sabato 26 dicembre 2015

LA PESTE - LA NATO - BUONE FESTE

...Quelli che si votarono alle formazioni sanitarie non ebbero così gran merito a farlo, infatti: sapevano ch'era la sola cosa da fare e che il non decidersi a farla sarebbe stato incredibile. Le formazioni aiutarono i nostri concittadini a non ritrarsi davanti alla peste e li persuasero in parte che, se c'era la malattia, bisognava fare il necessario per combatterla. Siccome la peste, in tal modo, diventava il dovere d'alcuni, apparve realmente quello che era, ossia una faccenda di tutti...”
Albert Camus “La Peste”



"Una stampa  libera non esiste. Voi, cari amici, ne siete consci, e io anche. Nessuno fra noi oserebbe dire la propria opinione apertamente e liberamene. Noi siamo gli strumenti e i servi delle potenze finanziarie che agiscono dietro le quinte. Siamo le marionette che saltano e ballano quando queste tirano i fili. La nostra abilità, le nostre capacità, e la stessa nostra vita appartengono a quegli uomini. Non siamo altro che prostitute intellettuali."
John Swainton ex direttore NY Times

BUONE FESTE
IL PRESIDENTE SIRIANO ASSAD CON LA MOGLIE MENTRE VISITA LA CATTEDRALE CRISTIANA DI NOTRE-DAME IN DAMASCO 


A qualcuno parrà sicuramente un qualcosa di anacronistico (ed in effetti lo è nel senso più corposo dell'aggettivo qualificativo, in quanto parrebbe logico che oggi, nel 2015 - nominalmente in un regime democratico che dovrebbe rappresentare tutte le istanze e sensibilità della collettività – dovrebbe esser superfluo manifestare per strada...) il fatto che il 25 novembre scorso, a sessant'anni suonati, mi sia dovuto ritrovare per le strade di Firenze a manifestare per la cosa più ovvia e ragionevole del mondo: delegittimare la NATO e cercare in qualche modo di stimolare una collettività – spesso miope ed egoista – nella “migliore” delle ipotesi disinformata e passiva.

Il 26 novembre, il giorno dopo, nella città-del-fiore presidiata dai cecchini sarebbe per l'appunto iniziata una breve kermesse fiorentina di rappresentanti di quella organizzazione che – nata nel 1949, ai tempi della Guerra Fredda – avrebbe di fatto perduto i presupposti per la propria esistenza all'indomani o giù di lì del crollo del muro di Berlino.
Ma dalla fine dell'epoca della “cortina di ferro” la NATO si è andata via via ristrutturando quale pratico utensile per ben altre e ben più remunerative missioni: è divenuta un organo stranamente simbiotico con organizzazioni nominalmente vocate alla “distensione” ed alla risoluzione pacifica delle vertenze tra Stati sovrani, è divenuta ricettacolo pensionistico per politici pensionati, è divenuta molto più prosaicamente vero e proprio strumento per la messa in atto delle strategie sul campo legate alla destabilizzazione dell'Europa e dell'Africa (Medio e prossimo Oriente compresi).
La NATO, perfezionato e lubrificato meccanismo politico-militare, appare oggi la vera e propria arma atta a materializzare le strategie esplicitate dallo Zbigniew Brzezinski nei suoi davvero imperdibili capolavori di demenza geopolitica. Demenza qualora si persegua uno scopo banale quale quello della pace e di un progresso realmente diffuso... altrimenti i suoi trattati (Il mondo fuori controllo; La grande scacchiera) sono palesemente efficaci: la strategia cosidetta “atlantista”, che in realtà è la strategia dei neocon americani, schierati sulle posizioni dei gruppi economici più potenti a livello globale, strategia che punta anzitutto sullo scardinamento di sistemi nazionali e di identità culturali, è indubbiamente vincente sui molti quadranti in cui opera.
Si tratta della PESTE del nostro contemporaneo.
Questa “malattia pensante” si pone obiettivi semplici: destabilizzazione del maggior numero possibile di Stati nazionali, colonizzazione economico-militare, omologazione ad un modello-stile-di-vita che viene spacciato per civiltà, anzi per l'unico modello di civiltà.
Questo velenoso bacillo si serve dei mezzi di comunicazione, oltreché delle armi, per creare – più che un consenso, di cui non credo abbia a curarsi troppo – un diffuso sentito di status quo, un già avvenuto, un ovvio, un unico modo di interpretare.
É curioso pensare che proprio il Brzezinski – lo stratega di Jimmy Carter, consigliere di Obama, fornitore dei missili Stinger ai qaedisti (creati da lui stesso insieme alla CIA ed all'MI6 britannico) afghani, teorico dell'assedio alla Russia e della disgregazione degli Stati europei e di ogni sovrana versione dell'Unione Europea – in un suo saggio (Totalitarian Dictatorship and Autocracy) abbia elencato tra gli elementi qualificativi una dittatura proprio quelli che sono, oggi, i capisaldi della politica estera ed interna americana, principale manovratore della NATO, al 6° posto, tra sei elementi pone : “il monopolio da parte del partito dei mezzi di comunicazione di massa di propaganda”

É per questo che il 25 novembre mi son ritrovato in Piazza dell'Unità insieme a centinaia di giovani e meno giovani talora paludati con bandiere di Stati nazionali letteralmente massacrati da questa vera e propria “macchina infernale”, bandiere dell'orgoglioso Iraq di Saddam Hussein, bandiere dell'ostinata Repubblica Araba


Siriana, una bandiera della “vecchia” Yugoslavia titina, certo, anche nostalgie sui selciati di Firenze, nostalgie per chi ha avuto il coraggio di battersi per il proprio Paese, quando l'orgoglio non è un peccato.
Dove l'orgoglio è una virtù.
"L'esperienza che abbiamo fatto in Bosnia può fungere da modello per le future operazioni della NATO" Javier Solana, ex segretario generale NATO.
E pensate che perfino Solana, il carnefice della Yugoslavia, ha premuto per gli interventi in Siria per demolire il paese e destituire Assad.


Ho avuto il privilegio di accompagnare Maria, un'amica venuta fin dalla Sicilia che ha condiviso con me lo striscione contro il MUOS, il mostro di Niscemi.
Mi son ritrovato tra decine di altri come me brizzolati “cani sciolti”, non ho veduto soggetti politici blasonati, orgogliosamente cani sciolti ha sottolineato Sonia, sulle spalle la bandiera iraqena, troppi dei rivoluzionari d'ateneo si sono negli anni "integrati", trasformati in sovrintendenti, assessori o peggio ancora deputati di un Parlamento che non rappresenta più nient'altro che sé stesso e difende i propri parassitari privilegi.

E non avrei mai pensato in quei giorni lontani del 1977, 78, 80, 82, che quasi quaranta anni dopo sarei dovuto tornare per strada e che il bersaglio della nostra indignazione sarebbe stato ancora una volta una politica lontana dalla gente e dal buonsesno e dalla Storia, che ancora una volta avrei dovuto schierarmi contro l'Imperialismo, o meglio, ancora più pertinente e più completo: contro il COLONIALISMO. Un colonialismo culturale prima ancora che geografico, ma immediatamente dopo geografico, con guerre, invasioni e morti a migliaia, a decine di migliaia, a centinaia di migliaia, e sempre dalla parte dei “barbari”, quelli che – ci dicono – non accettano, anzi minacciano, un nostro “stile di vita”...
Mi son rivisto Firenze schierata in antisommossa nelle strade adiacenti, ho guardato in faccia i benpensanti disinformati e stupiti di vedere degli anziani – si, anziani – con gli striscioni contro l'aggressione NATO in mezzo mondo, contro le antenne dei sistemi offensivi del corpo dei Marines in Sicilia, il MUOS, con l'installazione bocciata anche dal TAR ma in funzione lo stesso...lo Stato di diritto ridotto a zerbino delle potenze coloniali del nuovo millennio. Non avrei però davvero mai immaginato di passeggiare per la mia Firenze mentre dall'alto di qualche tetto qualche mercenario in passamontagna nero magari mi prendeva le misure attraverso un'ottica con visore notturno; non è bello, tornatevene nelle vostre tane, avete già fatto tanti danni in Iraq, Libia, in Francia, in Siria, in Mali. Matteo Renzi assente al convegno si affannerà a proclamare che l'Italia non interverrà nella questione siriana, io che son vecchio – appunto – non mi stupirò più se dovessi leggere tra qualche mese del fatto che, magari, proprio in queste settimane una decina di aerei italiani stessero bombardando allegramente gli obiettivi più singolari, nella altrettanto singolare accezione di quella Guerra al terrore che è stata concepita da un – è storia – mentecatto come George Bush, e proseguita da un Nobel per la Pace come Obama, l'uomo dei droni e dalla - è storia, e fisiognomica - psicopatica prossima primo Presidente donna degli USA. 

Intanto mentre giornalisti in pensione come Fini auspicano un dialogo (sic) con gli assassini dello Stato Islamico cosidetto, magari concedendo finanche un seggio all'ONU, questa stessa ONU ovviamente per motivi umanitari pare abbia fatto da intermediaria per "traslocare" famiglie di almeno 2000 combattenti Al Nosra e Daach (che son la stessa genìa) dalle zone dei combattimenti. L'ONU si prepara al prossimo inquilino?
Curiosa visione quella di Fini, dopo un interessante ed affabulante saggio sul Mullah Omar purtroppo lo ricordo unicamente per le sue sviste politically correct su Gheddafi e per questo suo fervore senile verso l'ISIS, ISIL Daach, fervore malriposto in quanto in questo contesto è storia che non si tratti di un paragone tra i tagliagole armati dai Sauditi ed addestrati dalla CIA e i settecenteschi ikhwan di Mohamed Abdul Wahhab...eppure su suggerimento di un comune amico giornalista gli avevo anche inviato, appena uscito on line, una copia cartacea del mio "Libia il naufragio dell'Europa" dove spiego nei dettagli quella che è la logica della destabilizzazione del Nordafrica e Medio Oriente, da allora ad oggi, e mi pareva pure che l'avesse letto...

Qualcosa di nuovo c'è comunque, in giro, non soltanto i Fulvio Grimaldi, le Marinella Correggia e Giulietto Chiesa si mettono al solito in gioco, qualche altra griffe si riscuote, nell'organigramma del comitato NO NATO appare anche il Franco Cardini, seppur cauto e ancora per qualche verso politically correct (ma è un professore, hanno i loro tempi) forse questi soggetti consentiranno di sdoganare quel dissenso (buonsenso) che è ancora limitato a un migliaio di manifestanti (per il quotidiano locale saranno 300, boh, io anche questa volta c'ero, e mi parevano un po' di più... sarà per questo, per il fatto che vado a vedere di persona e che non mi faccio raccontare da chi nemmeno c'era, che sono antipatico?), e poi non si può restare ancora a guardare: se c'era la malattia, bisognava fare il necessario per combatterla. Siccome la peste, in tal modo, diventava il dovere d'alcuni, apparve realmente quello che era, ossia una faccenda di tutti.





1 commento:

  1. salve
    ciao Emilio e scusa il ritardo; non ricordo cosa ho fatto il 25 novembre ma forse un salto potevo farlo e sarei venuto con il tricolore (magari avrei portato quello della RSI che ha combattuto, è bene ricordarlo, contro gli esportatori di gomme da masticare e stupratori ma, a 54 anni avrei capito che a Firenze, forse era meglio di no).
    Tutto ciò che scrivi è vero e, oltretutto, tangibile ma la massa è preoccupata da altro: non possono sciare poverini, non c'è neve...
    saluti
    Piero e famiglia

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