sabato 5 gennaio 2013

FERMO POSTA

Una collettività, una comunità, hanno un solo modo - al di là del lessico - di esser tali: i contatti, gli incontri, che si materializzano in spostamenti degli uni verso gli altri, e nel viceversa degli scambi reciproci, è un modo naturale di diffondere informazioni e notizie, un modo diretto, ci si sposta, si vede, si parla, si ritorna, se ne riparla. Sono esperienze dirette, non mediate, non si riportano - se non in minima parte - semplici opinioni di altri. La realtà della nostra informazione, oggi, è esattamente l'opposto, si è incentivati a restar fermi, da una parte la comunicazione è agevolata dai mille sistemi anche di bassa informatica (che in realtà  attualmente potremmo definire di altissimo contenuto tecnologico), l'informazione è comunque assicurata da miriadi di emittenti (salvo il fatto che la storia ci ricordi che da sempre gli organi di informazione sono strumenti di manipolazione, la Reuters negli anni '20 con una banale "svista"  pubblicando la fasulla notizia dell'avvenuta distruzione della Pietra Nera della Ka'aba fu uno degli strumenti per l'affermazione definitiva della schiatta di Mohamed Abdul Wahab, nella persona di Abdul Aziz ibn Saud, il patronimico la dice lunga sulla politica nascente) che diffondono ovunque la voce e l'opinione del proprio padrone.
La comodità e la tecnologia avvicinano - di certo, come negarlo - ma nascondono tutto ciò che non puoi verificare, spesso lo camuffano, lo trasformano per scopi che sono ben diversi da quello di renderci più comodo e sicuro il vivere. Al Sahara solo pochi anni fa ci si ritrovava in un ufficio postale per il rito della telefonata o del telegramma al fermo posta. "Poste restante!" era l'esclamazione che introduceva il viaggiatore tra gli astanti, locali, assiepati negli uffici delle oasi del sud. Poco distante, in mezzo a solitudini minerali, su una roccia un alfabeto che ha il sapore dei simboli della civiltà cretese - il tifinar - indicava un punto in cui uomini di un altro tempo - ma anagraficamente a noi vicini - avevano eletto a punto di aggregazione il loro monumentale fermo posta. Erano loro, nomadi e liberi, a spostarsi per andare da lui, polo magnetico, con il loro bagaglio di notizie di prima mano, di storie, di novità, non lui che li raggiungeva in una lontana quotidianità.

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