimento nientepopodimeno verrà cooptato dalla medesima multinazionale - evidentemente per la acclarata competenza dimostrata - nel proprio apparato di consulenti finanziari, è rapido nel cambiarsi d'abito e di poltrona, intraprendente e curioso si reinventa ogni volta, entra a Palazzo Chigi da professore, ne esce senatore e primo ministro, trombato si è però invaghito – lui un non politico – del nuovo meccanismo (è chiaro anche a chi non brilli per particolare acume o non possa vantare cattedre che l'unico mestiere sicuro e l'unico pensionamento sicuro in Italia sono quelli della politica) e in quattro e quattr'otto si reinventa di nuovo, nientepopodimeno che l'Agenda Monti sarà il suo Mein Kampf, il breviario (altro che libretto Rosso di Mao o Libro Verde di Kadhafi) suo e di una falange di orfanelli dalle più incerte - politiche - paternità, se rispondesse anche al telefono invece di lasciarlo fare a qualche portaborse forse ce la faremmo anche a sentirlo r-i-s-p-o-n-d-e-r-e da qualche call center, alternandosi ai giovani laureati a cui solo lui ha avuto il pelo sullo stomaco di dire chiaro e forte game over, i giochi sono finiti, le promesse su cui avete imperniato la vostra esistenza erano a vuoto, i tempi del “presalario” son finiti da un pezzo. Ed a dichiararlo sono loro, i professori, quelli del mantra della sobrietà, la sobrietà delle liquidazioni da 16 milioni di Euro, delle residenze (Mario Draghi) nei castelli, delle pensioni da 30 mila mensili (Amato) cumulate a incarichi estemporanei da favola.
E predicano anche sul fatto che l'Italia sia in deficit demografico, e si fanno chiamare professori ma come ca..o fai a pensare di metter su famiglia se non vedi prospettive?! 
Professori?!? ma neanche bidelli, Cristo santo!!!!. 
Vecchi, polverosi e morti. ...all'alba del mondo nuovo, gli uomini vecchi tornarono fuori e ci tolsero la vittoria, per ricrearla nella forma del mondo vecchio che essi conoscevano...
Unica consolazione, seppur amara, in questo sconsolante valzer, è che quanti hanno sostenuto il Governo Tecnico vengono oggi rinnegati dalla loro creatura. E' giusto, un minimo di contrappasso! hanno creato il mostro, sarebbe perlomeno corretto che li divorasse, il problema è che il contorno, anzi la vera pietanza, siamo sempre noi, quella strana moltitudine ch'è chiamata “società civile”, quelli che pagan le tasse, i contributi pensionistici e le contravvenzioni dell'Autovelox (non disponendo di auto blu, aziendali o con targhe vantaggiose e di improbabile rintracciabilità). E poi tra di loro, nella casta, non si mordono più di tanto, lo dicono, abbaiano forte ma tutto finisce lì, almeno una volta c'erano i duelli, questi chiagnoni 'nfami si sono fatti disprezzare perfino dai loro soci della mala, almeno un tempo andato se volevano rimpiazzarti ti pugnalavano in trenta e tutto ripartiva, una bella orazione di un Marcantonio, e c'era un'altra Storia. Questi no, non si pugnalano, siamo tanto civili ( e choosy) da aver coniato il concetto che le parole sono pietre e questi boiardi si limitano ad una lapidazione figurata. Ma il povero Bersani, quante volte in questi mesi ha fatto sgranare gli occhi ai suoi poveri elettori che non riuscivano a capire come funzionasse questa cosa: il PD appoggia Monti. Ma quando mai un socialista – non voglio dire un comunista, non esageriamo – avrebbe accettato di leccare i piedi e chinare il capo (far leccare i piedi e chinare la schiena a noi) ad un governo di lobbisti e guerrafondai. E ieri l'altro Monti lo sconfessa, dal suo pulpito gli augura la trombatura, peraltro da lui appena sperimentata. Forse gli è piaciuta l'esperienza. In ogni caso Tu quoque Mario... anche se il confronto con quell'altro, scusa ma non regge.


3 commenti:

  1. abbiamo ancora la pancia troppo piena e siamo ancora sovrappeso...i Tunisini saprebbero cosa fare
    voto di protesta, grillo mi pare abbia buoni propositi in primis quello di ridurre la spesa della politica.
    qual'e' la ricetta per mandarli a casa?
    ciao Marco

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  2. si daccordo ma come facciamo a fermarli? crediamo ancora nel voto? quanti sono comprati, dettati dall'amicizia, perchè è compaesano, dalle promesse fatte.
    In lombardia già si focifera nella vittoria di Ambrosoli solo per il fatto che comunione liberazione si è stancata del PDL...
    se non avessimo le pancie piene saremo scesi in piazza come i tunisini...ora ci lamentiamo e basta.
    iniziamo con vedere con occhi diversi chi vuole fare politica, non si ritrova come il figlio del panettiere a fare il pane in bottega alle 5di mattina..i guadagni come hai scritto sono meglio di una vincità al lotto perchè diventonao eterni..alto che ridurre la spesa pubblica sociale, iniziamo con il ridurre la spesa politica prima di tagliare la spesa nelle scuole o negl'ospedali..
    L'alternativa è il non voto, lo capiranno che siamo stanchi?
    oppure un voto di protesta, il grillo parlante almeno ha proposto di ridurre la spesa della politica...

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    1. Il non voto, in molti abbiamo accarezzato o anche scelto questa soluzione, io ho votato sempre ma dopo questo ribaltone (a prescindere dal dimissionamento di Berlusconi,per me è stato decisivo l'assalto militar-mediatico al Nordafrica e l'apparizione sul trono della finanza internazionale) avevo pensato davvero di astrarmi: della serie non gioco più al vostro sporco gioco, anche perché resto sempre in panchina e pago comunque l'iscrizione al torneo. Però la voglia di far parte, non so, sarò gregario - non credo poi troppo...- il senso di responsabilità contro un coacervo di profittatori, la possibilità di portare contributi, conoscenze (è per questo, anche per questo, oltreché per vanità che ho iniziato a scrivere) mi spingono sempre a non mollare. Pensa che ho votato perfino alle primarie del PD, ho votato per la Laura Puppato, perchè so cos'è il comune di Montebelluna e so che è una persona onesta. Fiducia alla persona, consenso carismatico. Non potrei votare un Bersani, che ha armato i cecchini di La Russa in Libia e sposato Monti, un Berlusconi che nemmeno sa da che parte scende dal letto al mattino, ho dato il consenso alla Puppato perchè potesse aver più peso di rinnovamento in un apparato che del rinnovamento fa maquillage ma non sostanza, nelle mie corde c'è il movimento dei cittadini, certo, Grillo può essere la novità, deve lottare però contro l'inerzia della collettività che prima ti vota e poi ti abbandona, pretendendo da te quello che - da solo - non potresti darle. E poi, sai, i poteri internazionali, pesano. Li avremmo noi gli "attributi" degli islandesi per opporci? Loro sono pochi, 3 o 400.000 noi siamo molto più numerosi e divisi, realmente in clan e sfere di consenso vischioso. Certo, provare costa poco, ci costa molto di più il restare inerti a lasciar fare agli altri, su questo non credo ci sia ombra di dubbio

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