lunedì 18 marzo 2013

TABU' e SPECCHIETTI (per le allodole) e PALAMITI


SPECCHIETTI  e  PALAMITI

Ma qualcuno aveva dubbi sul fatto che il furbo lupo Bersani si sarebbe fatto un boccone dei porcellini 5stelle?  Ma come, vai a sfidare un apparato che dell'obbedienza rigorosa, della disciplina ha fatto prima dogma e poi regola etica e pensi di poter schierare visionari benpensanti e baggiani che si commuovono alle parole di una Boldrini - già giornalista RAI, esperta dei corridoi ONU e convinta sostenitrice dei contributi armati a rivolte più che sospette ( a parole è preoccupata della sorte dei migranti che fuggono dalle guerre. Dovrebbe chiarire se fa rientrare in queste guerre anche la categoria degli ‘interventi umanitari’ dell’occidente in Costa d’Avorio, Libia, Mali, Afghanistan, ecc., e quindi se siano colpevoli del disastro umanitario quelle potenze che fomentano rivolte, sovversioni, guerre civili e cambiamenti di regime, tutti causanti una notevole quota di queste migrazioni forzate a mano armata) - o che si lasciano abbindolare dalla veste dell'ex magistrato (entrato in gioco per sparigliare dopo la candidatura di Ingroia) e addentano gli ami sul palamito del PD?
Che delusione Grillo, in tanti ci abbiamo creduto in questa opportunità, eppure lo sapevi, gli yes men (come i cefali di porto non son buoni neanche fritti) non danno un buon risultato, alla lunga. Nel nostro caso già alla corta direi! 
Se Ti guardi intorno, guarda meglio perché per tradizione ruffiani e cretini in genere si affollano alla corte di tutti i leader.



TABU'  infranti 
Come dice il 24 Ore (Verbo della imprenditoria nostrana dei denari virtuali – che non coincide con virtuosi – è stato infranto un tabù: per salvare le banche e le loro cazzate adesso non è nemmeno necessario mettere al governo dei paesi dell'Euro delle teste di legno prese nei Consigli di Amministrazione di qualche società di rating, i soldi si prendono direttamente dai conti correnti.
Si fa prima, e siamo certi che i politici non trattengono per sé una qualche provvigione o spendono qualche miliardo perché si sono invaghiti di un nuovo aereo da caccia.
Chissà come sono contenti i ciprioti: hanno scoperto che per sanare il “debito pubblico”, il debito creato dall’adozione della moneta-debito euro, dovranno sopportare un prelievo forzoso sui loro depositi bancari.
Per quelli che hanno fino a 100.000 euro, la gabella sarà del 6,75%, mentre per i ‘paperoni’ che posseggono cifre superiori, corrisponderà al 9,9%.
Tanto per capirsi due numeri su Cipro, ( e chi se ne frega di Cipro, magari noi la sfanghiamo...) che forse altro non è purtroppo, che la prova generale di fattibilità, la vera Valutazione di Impatto Sociale, verificare fin dove spingere il coltello prima che salti il coperchio ( perché purtroppo, non dubitate, a ruota ci siamo anche noi) : se uno ha in banca 20.000 euro, dovrà donare, per la “salvezza delle banche e della patria”, la non indifferente cifra di 1.350 euro. Se ne ha 10.000, l’obolo versato nelle fauci dell’euro-dittatura sarà di 675 eurini sonanti, con 377,5 tintinnanti monetine da un euro che saluteranno un già misero deposito di 5.000. Poco esaltante la situazione anche per uno con 120.000 euro in banca (bisogna fare lo sforzo di mettersi nei panni degli altri): dovrà sacrificare 8.100 euro (!) sull’altare del “dio moneta unica”, dove alcuni come la Gran Bretagna però si guardano bene dal convolare a nozze, Elisabetta II che di acqua nel Tamigi ne ha vista scorrere assai la sterlina se la tiene ben stretta mentre i suoi ministri mettono comunque bocca spesso e volentieri nella gestione dell’€uro. Da tutto questo effluvio di danari dalle tasche dei ciprioti, dovrà uscire una cifra di 5,8 miliardi di euro, come hanno stabilito i “collaborazionisti” ministri delle Finanze dell’“eurozona”, andati a prendere ordini dalle centrali dell’usurocrazia di Bruxelles. Condizione, questa, per essere beneficiati della ‘manna’ da 10 miliardi di euro, gravata –ça va sans dire– da interessi, il che causerà un immediato aumento del “debito pubblico”, che è quello che vogliono appunto i padroni dei camerieri. Ecco che cosa sono i famosi “aiuti”, regolarmente preceduti da squilli di tromba dei soliti “media”. Questi delinquenti (perché qui bisogna chiamare la gente col suo nome) forse considerano i risparmi delle persone alla stregua delle noccioline, o della carta straccia che, secondo una consumata prassi, stampano come una qualsiasi tipografia facendo credere ai gonzi (che vanno dai griffati “ professori economisti” ai baggiani che leggono gli autorevoli “quotidiani”, giù giù fino al classico “uomo della strada”) di avere chissà quali magiche virtù che gli consentono di detenere il segreto della pietra filosofale moderna: anziché l'oro riprodurre il denaro. 

«La notizia che la nazionalizzazione delle banche potrebbe essere necessaria anche secondo Alan Greenspan (secondo la rivista Forbes l'uomo più influente del mondo per 5 anni di seguito e principale ideologo del neo-liberismo economico...NdR) dimostra quanto la situazione sia disperata: come è evidente da tempo, l’unica soluzione è che il nostro sistema bancario sia rilevato dal governo, forse sulla falsariga di quanto fecero Norvegia e Svezia negli anni ‘90». Non lo dico io né qualche opinionista complottista ma un certo Joseph Stiglitz, docente della Columbia University e Premio Nobel per l’economia, non senatore a vita dopo aver rovinato già l'Italia a fine anni '80 come qualcuno di nostra conoscenza (M.Monti per esser più precisi).
Nazionalizzare le banche: «Bisogna farlo, e farlo in fretta, prima che altri soldi vadano sprecati in manovre di salvataggio», dopo la catastrofe planetaria provocata da «anni di comportamenti sconsiderati, tra cui la concessione di crediti inesigibili e l’avere giocato d’azzardo con i derivati». Teoricamente, siamo già alla bancarotta: se il governo rispettasse le regole del gioco, sono moltissime le banche che uscirebbero dal mercato. Nessuno sa con certezza quanto sia grande il buco: almeno due-tremila miliardi di dollari, se non di più.
Dunque la domanda è: chi si farà carico delle perdite? «Wall Street non chiederebbe di meglio che uno stillicidio continuo del denaro dei contribuenti», scrive Stiglitz in un intervento su “The Nation” ripreso da “Megachip”.
Ma l’esperienza di altri paesi suggerisce che, quando sono i mercati finanziari a comandare, i costi possono essere enormi: paesi come l’Argentina, il Cile e l’Indonesia, per salvare le proprie banche, hanno speso il 40% e oltre del loro Pil. «Se non stiamo attenti, la spesa pubblica per il salvataggio determinerà l’esclusione di altri programmi essenziali del governo, dalla previdenza sociale ai futuri investimenti in campo tecnologico». Stiglitz si appella al principio fondamentale della legge in materia di reati ambientali: chi ha inquinato, deve pagare i costi della bonifica. «Le banche americane hanno inquinato l’economia globale di rifiuti tossici». Per cui, «solo facendo sì che il settore paghi i costi delle sue azioni, recupereremo efficienza».

Joseph Stiglitz
Invece di affidarsi a soggetti come Monti, pretesi esperti autorevoli e rivelatisi niente più di quel che erano ossia i portavoce di banche, finanza e poteri egemoni europei, come scriveva Fabio Marcelli sul Fatto pochi giorni addietro “Perché non pensare a uno dei premi Nobel statunitensi, come Krugman o Stiglitz, rappresentanti di punta del keynesismo troppo in fretta sotterrato dai seguaci del verbo neoliberista che sta devastando il pianeta? Se non potessero o volessero fare i ministri potrebbero quantomeno assumere ruoli di consulenza ad alto livello...”


Negli USA l'amministrazione Obama ha proposto, fra le altre cose, di comprare i bad assets – cattivi cespiti - e metterli in una bad bank – una banca cattiva - lasciando che sia il governo a disporne. «Naturalmente, Wall Street era entusiasta di questa idea: chi non vorrebbe scaricare la propria spazzatura sul governo a prezzi gonfiati?». Quasi tutte le varianti della proposta “cash for trash”, soldi veri in cambio titoli-monnezza, si basano sull’idea di creare una sorta di discarica finanziaria, la bad bank per l'appunto, gravata dai bad assets. «Ma le banche, anche se avessero solo gli asset “buoni”, probabilmente non disporrebbero di liquidità neanche dopo che i contribuenti avessero strapagato la spazzatura». Stiglitz boccia questa soluzione: «Io credo che la bad bank, senza nazionalizzazione, sia una cattiva idea». E’ il caso di «respingere qualunque piano di tipo “soldi in cambio di spazzatura”», perché in fondo «è un altro esempio dell’economia “voodoo” che ha segnato il settore finanziario: il tipo di alchimia che ha consentito alle banche di sminuzzare i mutui subprime, che avevano rating F, trasferendoli in titoli presunti sicuri con rating A».
Non si sono resi conto che il mondo reale – quello della gente - avrebbe sterzato verso la de-globalizzazione, non hanno previsto (bell'esempio di pianificatori!) che la crisi con la scoperta del bluff finanziario dalla perdita di credibilità dell'istituzione bancaria avrebbe portato alla crisi dei modelli federativi (l'entità politica Europa Unita) e per reazione regionalizzazione nazionalista e al neoprotezionismo patriottico.
L'Europa come realtà politica non è mai nata, anche perché avrebbe fatto paura al suo grande Alleato d'oltre oceano. L'Eurasia e l'Eurafrica il più grande incubo degli strateghi americani, da Kissinger a Brzezinski, è sufficiente aprire gli occhi sulla sempre più pervicace presenza statunitense nel continente nero.
In realtà – forse – era proprio questo l'obiettivo, il bersaglio di un gioco al massacro finanziario: far saltare le alleanze, creare i presupposti per "diversi" interventi.
L'Islanda se l'è cavata, un paese piccolo, passava inosservato. Gli altri paesi no, vanno riallineati ad un differente disegno. Ed i nazionalismi non sono politically correct. Nemmeno ammissibili quelli economico-finanziari.
Incubo? Un incubo possibile.                per alcune parti liberamente tratto da Informare per Resistere

Emilio

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