Può piacere o non
piacere, questa è storia contemporanea.
Pochi giorni fa, il
giornalista Alberto Negri, corrispondente del Sole24Ore espose anche
in TV la sua dotta elucubrazione sulla situazione “critica” della
Repubblica Araba di Siria, quello che per l'opinione di un mezzo
mondo è un “feroce regime”, reo di inqualificabili (se fosse
vero che è reo sarebbero davvero inqualificabili) atrocità sul
proprio popolo. I “corripondenti” più blasonati paiono accodarsi
alla lettura più cinica o forse più politica dell'interpretazione
data da Robert Fisk in merito alla esposizione alle spalle del
Presidente Assad delle foto dei 12.000 caduti (ricorda un pò il
Gheddafi con le foto dei "suoi" patrioti libici martiri dell'epoca fascista e prima ancora di quella giolittiana, questi mediorientali
hanno tutti questo curioso culto per i morti...) dell'esercito
siriano come un sillogismo: l'esercito – non il popolo – sarebbe
quindi l'essenza del potere. Forse più semplicemente Assad voleva
onorare chi ci ha rimesso la pelle facendo il proprio dovere nel
difendere la “patria” (concetto da noi espresso da bandiere che
pavesano tutti gli stadi di calcio e palazzi del potere nel
mentre rinunciamo alla sovranità).
Ora, senza far troppa
dietrologia (termine orribile, si tratta di storia), basterebbe
riguardare ai fatti di Libia iniziati giusto un paio d'anni addietro
con una strategia di disinformazione e guerra mediatica con
manipolazione, anzi creazione di notizie interamente fasulle, con
l'intervento mascherato di corpi speciali di tutti – in pratica –
gli eserciti dei paesi europei, basterebbe guardare alla recente
guerra mossa fino all'assassinio dell'unico statista africano
contemporaneo che avesse avuto l'ostinazione – e, indubbiamente, ma
non sarebbe una colpa, le risorse – per mettere in piedi il Fondo
Monetario Africano, in alternativa e sostituzione del Fondo Monetario
Internazionale, vero e proprio Golem di indirizzo sovranazionale ed
extrapolitico, con buona pace delle anime buone che credono ancora
nella filantropia.
Il buon Negri mostrava
quella che nella logica distorta qualcuno avrà letto come una
adunata oceanica di pochi coatti infilati a forza dentro ad un teatro
ad osannare l'ennesimo “folle dittatore”.
Questo soggetto, il
Presidente Assad, ha rilasciato alla platea del Teatro dell'Opera di
Damasco, alla nazione ed alla comunità internazionale una lucida
analisi della situazione del suo paese, minato dalla presenza di
terroristi infiltrati e mercenari, Ve ne propongo una sintesi
ricavata da un altro blog che risulta notevolmente motivato sulla
conoscenza della realtà dei fatti piuttosto che non la crosta più
superficiale.
Da quella sintesi ho a
mia volta estratto dei brani, per non proporre un testo troppo lungo
o che richiedesse conoscenza troppo “tecnica” e regionale..
“Hanno
ucciso i civili e gli innocenti allo scopo di uccidere la luce nel
nostro paese. Hanno assassinato gli intellettuali e gli scienziati
per diffondere nelle nostre menti l’ignoranza. Hanno sabotato le
infrastrutture costruite con il denaro dei cittadini, in modo che la
nostra vita fosse pervasa da sofferenze. Hanno impedito che i bambini
andassero a scuola per devastare il futuro del nostro paese. Hanno
tagliato i combustibili, l’elettricità e le comunicazioni,
lasciando anziani e bambini alla mercé del freddo e senza medicine.
Hanno distrutto depositi di grano, hanno rubato il frumento e la
farina per affamare il popolo. Si tratta di un conflitto per la
conquista del potere e di poltrone, o di un conflitto tra la patria e
i suoi nemici? E’ una lotta per governare, o per vendicarsi
del popolo siriano che non ha dato a questi terroristi licenza di
frantumare la Siria e il suo tessuto sociale?
La
Siria è sempre stata e rimarrà un paese libero e sovrano che non
accetta né di servire, né di essere dominato, cosa che ha
rappresentato un costante fastidio per l’Occidente. Hanno voluto
prendere spunto da eventi interni per liberarsi della seccatura,
colpire la cultura della resistenza e assoggettarci. Alla luce di
tutto questo, non si può parlare di una soluzione se non si prendono
in considerazione i fattori interni, regionali e internazionali. Ogni
procedura che non modifica questi fattori non è una soluzione vera e
non avrà impatto. Affrontare un dissenso interno dovrebbe servire a
costruire il paese, non a distruggerlo. Quando parte dell’opposizione
si lega all’esterno, il conflitto diventa quello tra la patria e
potenze esterne, tra il rimanere liberi, o essere dominati.
Stiamo
respingendo una feroce aggressione da fuori, con nuovi travestimenti,
più pericolosi e letali di una guerra tradizionale perché non usa
direttamente strumenti per colpirci, ma infiltra nel nostro interno
esecutori dei suoi progetti, utilizzando un manipolo di siriani e
masse di stranieri. Non ci siamo mai opposti a una soluzione
politica, l’abbiamo adottata fin dal primo giorno. Abbiamo voluto
il dialogo e abbiamo teso le mani a coloro che hanno un progetto
politico nazionale che faccia avanzare il paese. Come è possibile un
dialogo con fanatici che non praticano altro che assassinii e
terrorismo? Perché dovremmo dialogare con bande comandate
dall’esterno, piegarci a stranieri che gli ordinano di respingere
ogni dialogo giacché sanno che il dialogo minerebbe la cospirazione
per indebolire la Siria? E’ l’Occidente, non siamo noi, ad aver
chiuso le porte al dialogo, poiché l’Occidente pretende di dare
ordini, mentre noi siamo abituati all’indipendenza, alla sovranità,
alla libertà di decisione.
Noi
proponiamo questa soluzione politica (riassunto del
redattore): Tutti i governi regionali o internazionali cessino
di finanziare, armare e ospitare combattenti e contemporaneamente
cessino le operazioni terroristiche di costoro, in modo che i
rifugiati siriani possano rientrare alle loro case. Verranno fermate
anche le operazioni delle Forze Armate, alle quali è riservato il
diritto di rispondere agli attacchi alla sicurezza nazionale, a
proprietà pubbliche e private. Dovrà essere messo in atto un
meccanismo che garantisca l’osservazione di queste misure. A questo
punto il governo aprirà intense conversazioni con l’intero spettro
della società siriana, in vista di una Conferenza del Dialogo
Nazionale che rediga una costituzione aderendo alla sovranità,
all’unità e all’integrità territoriale della Siria. Si dovrà
rinunciare a ogni interferenza straniera e rigettare ogni tipo di
terrorismo e violenza. La nuova costituzione verrà sottoposta a
referendum….
La
patria è di coloro che, uscendo da ogni percorso di vita e da ogni
affiliazione, hanno risposto alle invocazioni del paese, nonostante
ne ricavassero torti e insulti. Hanno dato senza remore. Alcuni sono
stati onorati dal martirio, ma il loro sangue ha fatto sgonfiare le
false “primavere” e ha salvaguardato il popolo dall’inganno
che, all’inizio, pareva poter portare frutti. Non si trattava di
una primavera, ma di un incendio vendicativo che tentava di
incenerire, con l’abominevole settarismo, con l’odio cieco e il
separatismo, ogni cosa che gli si opponeva. Il sangue dei martiri ha
protetto e proteggerà la patria e la regione, la nostra integrità
territoriale, rafforzerà l’intesa tra noi, purificherà la nostra
società dal tradimento e ci eviterà un degrado morale, umano
e culturale. E’ questa la più grande vittoria.
La
Siria resterà come è e tornerà a essere più forte. Qualunque cosa
abbiano programmato contro la Siria, non riusciranno mai a cambiarci.
Il patriottismo scorre nel nostro sangue. La vostra tenacia nel corso
di due anni dice al mondo intero che la Siria non accetta di morire e
il popolo siriano non si lascia umiliare. Saremo sempre così. Mano
nella mano andremo avanti, avanzando con la Siria verso un futuro più
forte e luminoso.”
Nel discorso di Assad
diretti e chiari sono anche i concetti che riguardano l'intero quadrante, la Palestina, le
aspettative di quelle regioni ed i diritti di quel popolo (un popolo
che non c'é come piace asserire a qualcuno), tema che la dice
lunga sulle tante attenzioni – per l'appunto trasversali - puntate
sullo “stato di salute” della nazione siriana.
Nessun commento:
Posta un commento