lunedì 28 gennaio 2013

...scalando il MONTE


Le vicende del Monte Paschi vengono descritte di volta in volta come la lettura della cartina al tornasole del grado di asservimento di una istituzione bancaria ai disegni e “strategie” (se di strateghi si può parlare...) del vero e proprio mercato della politica italiana oppure come banali storie di malaffare ed interessi personali della “laboriosa” provincia italiana.
E' fin troppo facile additare il solito disonesto, l'incompetente, insomma il capro espiatorio lo si trova sempre.
Sembra quasi un feuilleton di Guerra Fredda, riappaiono come in un curioso dejà vu i Profumo (niente a che vedere – credo - con l'omonimo John ministro della Guerra), semmai, col fior fiore di imprenditori della finanza, e di imprenditori come Caltagirone – che così, a pelle, non credo sian degli sprovveduti – che oltretutto, non fosse altro che per il proprio ruolo, hanno anche con la politica un rapporto ravvicinato, con gente così dicevo ci si stupisce dello stupore per il casino che si è scatenato.
Quello che è un fatto è che la scalata del Monte adesso è una passeggiata, anche un bimbo capirebbe che la Fondazione, che si alimenta degli utili della banca, in questo momento si troverebbe in difficoltà a sottoscrivere aumenti di capitale.
Ha un bel dire l'altro quasi omonimo di questa storia, il Mario Monti, che l'importo IMU è casualmente corrispondente alla cifra a suo tempo richiesta da Profumo, il presidente, sarà anche una coincidenza ma i denari sono comunque quelli della gente, che al solito deve coprire le spalle a soggetti che stando alla cronaca pare vivano saltellando da un sospetto di frode fiscale ad un altro, e non per un errore nel compilar gli studi di settore, ma per centinaia di milioni di Euro. E anche qua andrebbe fatta chiarezza, una volta per tutte, perché lasciar sempre nel dubbio sulla propria virtù il fior fiore delle menti dell'economia e della finanza che pure tanto si sacrificano per questa ingrata Italia?
Ed insieme a loro sapremmo finalmente chi è che comanda cosa, chi è che si è spartito potere, denaro ed elettorato, perchè è di questo che stiamo parlando, di toglierci la benda dagli occhi.
Negli anni '90 nacquero le prime, vere, liste civiche, qualcuno le usò come strumento di pressione, veicolo per rientrare con più peso nei partiti tradizionali, qualcuno credette a quel modello propositivo di programmi veri.
Oggi forse la più forte realtà civica si è affacciata sulla scena, è probabilmente uno dei motivi che riavvicinerà quanti, letteralmente stomacati da questi maneggii, in sua assenza si sarebbero negata persino la scelta elettorale. Come al solito sta poi alla collettività rimanere attorno ai propri eletti e non abbandonarli al proprio destino della serie "hai voluto la bici, ora pedala!" perché negli anni trascorsi il destino dei "civici" realmente tali, slegati e non fantocci dei partiti, fu proprio quello. E senza una "macchina" di contatti e influenze trasversali, senza cooperative amiche, senza il consenso del tornaconto si andava poco lontano. Hai cuore a buttar su carta i programmi di governo più realistici ed efficaci se poi non hai gli "arnesi" per lavorarci!
Possibile che i professionisti della politica non l'abbiano capito che la pulsione civica era una cosa seria, da assecondare concretamente?
Ma poi erano davvero professionisti della politica o semplici sensali prestatisi ad uno sporco gioco, più complesso di quello che essi credono?

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