mercoledì 7 agosto 2013

LE "BOMBE" DELL'ESTATE


Con il caldo è naturale che capiti di ascoltare notizie un tantino " forti ". Si sa, col caldo gli stordimenti non sono insoliti...

Dagli Stati Uniti un globale allarme bomba. Più giorni di allerta in ambasciate e vari e diffusi “obiettivi sensibili” . Se l'allarme viene dal paese dei "volantini" sopra Hiroshima e Nagasaki sicuramente la notizia sarà "degna di fede", hanno una certa esperienza sull'argomento....
Apprenderemo che Al Qaida sarebbe in possesso di una micidaiale miscela esplosiva di ultimissima generazione che sfuggirebbe ad ogni rilevazione. Chissà in quale scantinato di Peshawar, in quale insospettabile  “compound” (termine orrendo ma di moda tra i giornalisti che si nutrono dei comunicati passati loro dalle furerie delle moderne Compagnie delle Indie, giornalisti che hanno dimenticato il lessico, compound significa composto, insieme, agglomerato, complesso...) di Abbottabad, sotto quale tenda di pastori nei deserti di Sirte o in quale anfratto delle solitudini minerali del Tilemsi sarà stata perfezionata questa nuova terribile ed astuta arma di distruzione di massa?
Dove – geograficamente – localizzeranno stavolta il laboratorio segreto, non più l'ennesima fabbrica di gas nervini (nessuno ha mai avuto la pazienza di spiegarci se Rabta, l'impianto chimico libico che causò le ire di Reagan, fosse davvero una fabbrica di morte o invece un tentativo di affrancar l'Africa – producendo in proprio i medicinali resi inaccessibili dall'industria farmaceutica mondiale – dal ricatto pietistico dei paesi ricchi e, ancor più, dalla biblica piaga delle periodiche pandemie che sempre più sono apparse sperimentazioni degne dei peggiori Mengele o Frankenstein), ma una semplice spelonca affollata di beduini resi irascibili da giornate di insensato digiuno?
Ma se Al Qaida è una creatura che la NATO sta rifocillando di quattrini ed armamenti e strategie da anni ed anni, di che stiamo parlando? Di che esplosivo ci raccontano? E chi l'avrebbe concepito un progetto così sofisticato? E semmai, contro chi?
Ce li vedete con provette ed alambicchi, in babbucce arricciate e djellaba a righe gli alchimisti di Baghdad tutti bruciacchiati nel testare – involontariamente – il nuovo micidiale esplosivo? A metà tra il piccolo chimico e uno sprovveduto Alfred Nobel delle sabbie ...

E' L'ESTATE DELLE BOMBE
Il ministro Giovannini, memore dell'efficacia immaginifica delle raffigurazioni lessicali del Genio della Bocconi, il mai a sufficienza ingiuriato Mario Monti (l'uomo che nell'89 insieme ad altri blasonati mentecatti riuscì a far impennare debito pubblico e spesa pubblica di quasi il 50%), lancia una premonizione (non si può definirla altrimenti) che i solerti giornalisti televisivi diffondono nell'etere “ ...nel terzo, quarto trimestre del 2013 ci sarà la fine della crisi...” ecco la BOMBA. Lo Sciamano de noattri ha parlato. Come Monti, il professorone col canino finto sulle ginocchia che vedeva “la luce alla fine del tunnel”, anche questo ultimo genio prestato alla politica ci racconta che “...gli indicatori fanno comprendere la fine della congiuntura...”. Questi deficienti, non possiamo definirli nemmeno malviventi perché vivono piuttosto bene, questi mentecatti che vivono al di sopra delle possibilità e dei bisogni della gente comune, di quella gente che paga i loro stipendi principeschi, tirano a far sera sulle spalle degli altri.
Un imprenditore serio - ieri - si chiedeva con sguardo spiritato come faccia questa gente a parlare così a vanvera, davanti ad un paese che naviga a vista, giorno per giorno, in preda ad una non-politica che da cinquant'anni provvede unicamente a sé stessa, a crearsi forme di reddito ed occasioni di lucro in tutti i campi, un paese che nemmeno più è degno di definirsi satellite ma semmai suddito, servo, schiavo di altri voleri imperiali.

Non hanno ridotto di una lira i loro stipendi, pregiudicati per mafia, bancarottieri di tutti i livelli, biscazzieri del videopoker e delle sale bingo, lottizzate tra destra e sinistra per lucrare sul vizio dei più deboli, vanno in pellegrinaggio da un capo dello Stato che ha già graziato una spia implicata in un rapimento, un giornalista condannato per calunnia, ci vanno per perorare la causa di un miliardario che ha dato l'esempio a centinaia di teste di cazzo di figli di papà nel creare società fasulle per stampare false fatture ed evadere scientificamente milioni e milioni e milioni di Euro. Ce ne sono di queste emerite teste di cazzo in tutta Italia, a Prato, Firenze, Milano, Roma, Napoli, Torino, nessuno si fa mancar niente, tutti li conosciamo, sono i fenomeni, figli, cognati, generi di altri fenomeni di un'altra imprenditoria. Che ha abdicato, l'imprenditoria vigliacca e part-time, quella del “..eran tempi che bastava esserci ed avere un po' di iniziativa...” fatelo oggi il fenomeno, no, siete scappati, vi siete fatti premiare dalla signora Bonino (si la stessa, bel genio anche lei, bel genio, certo, per sé) che vi pagava anche coi soldi della CEE, per andare nei vari terzi mondi a farvi concorrenza da soli, sulla pelle di quei selvaggi. E sulla nostra più che altro. Chi se ne frega di loro, ci frega di noi. Ora lo capiscono anche i signorini dei sindacati – la Camusso no, lei ancora non ha capito una mazza – lo capiscono che avrebbero dovuto spiegarlo bene agli operai cosa significava globalizzare, che non voleva dire – per loro - spender meno per comprare una coca cola, che non voleva dire aiutare paesi lontani a trovare uno sviluppo, significava che la coca cola l'avrebbe prodotta un pezzente per un cinquantesimo del loro stipendio, solo il guadagno sarebbe cambiato. E mentre un delinquente comune, un colletto bianco che vanta molteplici prescrizioni di reato, ricatta mezzo anfiteatro istituzionale, ci si accanisce su un giudice reo – lui !!! - di aver parlato male del condannato. Ma come, è lui che rimesta nel torbido, lui il giudice ad esser sotto accusa mentre nessuno si pone la questione – logica e realistica – di come il boss di Mediaset potesse esser mai tenuto all'oscuro dai propri contabili delle gabole create a suo beneficio?! Erano i suoi amministratori a rubare? Per sé? Per lui? E' la giustizia all'italiana, anzi alla “pratese” : Articolo quinto, chi ha i soldi ha vinto! E l'esempio di Prato è emblematico, con la sua “vivace” imprenditoria. Povero giudice Esposito, caduto nell'imboscata della stampa, a telefono con l'”amico” giornalista che lo castiga e vince la pensione. Sarei curioso di vedere la carriera futura del Maramaldo...

Berlusconi Santo Subito. BOOM!!!!!!Napolitano sta pensando come risolvere politicamente la questione. Politicamente? Ma allora rubino ed evadano tutti a più non posso!
Ma chi se ne frega dei problemi di Berlusconi. Sono altri i problemi.
Certo, se un capo dello Stato il giorno dopo che un vecchio satiro è rinviato a giudizio per aver scopato una minorenne, ed aver inventato una BOMBA colossale sulla genealogia della stessa minorenne, lo riceve la cosa allarma un pochino, cosa fanno, si ritrovano per commentare insieme la faccenda? Nooooo! Parlano della Nazione, sono STATISTI. Loro due, statisti....
Boh, e se lo stesso Primus inter pares dopo che lo stesso vecchio satiro (con un carnet che nemmeno Vallanzasca e frequentazioni che farebbero invidia a Mario Tuti) è condannato anche per frode fiscale si complimenta per la mitezza dei di lui toni nel commentare la sentenza ci si preoccupa un po', e quando il Primus (dopo la sentenza suddetta) suggerisce di rivedere le bucce alla magistratura, beh, c'è davvero di che incazzarsi.

LETTA; l'uomo del banco dei pegni, il rimandatore, della serie a pagare e morire c'è sempre tempo. Rimadato ad ottobre, come a scuola, una nemesi.
Ma lo sa Letta che l'autunno è nella storia un periodo delicato? Il settembre 1792 (equinozio d'autunno) in Francia dice niente? Il 1917 gli ricorda niente?(Russia) Il 1928? (Italia) Il 1969?(Libia). Lo sa, lo sa, non per niente anche lui si esprime in termini che ai comuni mortali paiono – e lo sono – demenziali: “la crisi ce la stiamo lasciando alle spalle....”

GRAZIA 
Se grazia anche questo qua, Se continuano a sprecar denaro in puttanate, in missioni che non ci rendono niente ma rendono solo a quattro generali felloni ed incapaci che si spartiscon da decenni mazzette su ogni cartuccia sparata, su ogni elicottero, su ogni gallone cavato da un pozzo petrolifero, su ogni mina pestata da qualche “cretino” di afghano che pensa di potersene andare in giro per le “sue” montagne come niente fosse, Se i professori perfettini (forse in auspicio di beatificazione assessorile? )continuano a mischiare il gossip da quattro soldi con i problemi veri del patrimonio culturale, Se i fotografi di moda pontificano sulla purezza del paesaggio fingendo la propria verginità ed appellandosi ad ulteriori griffe e potentati di questo o quel mattone, Se, come il Dottor Morte, il sig. Bondi ed i suoi sodali perpetuano a Taranto
con L'ILVA quello che è stata l'ETERNIT per Casalmonferrato, Se continuiamo ad aspettar di vedere la luce che i delinquenti veri della disinformazione ci raccontano non scopriremo mai quanto buio c'è – al contrario – oltre la siepe di menzogne e di privilegi che questa gente ha fatto crescere davanti a noi, una siepe spinosa.
Purtroppo la realtà che appare sempre più evidente – ai giovani, quell'entità astratta per governanti vecchi anche anagraficamente ed invecchiati culturalmente fin da subito – è quella non di una Repubblica fondata sul (diritto al) lavoro, bensì di un meccanismo costruito sulle tessere di apparentamento, sul lavoro parassitario, sullo scavar buche per riempirle...un bel giochino per creare consenso, per garantire ad una politica malsana di radicarsi e creare potentati , false sicurezze, compromessi della peggior forma, alla fine omertà a poco prezzo.

Più maturi di noi, pur se da sempre nel mirino (alla lettera) dei cecchini del colonialismo delle risorse energetiche (l'alibi è semplice: questa società, questo modello di sviluppo, questo “benessere” hanno bisogno di risorse, di cibo e carburanti, e noi glieli forniamo), i paesi dell'altra sponda del Mediterraneo ci fanno capire di non esser più tanto disposti a credere di essere “paesi bambini”, da guidare sulle orme dell'uomo bianco, di abbracciare il suo modello, la sua dinamica “antropofaga” nascosta dalla apparente superiorità della “civiltà vincente”.
Non ho certo la presunzione essere stato il primo ad esporre la tesi di una rivoluzionaria via che più o meno tutti questi paesi, dalla Tunisia al Marocco alla Libia, alla (per noi) misteriosa Persia, all'oramai scardinato Iraq, hanno improntato per costruire un proprio modello di società, un modello che non voleva omologarsi allo schema proposto dalla “internazionale collaborazionista” della cultura, quella che detta la prima regola per la “civiltà” ovvero il distacco dalla “primitiva” spiritualità e da quella tradizione che alle originarie istintive spiritualità ha conferito – in varie forme e liturgie - identità sacrale, istituendole in religioni.
Non ho la presunzione dicevo di essere il primo ad aver sostenuto questa tesi, sono sicuramente uno dei pochi che da molto tempo sostiene la validità delle scelte autonome e non necessariamente, obbligatoriamente laiche, per questi paesi che un percorso – non allineato - proprio e personale lo hanno di certo in mente e devono lottare non solo contro i mercenari del petrolio e dell'uranio ma anche contro quelli forse più melliflui e pericolosi, delle coscienze. Quelli che fanno peggio che sparare, quelli che comandano chi spara, anche se predicano all'apparenza il contrario.
A sostegno di questa tesi è  una interessante recente conversazione di Olivier Roy tenuta a Firenze all'istituto europeo. Peccato che su questi temi l'informazione si fermi al mondo degli intellettuali, quasi che questi temi fossero semplici esercitazioni di soggetti un po' eccentrici, le conversazioni sull'Africa quasi circoscritte a dei fissati “regionali” anche un po' snob.
E il mondo come ben sappiamo è un sistema chiuso, le idee circolano e si diffondono e regionalmente assumono configurazioni soggettivamente appropriate, appropriate alle latitudini, difficilmente indirizzabili all'infinito verso un qualcosa che si vuol presumere assoluto e definitivo, universale.

Letta, come Giovannini, non è strutturato per capire una semplice, drammatica cosa: non si tratta di una congiuntura, di una gravissima congiuntura, si tratta di essere arrivati alla curva del fiume di questo modello di sviluppo di cui siamo figli e tributari, e dietro la curva il fiume finisce, come l'Okawango sparisce nelle sabbie del Kalahari così questo sistema di consumi e falsi bisogni, che ha finito per nutrirsi (da centocinquant'anni) di sé stesso, producendo un debito infinito camuffandolo da motore di sviluppo, non ha possibilità di ripartire. Gli sprechi e la insipienza (la disonestà è solo una componente aggiuntiva) l'incapacità amministrativa, l'inconsistenza e l'egoismo gretto e miope di una imprenditoria immatura e la tribalità delle nostre povere democrazie non hanno gli strumenti né gli uomini per invertire una tendenza che altro non è che l'epilogo di una presuntuosa pretesa di civiltà.
Purtroppo la civiltà dei “valori”di Wall Street e dei suoi disabili epigoni sparsi per tutto il mondo non è il progresso che la società umana si prefigurava. Oggi la società umana è frantumata come non mai, dopo gli imbrogli dei bio-carburanti e le collaterali speculazioni sulla terra vengono propalate come evolutive le tecnologie di ricerca dello shale gas, fonte alternativa, in realtà tentativo disperato di raschiare un “barile” mezzo vuoto.
E questi due ci parlano di luce. Non so se il termine idiota abbia - oggi - ancora il significato che gli è da sempre attribuito. 
Veder la luce. Piace dirlo.  Luce si, come in fondo al cunicolo di Alfredino Rampi, la pila mandata laggiù per rincuorarlo. Ma Alfredino ci lasciò la vita in quel buco, non rivide la luce del sole.

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