La voragine dell'economia virtuale non è stata scavata
dalla collettività ma da un sistema finanziario divenuto via via più
rapace ed irresponsabile, la ricerca dell'uscita da questo labirinto
va seguita secondo schemi alternativi se non addirittura contrari ai
criteri che gli esperti considerano inevitabili, gli esperti
sono personaggi come il direttore del FMI, Christine Lagarde,
piuttosto che Mario Monti o Mario Draghi (la nostra personale
“garanzia” alla Banca Centrale Europea...).
Al popolo greco hanno detto che la privatizzazione del
settore pubblico era l'unica soluzione. Non c'è dubbio sia l'unica
soluzione, ma forse per strangolarsi con le proprie mani. Nei paesi
occidentali si è ipotizzata la soluzione alle ricorrenti crisi –
della finanza – socializzando le perdite con tagli a servizi e
distruzione delle prospettive di impiego, con l'incanto del
patrimonio delle aziende pubbliche.
ISLANDA DEL 2010
Vi stupite del fatto che non si parli/né si sia parlato in giro
del caso dell'Islanda? Della fuga di politici e amministratori dal
paese, dei ricatti falliti del FMI e della reazione – civile ma
ferma – della gente? delle dimissioni in blocco del governo –
altro che stare ad aspettare invano i tagli delle prebende e
privilegi - della nazionalizzazione delle banche, dell'arresto e
persecuzione dei materiali responsabili della crisi?
La stampa non ha dato alcun rilievo alla epocale
notizia. Perché se il timore di rivoluzioni violente in Europa ormai
non toglie il sonno a nessuno della casta politico/amministrativa,
quelle silenziose e referendarie preoccupano di più, perché non
occorre grande ardimento, e non le reprimi facilmente con sbirri,
mercenari e black-block infiltrati.
Specialmente se di rivoluzioni poi non si è trattato,
quello dell'Islanda infatti è stato semplicemente un episodio del
vero percorso della democrazia, nel consenso e nella
partecipazione della collettività.
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